Un norvegese, Alexander Kristoff, sul podio più alto della Milano-Sanremo 2014. Non era mai successo prima d’ora ed è la più grande sorpresa che regala la Classicissima, sempre più corsa da velocisti e sempre meno da scalatori e imprese ardite. Lo sa bene il nostro Vincenzo Nibali, l’unico ad aver provato a far qualcosa di diverso, con un attacco coraggioso a quasi 30 chilometri dal traguardo. Purtroppo tanto bello quanto velleitario. E alla fine si risolve tutto in volata, come spesso negli ultimi anni.
La Classica di primavera quest’anno di primaverile ha avuto ben poco: tanta pioggia e freddo che hanno messo a dura prova i ciclisti. Specie i battistrada. La prima parte della gara, quella più interlocutoria, è stata animata d una lunga fuga partita già al chilometro 24: in sette in origine Parrinello, Boem, Tjallingii, Haas, Bono, Barta, Demaar. Scremati naturalmente dai crampi e dal gelo: prima sei, poi quattro, tre, fino ad essere riassorbiti dal gruppo. Dietro attesa e tanta fatica. Per tutti: dai campioni che restano coperti in attesa del finale decisivo; al più giovane ed esotico atleta in corsa, Merhawi Kudus, 20 anni appena compiuti, dall’Eritrea alla Milano-Sanremo. Nel suo piccolo ha fatto la storia anche lui.
Dopo il passaggio sulle prime asperità dei Capi, la corsa si accende sulla Cipressa. Spinge forte la Cannondale di Peter Sagan, favorito d’obbligo della vigilia, che per non correre rischi preferirebbe staccare subito gli sprinter puri. Ha ragione: dopo la beffa del secondo posto del 2012 resterà addirittura fuori dal podio (solo decimo alla fine). Poi tocca a Vincenzo Nibali. La Milano-Sanremo non è adatta al siciliano. Specie questa Milano-Sanremo, troppo “facile” a causa dell’eliminazione della Pompeiana: nell’intenzione degli organizzatori, la nuova salita – inserita tra la Cipressa e il Poggio – avrebbe dovuto rendere più dura la corsa. Invece i problemi di transitabilità delle strade hanno riportato il percorso a quello tradizionale del 2007, per la gioia dei velocisti. Se ne riparlerà probabilmente per le prossime edizioni. Intanto gli scalatori devono inventare, se vogliono essere protagonisti.
E a Nibali coraggio e fantasia non sono mai mancati: attacca sulle prime rampe della Cipressa, scollina con una trentina di secondi, poi si lancia in discesa come pochi altri sanno fare. Dietro ci sono tutti i favoriti: Sagan, Fabian Cancellara, Mark Cavendish, Philippe Gilbert, Edvald Boasson-Hagen, eccetto il tedesco John Degenkolb, attardato da una foratura. È il momento più emozionante della corsa: il vantaggio si dilata fino a 50 secondi e illude. Ma quando si organizzano la Sky e la Bmc si fa davvero dura: pochi 15 secondi all’imbocco del Poggio, il gruppo lo inghiotte e lo stacca.
Fino al traguardo nessuno riesce – e in fondo neanche prova – a fare la differenza. Si arriva in volata e mentre tutti aspettano Cavendish spunta il norvegese Kristoff, già medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra 2014. Dietro di lui si piazzano lo svizzero Cancellara e il britannico Ben Swift. Il migliore degli italiani alla fine è Sonny Colbrelli, sesto. Gli azzurri non è che non ci provino, come dimostrano anche i tentativi anche del giovane Enrico Battaglin e del veterano Luca Paolini (ritirato a 50 km dal traguardo invece Diego Ulissi, una delle speranze per il futuro). Ma l’unico italiano di livello veramente internazionale, oggi come oggi, è Nibali. E nonostante voglia e coraggio non tutte le corse sono fatte per lui. Così una vittoria dell’Italia alla Milano-Sanremo manca dal 2006 (quando s’impose Filippo Pozzato). E per spezzare questo lungo digiuno potrebbe volerci ancora molto.
ORDINE D’ARRIVO: 1) Kristoff 6h55’56”; 2) Cancellara s.t., 3) Swift, 4) Lobato, 5) Cavendish, 6) Colbrelli, 7) Stybar, 8) Modolo, 9) Ciolek, 10) Sagan.
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