“Tra un mese prenderemo in mano la riforma della pubblica amministrazione per scardinarla completamente. Lì vedremo il derby tra palude e corrente, tra conservazione e innovazione. Sarà durissima, la vera battaglia. Al confronto la ‘strana coppia’ Susanna Camusso – Giorgio Squinzi contro il governo sarà solo un leggero antipasto”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi – in una intervista al Messaggero – risponde, nemmeno troppo velatamente, alle critiche mosse dal segretario della Cgil durante il Forum di Cernobbio (“Malissimo il decreto sul lavoro”) e dal leader di Confindustria dopo l’incontro tra il presidente del Consiglio e Angela Merkel (“La Cancelliera non ci ha mica accolto a baci e abbracci”). E in serata, intervistato dal Tg1, rincara la dose: “Mi interessa il consenso delle famiglie italiane non quello delle associazioni”. Del resto, spiega Renzi, sono “20 anni” che guardando la tv si vedono Confindustria e sindacati arrabbiarsi. Ce ne faremo una ragione…”. E una ragione se la faranno anche i manager pubblici che, come l’ad di Ferrovie Mauro Moretti, hanno minacciato di andarsene se i loro compensi verranno tagliati: “Resisteranno a parole – spiega Renzi al Tg1 – ma poi ovviamente è naturale che le cose cambino, non è possibile che l’amministratore delegato di una società guadagni 1000 volte in più dell’ultimo operaio, torniamo a un principio di giustizia sociale. Noi non molliamo”.
“Squinzi e Camusso si oppongono? Strada giusta”
Se i vertici di due pilastri delle parti sociali come Confindustria e la Cgil frenano l’ondata riformatrice del governo, è un buon segno, vuol dire che l’Esecutivo è sulla strada giusta per il cambiamento. Quella Squinzi-Camusso è “una strana coppia”, che fa pensare a un’asse ‘conservativo’. Al governo “interessa il consenso delle famiglie italiane non quello delle associazioni”. Nessuna ‘alleanza’ per la conservazione dello status quo, ma solo due voci critiche, oltretutto opposte. E’ un botta e risposta a distanza quello fra il premier Matteo Renzi e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, nel quale si registra il silenzio del leader degli industriali Giorgio Squinzi. Ad accendere la miccia, in un’intervista a ‘Il Messaggero’, il presidente del Consiglio. “Rispetto molto sia Camusso sia Squinzi – ha detto il premier – Ma io non sono qui per loro, io sono qui per le famiglie, per il singolo imprenditore, per le persone che non si sentono rappresentate e che hanno bisogno di vedere finalmente una svolta. Poi, certo, culturalmente mi colpisce questa strana assonanza tra il capo dei sindacati e il capo degli industriali che insieme, davanti alla scommessa politica di togliere per la prima volta alla politica e restituire ai cittadini e alle imprese, si oppongono”.
Un’accusa, neanche velata, di conservatorismo, che se non ha provocato reazioni immediate in viale dell’Astronomia, ha spinto Camusso a una replica immediata. “L’unico asse è che sono voci critiche rispetto a quello che fa il governo. Ma sono critiche opposte”, ha sottolineato il segretario generale del sindacato di Corso d’Italia ai microfoni di RaiNews24. Che ha spiegato come, per esempio, proprio l’ultimo provvedimento del governo abbia visto Cgil e industriali su due sponde diverse. Il decreto sul lavoro – ha detto infatti Camusso – “è un modo del governo di rispondere positivamente a Confindustria, non ai lavoratori. Quindi questo asse non esiste”. Un po’ offesa” col premier poi la leader sindacale si è dichiarata sul tema della pubblicazione dei bilanci delle organizzazioni sindacali, con Landini della Fiom portato ad esempio virtuoso. “La Cgil pubblica i bilanci dal 1976 quando credo lui fosse appena nato- la risposta piccata – I bilanci vengono pubblicati sul cartaceo e da quando c’è sul sito. La trovo una polemica sterile ed è anche molto sbagliato che il capo del governo utilizzi questo argomento”.
