Putin firma per l’annessione della Crimea, ridicolizza le sanzioni dell’Occidente e intanto in Ucraina si registra il primo morto tra le forze armate dall’inizio della crisi che ha portato alla secessione della penisola da Kiev e la sua richiesta di unirsi (riunirsi, per dire il vero, dopo 60 anni) alla Federazione russa. Un militare dell’esercito ucraino è stato ucciso e uno è rimasto ferito in un attacco alla base di Sinferopoli da parte di uomini armati arrivati – secondo quanto detto da un portavoce delle forze armate – su un camion che mostrava una bandiera russa. Più tardi si è scoperto che i morti sono stati due: oltre al militare ucraino anche un membro delle cosiddette “forze di autodifesa” filorusse. E ci sono anche due feriti, un altro militare ucraino e un para militare filo russo. Resta il fatto che la tensione si alza non solo dal punto di vista diplomatico (soprattutto tra Usa e Russia), ma soprattutto da quello del confronto tra le forze militari o paramilitari ucraine e russe. “Siamo in stato di allerta dopo quello che è successo nell’altra base a Simferopoli – racconta all’Ansa il tenente colonnello Igor Mamciur, via telefono, barricato nel comando della Marina ucraina a Sinferopoli, in pieno centro – Abbiamo ordine di sparare a vista su chiunque tenti di entrare qui”. Putin è “personalmente responsabile” per la morte del soldato, ha subito affermato il presidente ucraino a interim Oleksandr Turcinov.
L’annessione è “una rapina” dice il premier ucraino Arseni Iatseniuk che accusa anche Mosca di crimini di guerra. “La questione della Crimea” è “passata da un piano politico a un piano militare a causa dell’esercito russo” ha aggiunto dopo la morte del soldato. Iatsenyuk ha sottolineato che la responsabilità della escalation militare è solo della leadership politica di Mosca: “Oggi l’esercito russo ha iniziato a sparare contro i soldati ucraini e questo è un crimine di guerra che non ha periodo limite”.
Gli Stati Uniti cercano di accelerare e inasprire la reazione dei Paesi occidentali nei confronti della Russia: Obama accusa – di nuovo – Putin di minacciare la pace, annuncia altre sanzioni dopo quelle dei giorni scorsi e propone un G7 da organizzare all’Aja, con l’esclusione proprio di Mosca. L’Unione Europea è più impegnata a trovare una linea comune, ma intanto dice di non riconoscere l’annessione della Crimea.
Il presidente della Russia ha annunciato il passaggio del nuovo territorio con un discorso davanti ai due rami del Parlamento e ha garantito che tutte le nazionalità saranno rispettate: “Non ci interessa l’Ucraina, gli ucraini non si spaventino”. Il colpevole per il presidente resta l’Occidente: “Questa volta ha superato la linea”. E il Cremlino dice di non essere spaventato dalle sanzioni: “Abbiamo già provato sanzioni del genere, esse suscitano ironia e anche sarcasmo”, ha detto il consigliere diplomatico di Putin, Iuri Ushakov. Anzi, di più: sono “inaccettabili” e porteranno conseguenze, ha detto chiaramente il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov parlando al telefono con il segretario di Stato americano John Kerry.
I rapporti di Mosca con le altre potenze restano quindi a dir poco freddi, tanto che il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha annunciato la sospensione della partecipazione della Russia al G8 di giugno. “E’ previsto”, ha detto in un’intervista a Europe 1, “che siano tutti gli altri Paesi, i sette più grandi Paesi, che si riuniscano, senza la Russia”. Ma alla fine verrà etichettata come gaffe. In realtà in campo non c’è una decisione, ma una proposta del presidente americano, Barack Obama, che ha proposto una riunione dei leader del G7 all’Ajaper la prossima settimana per analizzare gli sviluppi della crisi ucraina. Anzi, Regno Unito, Germania e Giappone frenano. Si tratta d’altra parte di una questione particolarmente delicata in questo momento, dal momento che la Russia detiene la presidenza a rotazione e quindi avrebbe dovuto ospitare a giugno il summit, nella città di Sochi. Ma certo i toni si stanno alzando e non solo in Ucraina (dove il presidente ha paragonato l’atteggiamento russo a quello dei nazisti). “E’ spiacevole che il presidente russo Vladimir Putin abbia scelto il percorso dell’isolamento con l’annessione della Crimea e neghi a cittadini di Russia e Crimea una collaborazione con la comunità internazionale” ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico William Hague davanti al Parlamento di Londra. E perfino la Germania, finora portatrice della linea più tendente al dialogo, sembra far cadere i toni diplomatici: “Il cosiddetto referendum della Crimea è contro il diritto internazionale – dice la cancelliera Angela Merkel – L’indipendenza della Crimea è contro il diritto internazionale. E l’integrazione della Crimea nella Federazione russa è contro il diritto internazionale”. Ma l’indignazione dell’Occidente non ferma l’iniziativa della Russia, non solo sul piano diplomatico, ma neanche su quello militare, visto che le truppe di Mosca occupano la penisola di Crimea da oltre due settimane.
