Condizioni del lavoro “problematiche”, disoccupazione “molto elevata” e ripresa “ancora fragile”. In tale contesto “non si può ignorare il disagio sociale crescente, con la quota di persone a rischio povertà o esclusione sociale aumentata dal 25,3% del 2008 a quasi al 30% del 2012, a fronte di una media europea sotto il 25 per cento”. Parola del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervenuto al Forum di Confcommercio a Cernobbio.
Il numero uno di via XX Settembre ha ricordato che sull’Italia aleggia ancora lo spettro di una crisi che “ha reso ancora più evidenti le difficoltà del modello italiano” e che il protrarsi di una simile fase economica “non è tollerabile dal Paese”, perché “altrimenti si mette a repentaglio la tenuta della finanza pubblica“.
Il ministro ha parlato di povertà e disagio sociale, difendendo a spada tratta la spending review allo studio del governo. “Non è un’operazione punitiva contro questo o quel segmento”, ha detto. “Ma un’operazione generale di aggressione alle inefficienze”. E ha precisato che “il ministro dell’Economia è tradizionalmente il ‘signor no’. Io sto imparando il mestiere, spero anche a schiacciare i bottoni. Credo tuttavia che il vocabolario di un ministro debba essere più ampio di questa singola parola”.
Il ministro ha poi annunciato che il governo intende“accelerare” il pacchetto di privatizzazioni ideato dal governo Letta, precisando che è in via di preparazione “un nuovo piano”. E ricordando che il governo è azionista di controllo di oltre 30 società e di riferimento di società in molti comparti, in alcuni dei quali “c’è spazio per un ruolo ridotto per il pubblico. Il governo – ha aggiunto – guarda con favore a concrete ipotesi di dismissioni di partecipazioni che potranno essere realizzate da società controllate come Ferrovie dello Stato e Cassa depositi e prestiti con riferimento all’apertura al capitale privato di Fincantieri”.
Tornando alle misure messe in atto dal governo per favorire la ripresa, Padoan ha spiegato che queste “hanno un orizzonte temporale di medio periodo. Non ha senso pensare a riforme che non abbiano questo orizzonte temporale. Non abbiamo alternative. Dobbiamo crescere, recuperare competitività, creare buona occupazione, senza mettere a rischio i conti pubblici”. Quella del lavoro, in particolare, “è una riforma che permette di semplificare, crea lavoro e più occupazione giovanile, è un elemento di crescita e di inclusione sociale”.