“Ultima chance per le riforme, non falliremo”
Il presidente torna anche sulla accoglienza ricevuta in Europa, tra i sorrisi di Angela Merkel e i risolini di Barroso e Van Rompuy. “Se son contenti e sorridono mi fa piacere – dice Renzi – quello per cui lavoro io è perché sorridano di più le famiglie italiane: in quest’ultimo periodo quando pensano all’Europa non sorridono granché. Ma, insisto, non è colpa dell’Europa, bensì delle riforme mancate”. Quella delle riforme, aggiunge, per gli italiani “è l’ultima chance” e, promette, “non la falliremo”. Renzi ribadisce poi che “quello del 3% è un vincolo basato sul Trattato di Maastricht e quindi risalente a molti anni fa” ma questo non vuol dire che l’Italia non lo rispetterà. “Dopodiché l’Europa deve decidere che vuol fare del proprio futuro. Se vuole impostarlo su una maggiore attenzione alla crescita e all’occupazione. O se si limita a uno sguardo burocratico, tecnocratico sulla realtà”.
Parlando dell’incontro di settimana scorsa con la Merkel, il premier risponde a Squinzi, che ha sottolineato nei giorni scorsi come “non è vero che la cancelliera ci ha accolto con baci e abbracci, ma ci ha detto che non possiamo derogare dalle regole”. L’incontro a livello di governo, secondo Renzi, “è andato bene. Poi si è svolta una cena in cui io e Merkel abbiamo partecipato facendo domande a imprenditori italiani e tedeschi, Squinzi era lì: se non ha gradito la cena, non so. Magari non ha apprezzato il menù”.
“Entro venerdì il testo di riforma del Senato”
Ma quello delle riforme non è l’unico fronte aperto. Da un lato il presidente del Consiglio vorrebbe presentare entro venerdì il testo di riforma del Senato. Messo in sicurezza l’Italicum, e dopo un fitto scambio di proposte e richieste di modifica, in particolare con i governatori di centrosinistra e con la minoranza Pd, palazzo Chigi ha preparato il testo definitivo da depositare in parlamento, impacchettato dal sottosegretario Graziano Delrio e da Maria Elena Boschi. Venerdì – spiega un retroscena di Repubblica – ci sarà il via libera, con l’obiettivo di pressare la maggioranza per ottenere il primo sì di palazzo Madama entro fine maggio.
Dall’altro Renzi si ritrova in un’altra palude, quella della spending review. Lo stesso Renzi, al Messaggero, preferisce parlare di “riorganizzazione dello Stato”. Di certo, ammette, “lo scopo finale è reperire fondi”. E qui la vicenda si complica e le resistenze aumentano. E se il premier garantisce che la “spending non può poggiare sul contributo dei pensionati per dare ai lavoratori”, un’altra categoria offre le sue rimostranze, quella delle forze dell’ordine.
Forze dell’ordine contro la spending review
“Rischioso ridurre gli organici, no alla fusione dei Corpi”. Questo in sintesi, il messaggio dei vertici delle forze dell’ordine a Palazzo Chigi, in merito al piano di spending review. Una relazione riservata di cui il Corriere della Sera ha anticipato alcuni passaggi, che arriva dai vertici di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza e consiste in cinquanta pagine, più allegati. “Le forze di polizia – recita il documento secondo quanto riferito dal Corsera – in quanto chiamate a garantire la sicurezza, bene indefettibile e precondizione di ogni diritto, sono a un bivio molto delicato e ulteriori azioni di ‘cost reduction’ che dovessero essere individuate non potranno ancora impattare sul personale o, attraverso ulteriori tagli lineari, sui capitoli di bilancio già sofferenti, se non con un preoccupante abbassamento degli standard operativi”.