“I luoghi come la Crimea”, ha detto il presidente Putin in un discorso davanti ai due rami del Parlamento, “sono sacri per noi e simbolo della gloria russa. Il trasferimento della Crimea all’Ucraina fu frutto di grosse violazioni e fu deciso dietro le quinte in uno stato totalitario, mettendo la gente di fronte al fatto compiuto. Ora in Ucraina non esiste un potere legittimo e non sappiamo con chi parlare. Non aiutare i russi della Crimea sarebbe stato un tradimento. Quello accaduto a Kiev è stato un colpo di Stato di forze estremiste, ultranazionaliste e antisemite e le attuali autorità non sono legittime”. Putin ha criticato il comportamento dell’Occidente sul territorio: “In Ucraina ha varcatola linea e si è comportato in modo irresponsabile. Sapevano che c’erano milioni di russi. Il popolo della Crimea si è comportata in base alla regola dell’autodeterminazione dei popoli usando la stessa regola usata dall’Ucraina quando è uscita dall’Urss e l’altro precedente che l’Occidente ha creato con le sue mani quando ha riconosciuto legittimo il distacco del Kosovo dalla Serbia, dicendo che non c’era bisogno di alcun permesso dal potere centrale”. La Russia avrà “rispetto per tutte le nazionalità che vivono in Crimea e sarà giusto”, ha continuato, “se ci saranno tre lingue statali di uguale diritto: russo, ucraino e tartaro di Crimea”. E ha concluso ribadendo che non c’è nessun interesse a considerare l’annessione anche dell’Ucraina: “La Russia “non vuole assolutamente l’annessione dell’Ucraina. Non credano gli ucraini a coloro che vogliono spaventarvi con la Russia. L’Ucraina non ci serve. Noi vogliamo un’Ucraina forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione né ci servono altri territori”.
Nonostante la firma del decreto la Russia avrebbe ancora spazio di manovra se volesse tornare indietro sulla Crimea. Si tratta infatti solo di uno dei passi necessari a formalizzare l’adesione a Mosca: il trattato di annessione deve ancora essere firmato dai leader di Russia e Crimea, approvato dalla Corte costituzionale russa e poi ratificato dal Parlamento. Il discorso di Putin davanti alle Camere, in programma per le 15 di oggi ora locale (le 12 in Italia) verrà trasmesso in televisione a livello nazionale. La Crimea è stata parte della Russia dal XVIII secolo fino a quando il leader sovietico Nikita Krusciov la trasferì all’Ucraina nel 1954. Sia i russi, sia la maggioranza russofona della Crimea, considerano l’annessione come la correzione di un’offesa storica. I disordini in Ucraina sono cominciati dopo che il 21 novembre l’allora presidente Viktor Yanukovych annunciò di non volere più firmare l’accordo di associazione con l’Ue per privilegiare le relazioni con la Russia; la situazione è poi peggiorata dopo la fuga di Yanukovych in Russia alla fine di febbraio.
