Assunti da società di famiglia poco prima di essere eletti, così che poi sono i cittadini a pagare i contributi. Il trucco potrebbero averlo usato due nomi importanti della politica italiana: la senatrice Josefa Idem, ex ministro delle Pari opportunità del Partito democratico, e il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Da una parte c’è un’indagine aperta dal pm Angela Scorza a Ravenna, mentre dall’altra tutto tace. A rivelarlo è stato il Fatto Quotidiano. Dopo l’inchiesta del giornalista Marco Lillo, il deputato del Movimento 5 stelle Alessandro Di Battista ha depositato un’interrogazione a risposta scritta a Montecitorio.
L’atto si rivolge direttamente al ministro della Giustizia Orlando: “L’interrogante, grazie all’articolo del Fatto Quotidiano, è venuto a conoscenza”, si legge, “che Matteo Renzi, il 27 ottobre 2003, un giorno prima dell’annuncio, da parte della Margherita, della sua candidatura a presidente della Provincia di Firenze, è stato assunto come dirigente dalla società di famiglia, la Chil S.r.l.; fino a 10 giorni prima dell’assunzione come dirigente, Matteo Renzi era socio, con una quota del 40 per cento, della predetta società e nell’atto di cessione delle quote dichiara di essere libero professionista, poiché, come noto, lavorava, presso la stessa Chil, con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa; a quanto risulta all’interrogante la Chil S.r.l., poi Chil Post S.r.l., è una società fondata dal padre di Matteo Renzi, Tiziano; a seguito di cessione di ramo d’azienda dell’ottobre 2010, invece, Matteo Renzi risulta inquadrato come dirigente in un’altra società creata dalla famiglia Renzi, la Eventi 6 S.r.l.; di conseguenza, a seguito dell’assunzione da dirigente e dopo esser stato messo in aspettativa, da quasi 10 anni i contributi pensionistici di Matteo Renzi ed il TFR sono versati prima dalla Provincia e poi dal Comune di Firenze; per 7 mesi e mezzo, dunque, fino all’elezione alla Provincia nel giugno 2004, la Chil S.r.l. paga i contributi previdenziali ed il TFR di Matteo Renzi, poi gli stessi passano a carico della collettività”.
La situazione risulta molto simile a quella della senatrice Pd, ora al centro dell’inchiesta di Ravenna. Ma nel caso della Idem, si tratterebbe di poco più di 8000 euro di contributi “sottratti” alla collettività nel periodo in cui era assessore. Di ben altre cifre, si legge nell’interrogazione, si parla invece nel caso di Renzi: “Grazie all’assunzione nella Chil e nella Eventi 6, Matteo Renzi, almeno fino al mese scorso è costato al Comune di Firenze ben 3.240,00 euro al mese per i contributi previdenziali”. Per queste ragioni, l’interrogazione di Di Battista chiede: “Se il Ministro interrogato sia a conoscenza degli stessi e se siano state avviate indagini in merito alla assunzione di Matteo Renzi come dirigente della Chil S.r.l. e del conseguente versamento di contributi previdenziali a carico della Provincia e del Comune di Firenze”.