E ancora: “Il generale obiettivo di riduzione della spesa nel bilancio dello Stato corrisponde a 32 miliardi di euro, pari al 4 per cento. Tale quota, riportata alla componente di pertinenza del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, pari a 7 miliardi e 800mila euro, potrebbe corrispondere per il 2014 a un’ipotesi di risparmio di 313 milioni di euro oppure, se calcolata sulla quota di 836 milioni di euro per i soli consumi intermedi, di 33 milioni di euro. La seconda ipotesi è sicuramente quella più realisticamente percorribile perché riguarda le risorse non destinate al personale rispetto al quale non è più possibile immaginare ulteriore compressione senza determinare impatti fortemente critici sulla funzionalità minima della struttura, già sensibilmente intaccata dai blocchi di turnover e contrattuali che cominciano a determinare difficoltà di gestione degli organici e della necessaria motivazione del personale”.
Il dossier esclude quindi la possibilità che si arrivi a una unificazione delle forze di polizia. E fissa i limiti della riduzione possibile: “Per la polizia la soppressione di 11 commissariati, 29 reparti della Stradale, 73 della Ferroviaria, 73 della Postale, 13 della polizia di frontiera e 50 squadre nautiche. Mentre per i carabinieri la chiusura di sei stazioni e due presidi presso scali ferroviari e aeroportuali, l’accorpamento di tre stazioni e la rimodulazioni di nove Compagnie”. Il documento sottolinea infine che “bisogna tener conto dell’accresciuta domanda di sicurezza dovuta sia alle ‘piazze calde’ sia all’aumento dei reati che sono arrivati a 2,8 milioni, vicino al picco di 2,9 milioni toccato dopo l’indulto del 2006”.
Politica
Renzi: “Mi interessa consenso famiglie”. Taglio stipendi? “E’ giustizia sociale”
Intervistato dal Messaggero il presidente del Consiglio risponde alle critiche di Cgil e Confindustria: "Sono 20 anni che guardando la tv si vedono industriali e sindacati arrabbiarsi. Ce ne faremo una ragione...”. Poi sulla polemica innescata dall'ad di Ferrovie Mauro Moretti sulla riduzione dei compensi dei manager pubblici, dice: "Impossibile che il guadagno di un capo superi di 1000 volte quello di un operaio"
“Tra un mese prenderemo in mano la riforma della pubblica amministrazione per scardinarla completamente. Lì vedremo il derby tra palude e corrente, tra conservazione e innovazione. Sarà durissima, la vera battaglia. Al confronto la ‘strana coppia’ Susanna Camusso – Giorgio Squinzi contro il governo sarà solo un leggero antipasto”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi – in una intervista al Messaggero – risponde, nemmeno troppo velatamente, alle critiche mosse dal segretario della Cgil durante il Forum di Cernobbio (“Malissimo il decreto sul lavoro”) e dal leader di Confindustria dopo l’incontro tra il presidente del Consiglio e Angela Merkel (“La Cancelliera non ci ha mica accolto a baci e abbracci”). E in serata, intervistato dal Tg1, rincara la dose: “Mi interessa il consenso delle famiglie italiane non quello delle associazioni”. Del resto, spiega Renzi, sono “20 anni” che guardando la tv si vedono Confindustria e sindacati arrabbiarsi. Ce ne faremo una ragione…”. E una ragione se la faranno anche i manager pubblici che, come l’ad di Ferrovie Mauro Moretti, hanno minacciato di andarsene se i loro compensi verranno tagliati: “Resisteranno a parole – spiega Renzi al Tg1 – ma poi ovviamente è naturale che le cose cambino, non è possibile che l’amministratore delegato di una società guadagni 1000 volte in più dell’ultimo operaio, torniamo a un principio di giustizia sociale. Noi non molliamo”.