Ora il timore delle Repubbliche ex sovietiche è di un effetto domino. Il presidente della Moldavia, Nicolae Timofti, teme che i separatisti della Transinistria possano chiedere alla Russia di riconoscere la loro regione. Timofti ha detto che la Transinistria potrebbe chiedere di diventare parte della Russia, ma ha smentito le notizie secondo le quali l’avrebbe già fatto. In passato Mosca ha fatto sapere di rispettare l’integrità territoriale della Moldavia. La Transinistria si è separata dalla Moldavia nel 1990 e la Russia ha 1.500 soldati che stazionano sul suo territorio, ma non riconosce la regione. Timofti domani incontrerà il presidente della Romania, Traian Basescu. Il presidente rumeno ha detto ieri che pensa che la Russia voglia ricreare l’Unione Sovietica, e che la Moldavia è una priorità per Mosca.
Mondo
Putin firma per l’annessione della Crimea. Base ucraina assaltata: morto un soldato
La Marina barricata nella base di Sinferopoli: "Abbiamo l'ordine di sparare a vista". Il presidente russo dà il via alle procedure per unire la penisola. Kiev: "E' una rapina, sono crimini di guerra". Il Cremlino sarà escluso dal G8 di giugno. Obama: "Facciamolo all'Aja". La Gran Bretagna: "Mosca ha scelto l'isolamento". Ma ora le Repubbliche ex sovietiche temono l'effetto domino
Putin firma per l’annessione della Crimea, ridicolizza le sanzioni dell’Occidente e intanto in Ucraina si registra il primo morto tra le forze armate dall’inizio della crisi che ha portato alla secessione della penisola da Kiev e la sua richiesta di unirsi (riunirsi, per dire il vero, dopo 60 anni) alla Federazione russa. Un militare dell’esercito ucraino è stato ucciso e uno è rimasto ferito in un attacco alla base di Sinferopoli da parte di uomini armati arrivati – secondo quanto detto da un portavoce delle forze armate – su un camion che mostrava una bandiera russa. Più tardi si è scoperto che i morti sono stati due: oltre al militare ucraino anche un membro delle cosiddette “forze di autodifesa” filorusse. E ci sono anche due feriti, un altro militare ucraino e un para militare filo russo. Resta il fatto che la tensione si alza non solo dal punto di vista diplomatico (soprattutto tra Usa e Russia), ma soprattutto da quello del confronto tra le forze militari o paramilitari ucraine e russe. “Siamo in stato di allerta dopo quello che è successo nell’altra base a Simferopoli – racconta all’Ansa il tenente colonnello Igor Mamciur, via telefono, barricato nel comando della Marina ucraina a Sinferopoli, in pieno centro – Abbiamo ordine di sparare a vista su chiunque tenti di entrare qui”. Putin è “personalmente responsabile” per la morte del soldato, ha subito affermato il presidente ucraino a interim Oleksandr Turcinov.
L’annessione è “una rapina” dice il premier ucraino Arseni Iatseniuk che accusa anche Mosca di crimini di guerra. “La questione della Crimea” è “passata da un piano politico a un piano militare a causa dell’esercito russo” ha aggiunto dopo la morte del soldato. Iatsenyuk ha sottolineato che la responsabilità della escalation militare è solo della leadership politica di Mosca: “Oggi l’esercito russo ha iniziato a sparare contro i soldati ucraini e questo è un crimine di guerra che non ha periodo limite”.
Gli Stati Uniti cercano di accelerare e inasprire la reazione dei Paesi occidentali nei confronti della Russia: Obama accusa – di nuovo – Putin di minacciare la pace, annuncia altre sanzioni dopo quelle dei giorni scorsi e propone un G7 da organizzare all’Aja, con l’esclusione proprio di Mosca. L’Unione Europea è più impegnata a trovare una linea comune, ma intanto dice di non riconoscere l’annessione della Crimea.
Il presidente della Russia ha annunciato il passaggio del nuovo territorio con un discorso davanti ai due rami del Parlamento e ha garantito che tutte le nazionalità saranno rispettate: “Non ci interessa l’Ucraina, gli ucraini non si spaventino”. Il colpevole per il presidente resta l’Occidente: “Questa volta ha superato la linea”. E il Cremlino dice di non essere spaventato dalle sanzioni: “Abbiamo già provato sanzioni del genere, esse suscitano ironia e anche sarcasmo”, ha detto il consigliere diplomatico di Putin, Iuri Ushakov. Anzi, di più: sono “inaccettabili” e porteranno conseguenze, ha detto chiaramente il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov parlando al telefono con il segretario di Stato americano John Kerry.