“Squinzi e Camusso si oppongono? Strada giusta”
Se i vertici di due pilastri delle parti sociali come Confindustria e la Cgil frenano l’ondata riformatrice del governo, è un buon segno, vuol dire che l’Esecutivo è sulla strada giusta per il cambiamento. Quella Squinzi-Camusso è “una strana coppia”, che fa pensare a un’asse ‘conservativo’. Al governo “interessa il consenso delle famiglie italiane non quello delle associazioni”. Nessuna ‘alleanza’ per la conservazione dello status quo, ma solo due voci critiche, oltretutto opposte. E’ un botta e risposta a distanza quello fra il premier Matteo Renzi e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, nel quale si registra il silenzio del leader degli industriali Giorgio Squinzi. Ad accendere la miccia, in un’intervista a ‘Il Messaggero’, il presidente del Consiglio. “Rispetto molto sia Camusso sia Squinzi – ha detto il premier – Ma io non sono qui per loro, io sono qui per le famiglie, per il singolo imprenditore, per le persone che non si sentono rappresentate e che hanno bisogno di vedere finalmente una svolta. Poi, certo, culturalmente mi colpisce questa strana assonanza tra il capo dei sindacati e il capo degli industriali che insieme, davanti alla scommessa politica di togliere per la prima volta alla politica e restituire ai cittadini e alle imprese, si oppongono”.
Un’accusa, neanche velata, di conservatorismo, che se non ha provocato reazioni immediate in viale dell’Astronomia, ha spinto Camusso a una replica immediata. “L’unico asse è che sono voci critiche rispetto a quello che fa il governo. Ma sono critiche opposte”, ha sottolineato il segretario generale del sindacato di Corso d’Italia ai microfoni di RaiNews24. Che ha spiegato come, per esempio, proprio l’ultimo provvedimento del governo abbia visto Cgil e industriali su due sponde diverse. Il decreto sul lavoro – ha detto infatti Camusso – “è un modo del governo di rispondere positivamente a Confindustria, non ai lavoratori. Quindi questo asse non esiste”. Un po’ offesa” col premier poi la leader sindacale si è dichiarata sul tema della pubblicazione dei bilanci delle organizzazioni sindacali, con Landini della Fiom portato ad esempio virtuoso. “La Cgil pubblica i bilanci dal 1976 quando credo lui fosse appena nato- la risposta piccata – I bilanci vengono pubblicati sul cartaceo e da quando c’è sul sito. La trovo una polemica sterile ed è anche molto sbagliato che il capo del governo utilizzi questo argomento”.
“Ultima chance per le riforme, non falliremo”
Il presidente torna anche sulla accoglienza ricevuta in Europa, tra i sorrisi di Angela Merkel e i risolini di Barroso e Van Rompuy. “Se son contenti e sorridono mi fa piacere – dice Renzi – quello per cui lavoro io è perché sorridano di più le famiglie italiane: in quest’ultimo periodo quando pensano all’Europa non sorridono granché. Ma, insisto, non è colpa dell’Europa, bensì delle riforme mancate”. Quella delle riforme, aggiunge, per gli italiani “è l’ultima chance” e, promette, “non la falliremo”. Renzi ribadisce poi che “quello del 3% è un vincolo basato sul Trattato di Maastricht e quindi risalente a molti anni fa” ma questo non vuol dire che l’Italia non lo rispetterà. “Dopodiché l’Europa deve decidere che vuol fare del proprio futuro. Se vuole impostarlo su una maggiore attenzione alla crescita e all’occupazione. O se si limita a uno sguardo burocratico, tecnocratico sulla realtà”.
Parlando dell’incontro di settimana scorsa con la Merkel, il premier risponde a Squinzi, che ha sottolineato nei giorni scorsi come “non è vero che la cancelliera ci ha accolto con baci e abbracci, ma ci ha detto che non possiamo derogare dalle regole”. L’incontro a livello di governo, secondo Renzi, “è andato bene. Poi si è svolta una cena in cui io e Merkel abbiamo partecipato facendo domande a imprenditori italiani e tedeschi, Squinzi era lì: se non ha gradito la cena, non so. Magari non ha apprezzato il menù”.
“Entro venerdì il testo di riforma del Senato”
Ma quello delle riforme non è l’unico fronte aperto. Da un lato il presidente del Consiglio vorrebbe presentare entro venerdì il testo di riforma del Senato. Messo in sicurezza l’Italicum, e dopo un fitto scambio di proposte e richieste di modifica, in particolare con i governatori di centrosinistra e con la minoranza Pd, palazzo Chigi ha preparato il testo definitivo da depositare in parlamento, impacchettato dal sottosegretario Graziano Delrio e da Maria Elena Boschi. Venerdì – spiega un retroscena di Repubblica – ci sarà il via libera, con l’obiettivo di pressare la maggioranza per ottenere il primo sì di palazzo Madama entro fine maggio.
Dall’altro Renzi si ritrova in un’altra palude, quella della spending review. Lo stesso Renzi, al Messaggero, preferisce parlare di “riorganizzazione dello Stato”. Di certo, ammette, “lo scopo finale è reperire fondi”. E qui la vicenda si complica e le resistenze aumentano. E se il premier garantisce che la “spending non può poggiare sul contributo dei pensionati per dare ai lavoratori”, un’altra categoria offre le sue rimostranze, quella delle forze dell’ordine.
Forze dell’ordine contro la spending review
“Rischioso ridurre gli organici, no alla fusione dei Corpi”. Questo in sintesi, il messaggio dei vertici delle forze dell’ordine a Palazzo Chigi, in merito al piano di spending review. Una relazione riservata di cui il Corriere della Sera ha anticipato alcuni passaggi, che arriva dai vertici di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza e consiste in cinquanta pagine, più allegati. “Le forze di polizia – recita il documento secondo quanto riferito dal Corsera – in quanto chiamate a garantire la sicurezza, bene indefettibile e precondizione di ogni diritto, sono a un bivio molto delicato e ulteriori azioni di ‘cost reduction’ che dovessero essere individuate non potranno ancora impattare sul personale o, attraverso ulteriori tagli lineari, sui capitoli di bilancio già sofferenti, se non con un preoccupante abbassamento degli standard operativi”.
E ancora: “Il generale obiettivo di riduzione della spesa nel bilancio dello Stato corrisponde a 32 miliardi di euro, pari al 4 per cento. Tale quota, riportata alla componente di pertinenza del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, pari a 7 miliardi e 800mila euro, potrebbe corrispondere per il 2014 a un’ipotesi di risparmio di 313 milioni di euro oppure, se calcolata sulla quota di 836 milioni di euro per i soli consumi intermedi, di 33 milioni di euro. La seconda ipotesi è sicuramente quella più realisticamente percorribile perché riguarda le risorse non destinate al personale rispetto al quale non è più possibile immaginare ulteriore compressione senza determinare impatti fortemente critici sulla funzionalità minima della struttura, già sensibilmente intaccata dai blocchi di turnover e contrattuali che cominciano a determinare difficoltà di gestione degli organici e della necessaria motivazione del personale”.
Il dossier esclude quindi la possibilità che si arrivi a una unificazione delle forze di polizia. E fissa i limiti della riduzione possibile: “Per la polizia la soppressione di 11 commissariati, 29 reparti della Stradale, 73 della Ferroviaria, 73 della Postale, 13 della polizia di frontiera e 50 squadre nautiche. Mentre per i carabinieri la chiusura di sei stazioni e due presidi presso scali ferroviari e aeroportuali, l’accorpamento di tre stazioni e la rimodulazioni di nove Compagnie”. Il documento sottolinea infine che “bisogna tener conto dell’accresciuta domanda di sicurezza dovuta sia alle ‘piazze calde’ sia all’aumento dei reati che sono arrivati a 2,8 milioni, vicino al picco di 2,9 milioni toccato dopo l’indulto del 2006”.