I rapporti di Mosca con le altre potenze restano quindi a dir poco freddi, tanto che il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha annunciato la sospensione della partecipazione della Russia al G8 di giugno. “E’ previsto”, ha detto in un’intervista a Europe 1, “che siano tutti gli altri Paesi, i sette più grandi Paesi, che si riuniscano, senza la Russia”. Ma alla fine verrà etichettata come gaffe. In realtà in campo non c’è una decisione, ma una proposta del presidente americano, Barack Obama, che ha proposto una riunione dei leader del G7 all’Ajaper la prossima settimana per analizzare gli sviluppi della crisi ucraina. Anzi, Regno Unito, Germania e Giappone frenano. Si tratta d’altra parte di una questione particolarmente delicata in questo momento, dal momento che la Russia detiene la presidenza a rotazione e quindi avrebbe dovuto ospitare a giugno il summit, nella città di Sochi. Ma certo i toni si stanno alzando e non solo in Ucraina (dove il presidente ha paragonato l’atteggiamento russo a quello dei nazisti). “E’ spiacevole che il presidente russo Vladimir Putin abbia scelto il percorso dell’isolamento con l’annessione della Crimea e neghi a cittadini di Russia e Crimea una collaborazione con la comunità internazionale” ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico William Hague davanti al Parlamento di Londra. E perfino la Germania, finora portatrice della linea più tendente al dialogo, sembra far cadere i toni diplomatici: “Il cosiddetto referendum della Crimea è contro il diritto internazionale – dice la cancelliera Angela Merkel – L’indipendenza della Crimea è contro il diritto internazionale. E l’integrazione della Crimea nella Federazione russa è contro il diritto internazionale”. Ma l’indignazione dell’Occidente non ferma l’iniziativa della Russia, non solo sul piano diplomatico, ma neanche su quello militare, visto che le truppe di Mosca occupano la penisola di Crimea da oltre due settimane.
“I luoghi come la Crimea”, ha detto il presidente Putin in un discorso davanti ai due rami del Parlamento, “sono sacri per noi e simbolo della gloria russa. Il trasferimento della Crimea all’Ucraina fu frutto di grosse violazioni e fu deciso dietro le quinte in uno stato totalitario, mettendo la gente di fronte al fatto compiuto. Ora in Ucraina non esiste un potere legittimo e non sappiamo con chi parlare. Non aiutare i russi della Crimea sarebbe stato un tradimento. Quello accaduto a Kiev è stato un colpo di Stato di forze estremiste, ultranazionaliste e antisemite e le attuali autorità non sono legittime”. Putin ha criticato il comportamento dell’Occidente sul territorio: “In Ucraina ha varcatola linea e si è comportato in modo irresponsabile. Sapevano che c’erano milioni di russi. Il popolo della Crimea si è comportata in base alla regola dell’autodeterminazione dei popoli usando la stessa regola usata dall’Ucraina quando è uscita dall’Urss e l’altro precedente che l’Occidente ha creato con le sue mani quando ha riconosciuto legittimo il distacco del Kosovo dalla Serbia, dicendo che non c’era bisogno di alcun permesso dal potere centrale”. La Russia avrà “rispetto per tutte le nazionalità che vivono in Crimea e sarà giusto”, ha continuato, “se ci saranno tre lingue statali di uguale diritto: russo, ucraino e tartaro di Crimea”. E ha concluso ribadendo che non c’è nessun interesse a considerare l’annessione anche dell’Ucraina: “La Russia “non vuole assolutamente l’annessione dell’Ucraina. Non credano gli ucraini a coloro che vogliono spaventarvi con la Russia. L’Ucraina non ci serve. Noi vogliamo un’Ucraina forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione né ci servono altri territori”.