Lady Etruria
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Il Partito democratico santifica Berlinguer ma non pensa a Genovese
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Berlinguer e le lacrime di coccodrillo (del Pd)
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Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Gli Emirati Arabi Uniti sono desiderosi di migliorare la cooperazione con il vostro Paese amico, al fine di sostenere la pace e la stabilità in Medio Oriente e nel mondo, soprattutto perché i due Paesi hanno orientamenti comuni in questo senso". Lo ha affermato il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
"Sono fiducioso -ha aggiunto- che i risultati di questa visita avranno un grande impatto nel far progredire le nostre relazioni in vari campi, alla luce della volontà comune di continuare a lavorare per sviluppare queste relazioni a beneficio dei due Paesi e dei due popoli".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "I nostri Paesi condividono, accanto a una analoga sensibilità per i temi della pace e della cooperazione, una naturale vocazione agli scambi commerciali e apertura agli investimenti. Sono lieto di constatare che la collaborazione bilaterale negli ultimi anni si è notevolmente intensificata. Sono numerose le imprese italiane che operano negli Emirati Arabi Uniti e con esse è in crescita anche la comunità di italiani che nel Suo Paese vive nell’accogliente realtà emiratina". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Lo sviluppo di idee e investimenti in Italia è benvenuto -ha aggiunto il Capo dello Stato- e queste prospettive saranno opportunamente approfondite nel forum imprenditoriale che si svolgerà domani. Accanto ai settori tradizionali, troveranno certamente posto quelli d’avanguardia e maggiormente proiettati al futuro. Le sfide internazionali passano dalla capacità di affrontare e progettare la transizione energetica che ci vede già collaborare ad ambiziose iniziative, nel quadro della sempre più avvertita consapevolezza che questo sia indispensabile per garantire alle prossime generazioni un futuro che, per essere prospero, dovrà essere sostenibile".
"Abbiamo, con questa consapevolezza, collaborato con il suo Paese -ha ricordato il Presidente della Repubblica- per il raggiungimento dell’accordo sul clima, sancito dalla Cop28 di Dubai che, per la prima volta, richiama esplicitamente la necessità di avviare una transizione dai combustibili fossili".
"Quella tra Emirati Arabi Uniti e Italia è una agenda ricca di opportunità. Penso allo sviluppo del continente africano, che ha tante implicazioni anche per la sua stabilità e per la vita della comunità internazionale. Penso al tema dello spazio. A quello dell’intelligenza artificiale".
"Abu Dhabi e Roma -ha concluso Mattarella- avvertono la responsabilità di contribuire, in una fase così confusa e convulsa della vita internazionale, a fare prevalere una visione incentrata sul valore del dialogo, su uno sviluppo equilibrato e sulla tenace costruzione di relazioni positive fra gli Stati".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - "Il Mediterraneo e la regione del Medio Oriente vivono oggi un periodo di più accentuata instabilità e di profonde sofferenze. In questi tempi difficili, Emirati Arabi Uniti e Repubblica italiana hanno lavorato insieme per promuovere la pace. Abbiamo condannato con fermezza il disumano e vile attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas –che rinnova atrocità con il crudele spettacolo nella consegna degli ostaggi sopravvissuti e dei corpi di quelli uccisi- e abbiamo esercitato in questi mesi ogni sforzo perché le violenze del conflitto che vi ha fatto seguito -che hanno afflitto gravemente i civili- avessero fine. Oggi l’impegno non può che essere diretto a evitare una ripresa dei combattimenti, a tenere aperto il filo dei colloqui faticosamente costruito in questi mesi, a rimuovere i sedimenti di rancore". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel brindisi in occasione del Pranzo di Stato offerto in onore del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.
"Il ritorno alle ostilità -ha proseguito il Capo dello Stato- non è foriero né di sicurezza futura per Israele, né, tantomeno, di soluzioni per il popolo palestinese, che versa, a Gaza, in condizioni drammatiche. Con ostinazione va ripetuto che il perseguimento della prospettiva due popoli-due Stati resta l’unica in grado di garantire una pace condivisa e sostenibile. Con grande apprezzamento desidero sottolineare lo straordinario aiuto umanitario degli Emirati Arabi Uniti in favore della popolazione di Gaza. È un impegno -quello per salvare vite umane, prestare soccorso ai feriti- che ci ha visto, ancora una volta, lavorare con orgoglio fianco a fianco".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Alla vigilia della gara di campionato con il Monza e dopo il passaggio agli ottavi in Europa League, la Roma ha annunciato che "Niccolò Pisilli ha rinnovato il proprio contratto con il Club fino al 30 giugno 2029".
"Classe 2004, il centrocampista -fiore all’occhiello del settore giovanile giallorosso- è diventato rapidamente un punto di forza della Prima Squadra collezionando 34 presenze complessive (e 4 gol segnati) tra Serie A, Europa League e Coppa Italia", spiega la Roma.
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Le Associazioni dei pazienti "hanno collaborato alla stesura del policy paper di Ovarian Cancer Commitment (Occ) che si articola in sei punti: come Associazione nazionale che sostiene i portatori di mutazione dei geni Brca e le loro famiglie, due di questi ci stanno particolarmente a cuore e sono il riconoscimento dei Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) per le donne ad alto rischio cancro all’ovaio in tutte le Regioni e l’estensione dell’esenzione D99 per le persone portatrici di tumore ovarico in tutte le Regioni. Allo stato attuale soltanto 8 regioni su 20 hanno approvato il Pdta, e soltanto 10 hanno approvato l’esenzione, quindi vuol dire che ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B ancora oggi nel 2025". Così Ornella Campanella presidente aBRCAdabra in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è chiuso oggi a Roma.
Per Campanella è importante anche "il riconoscimento della chirurgia di riduzione del rischio all’interno di Lea che ad oggi non c’è – spiega - nonostante si sia ampiamente dimostrata come l’unica strategia in grado di prevenire il cancro all’ovaio nelle donne a rischio in quanto portatrici di mutazione dei geni Brca".
Roma, 23 feb. (Adnkronos) - Igino Rugiero, ex Commissario Straordinario dell’Unione Italiana Tiro a Segno (Uits) nel 2019, è uno dei tre candidati alla presidenza dell’ente pubblico e Federazione Sportiva, insieme all’ex presidente Costantino Vespasiano e all’ex atleta Valentina Turisini. Con una lunga carriera militare alle spalle svolta per molto tempo presso le più alte Istituzioni dello Stato, e con profonda passione e conoscenza delle dinamiche interne della Uits, Rugiero si presenta con un programma ambizioso e una visione chiara per il futuro dell’organizzazione che, nel caso fosse eletto, siano al servizio delle Sezioni Tsn e dello Sport e non il contrario.
Rugiero ha intrapreso un tour in tutte le regioni italiane per incontrare gli elettori, non solo per presentare il suo programma, ma anche per farsi conoscere personalmente. “Sto girando praticamente in tutte le regioni e dove non mi è possibile andare cerco di contattare personalmente i presidenti delle Sezioni di Tiro a Segno Nazionale per mettere in condizione, democraticamente, gli elettori di conoscermi non soltanto dal punto di vista programmatico che espongo ovunque io vada, ma anche perchè ritengo che il contatto reale e il guardarsi negli occhi mentre ci si confronta sia un valore aggiunto che potrebbe fare la differenza, nel bene e nel male, nelle scelte dei singoli elettori”, ha dichiarato Rugiero all’Adnkronos.