Nonostante la firma del decreto la Russia avrebbe ancora spazio di manovra se volesse tornare indietro sulla Crimea. Si tratta infatti solo di uno dei passi necessari a formalizzare l’adesione a Mosca: il trattato di annessione deve ancora essere firmato dai leader di Russia e Crimea, approvato dalla Corte costituzionale russa e poi ratificato dal Parlamento. Il discorso di Putin davanti alle Camere, in programma per le 15 di oggi ora locale (le 12 in Italia) verrà trasmesso in televisione a livello nazionale. La Crimea è stata parte della Russia dal XVIII secolo fino a quando il leader sovietico Nikita Krusciov la trasferì all’Ucraina nel 1954. Sia i russi, sia la maggioranza russofona della Crimea, considerano l’annessione come la correzione di un’offesa storica. I disordini in Ucraina sono cominciati dopo che il 21 novembre l’allora presidente Viktor Yanukovych annunciò di non volere più firmare l’accordo di associazione con l’Ue per privilegiare le relazioni con la Russia; la situazione è poi peggiorata dopo la fuga di Yanukovych in Russia alla fine di febbraio.
Ora il timore delle Repubbliche ex sovietiche è di un effetto domino. Il presidente della Moldavia, Nicolae Timofti, teme che i separatisti della Transinistria possano chiedere alla Russia di riconoscere la loro regione. Timofti ha detto che la Transinistria potrebbe chiedere di diventare parte della Russia, ma ha smentito le notizie secondo le quali l’avrebbe già fatto. In passato Mosca ha fatto sapere di rispettare l’integrità territoriale della Moldavia. La Transinistria si è separata dalla Moldavia nel 1990 e la Russia ha 1.500 soldati che stazionano sul suo territorio, ma non riconosce la regione. Timofti domani incontrerà il presidente della Romania, Traian Basescu. Il presidente rumeno ha detto ieri che pensa che la Russia voglia ricreare l’Unione Sovietica, e che la Moldavia è una priorità per Mosca.
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Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che l'Europa è consapevole che i suoi legami con gli Stati Uniti sono entrati in una "nuova fase", dopo aver partecipato a una riunione di emergenza sulla sicurezza con altri leader europei a Parigi. "Tutti a questo incontro sono consapevoli che le relazioni transatlantiche, l'alleanza Nato e la nostra amicizia con gli Stati Uniti sono entrate in una nuova fase. Lo vediamo tutti", ha detto Tusk ai giornalisti a Parigi.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha invitato gli Stati Uniti a fornire "una garanzia di sicurezza" in Ucraina, affermando che è "l'unico modo" per dissuadere la Russia dall'attaccare nuovamente il Paese.
"Sono pronto a prendere in considerazione un impegno delle forze britanniche sul terreno insieme ad altri se si raggiungerà un accordo di pace duraturo", ha dichiarato il leader, dopo un incontro di emergenza a Parigi con i suoi omologhi europei. “Ma deve esserci il sostegno degli Stati Uniti, perché una garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti è l’unico modo per scoraggiare efficacemente la Russia dall’attaccare nuovamente l’Ucraina”, ha aggiunto.
Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Luca Tomassini, ex rappresentante legale della Vetrya, che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digital delle Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026, si è presentato in procura a Milano e si è riservato di tornare per spiegare alcuni aspetti dell'inchiesta per turbativa d'asta e corruzione. Accompagnato dal difensore Giordano Balossi, l'indagato ha interloquito con i titolari dell'indagine - l'aggiunta Tiziana Siciliano e coi pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis - e si è riservato su un possibile interrogatorio più approfondito. Confronto atteso a breve e comunque prima della scadenza del termine delle indagini che è previsto per metà marzo.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di voler creare un'agenzia speciale per la "partenza volontaria" dei residenti di Gaza, dopo l'impegno del primo ministro a rispettare il piano del presidente americano di prendere il controllo del territorio palestinese e di sfollarne gli abitanti.
"Il ministro della Difesa Israel Katz ha tenuto una riunione oggi sulla partenza volontaria dei residenti di Gaza, dopo di che ha deciso di creare un'agenzia speciale per la partenza volontaria dei residenti di Gaza all'interno del Ministero della Difesa", si legge in una nota del ministero.
Almaty, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera di rame nel Kazakistan centrale a causa di un crollo. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che sono in corso le operazioni di soccorso. Secondo quanto riportato dai media kazaki, l'incidente è avvenuto a una profondità di circa 640 metri.
"A causa della rottura dei cavi, al momento non c'è comunicazione con i lavoratori", ha affermato in una nota il gestore della miniera, Kazakhmys. Non è stato specificato quando è avvenuto l'incidente, ma si è verificato presso lo stabilimento "Zhomart" dell'azienda, inaugurato nel 2006 nella regione centrale di Ulytau.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni ha lasciato il vertice di Parigi senza alcuna dichiarazione all'uscita. Per il momento non c'è una valutazione in chiaro da parte della presidente del Consiglio. Ma a Roma, a Montecitorio, le opposizioni incalzano e chiedono alla premier di venire in aula a chiarire in Parlamento cosa sta accadendo e quale è la linea dell'Italia nello sconquasso provocato dalle mosse dell'amministrazione Trump in Europa e sul fronte del conflitto ucraino. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si fanno portatori della richiesta. I 5 Stelle chiedono comunicazioni in aula con un voto.
"La presidente Meloni deve venire in aula a riferire su quanto sta accadendo. Su quella -dice Nicola Fratoianni- che potrebbe diventare la road map per una pace, per un cessate il fuoco, per un accordo in Ucraina. Si annuncia a Riad l'incontro tra la delegazione americana e quella russa. Un incontro in cui l'Europa non esiste e penso che questo sia un problema di cui il Parlamento, tutto il Parlamento, dovrebbe discutere. Non c'è tempo da perdere".
A nome del Pd parla il responsabile Esteri, Peppe Provenzano: "Giorgia Meloni deve venire in Aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri", esordisce. "Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall'abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L'idea di escludere l'Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente". Di fronte a tutto questo, incalzano i dem, la premier "deve dirci da che parte vuole stare". Provenzano richiama "l'improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump", modo per sottolineare un "rapporto privilegiato" con la nuova amministrazione. Ma "in pochi giorni si è aperta una voragine nell'Atlantico" E "l'Italia deve scegliere da che parte stare. Il governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell'Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune".
E se il Pd conferma la linea del supporto a Kiev insieme alla richiesta di uno sforzo diplomatico europeo, i 5 Stelle rivendicano di sostenere "da tempo che andava trovata una soluzione diplomatica". Fino "a pochi mesi fa la premier Meloni diceva che con Putin era inutile parlare. Mi chiedo se ora direbbe lo stesso anche a Trump. Vogliamo delle comunicazioni del governo sulle novità della situazione ucraina, e le vogliamo con voto. Vorremmo sentire almeno per una volta Giorgia Meloni. La aspettiamo''.
Sul punto è poi tornato anche il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi, quando tutta l'aula si è alzata per una standing ovation in solidarietà al presidente Sergio Mattarella per gli attacchi subiti da parte del governo russo. Ricciardi nel dare solidarietà sottolinea però che il passaggio fatto dal capo dello Stato a Marsiglia, "che sicuramente è stato male interpretato, è un passaggio che noi non avremmo fatto perché dà la leva alla narrazione che da più due anni si sta facendo in Italia e in Europa, che giustifica il continuo invio di armi per continuare una guerra che ora si rendono tutti conto dovrà arrivare a una trattativa".
A stretto giro la replica in aula del capogruppo Fdi, Galeazzo Bignami: "Sono maldestri i tentativi di qualcuno di aprire, anche su questo, una distinzione che non ha ragione d’essere perché ci sarà tempo e modo di poter discutere se la trattiva di pace” sull’Ucraina “si aprirà grazie magari all’invio delle brigate del reddito di cittadinanza o grazie al fatto che qualcuno è stato al fianco di Kiev, grazie alla postura di questo governo, in continuità anche rispetto a quando voi avevate votato a favore dell’invio di armi".
Riad, 7 feb. (Adnkronos/Afp) - La delegazione russa, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, è arrivata in Arabia Saudita per colloqui di alto livello con funzionari statunitensi. Lo ha riferito la televisione di Stato russa.
Il canale di notizie Rossiya 24 ha mostrato i funzionari sbarcare da un aereo nella capitale saudita Riad. "La cosa principale è iniziare una vera normalizzazione delle relazioni tra noi e Washington", ha detto Ushakov a un giornalista dopo l'atterraggio.