"Questo approccio mira a rispondere alle molte domande e curiosità dei Presidenti e a spiegare loro le ragioni delle spiacevoli situazioni createsi negli ultimi mesi che avevano messo in dubbio non solo la possibilità di andare ad elezioni, ma in particolare avevano destabilizzato le Sezioni di Tsn che si erano viste cadere addosso all’improvviso, senza essere mai state informate dalla Presidenza, la possibilità della approvazione di un emendamento, fortunatamente ora svanita, che avrebbe praticamente distrutto e messo in discussione la sopravvivenza di moltissime delle stesse Sezioni su tutto il territorio nazionale".
Il candidato alla presidenza sottolinea poi l’importanza di un cambiamento politico per migliorare la gestione dell’ente. “L’obiettivo di oggi, indipendentemente dalle tante cose che dovremmo iniziare a fare tutti insieme domani, è ricucire i necessari rapporti con gli Enti Vigilanti e le Istituzioni dello Stato che si sono persi nel tempo a causa di una gestione superficiale ed approssimativa molto fumosa e poco concreta”, ha affermato, riferendosi alla ultima Governance dell’Ente Pubblico e Federazione Sportiva. Rugiero ritiene che “mai come oggi la Uits ha la possibilità di guardare al futuro con ottimismo e visione pragmatica di risoluzione dei tanti temi da affrontare che da troppi anni ormai si porta avanti, il prossimo 15 e 16 marzo ad Ostia, gli elettori chiamati per scegliere il prossimo Presidente Nazionale ed il nuovo Consiglio della Uits avranno la grande opportunità di “cambiare” e di iniziare un nuovo percorso di rinascita che possa ridare alla Uits la dignità ed il riconoscimento istituzionale e sportivo che merita. Le Istituzioni tutte e lo Sport ce lo hanno praticamente chiesto facendocelo capire con i fatti, a noi tutti noti”.
Una delle sfide principali che Rugiero intenderebbe affrontare è quella di finalmente riaprire realmente, e non solo a parole, la collaborazione con il Genio Infrastrutture dell’Esercito per riportare armonia tra le parti e tracciare un percorso di confronto per risolvere le problematiche che purtroppo negli ultimi anni hanno messo in difficoltà molte Sezioni Tsn provocandone addirittura in alcuni casi la chiusura. Il suo programma prevede un percorso di risanamento e rinnovamento anche dell’aspetto sportivo a lui molto caro che riparta dalla promozione dello Sport del Tiro a Segno verso le scuole, verso i giovani e quindi verso le loro famiglie per far capire che questo è uno sport inclusivo, efficace e socialmente importante.
“Bisogna contrastare le percezioni negative legate a episodi di cronaca, bisogna far capire alle famiglie che il nostro è uno sport che può offrire ai giovani, e quindi ai loro figli, un contesto formativo e sicuro ed allo stesso tempo lontano dall’eccesso di distrazioni tecnologiche”. Con una visione chiara e un programma dettagliato, Igino Rugiero si propone come un candidato determinato a guidare l’Unione Italiana Tiro a Segno verso un futuro di rinnovamento e crescita, “Da soli si fallisce, uniti si vince”, il suo motto.
Roma, 23 feb. (Adnkronos Salute) - "La ricerca sta andando avanti spedita soprattutto dal punto di vista genetico e quindi tutta la tematica dei test molecolari è fondamentale. Oggi parliamo e sollecitiamo la rimborsabilità del test Hrd ma c’è già chi sta facendo delle proposte per la rimborsabilità non più riferita al singolo gene, come avvenuto per il Brca, ma a pannelli multigenici, che permettono di analizzare da 30 fino a 500 pannelli di geni. È una nuova prospettiva con cui guardare alle mutazioni e alla complementarietà tra test genomici e genetici e alla loro indispensabilità. L’accesso equo a test molecolari che permettono di definire la terapia su misura di ogni paziente e la possibilità di essere curate nei centri di riferimento di alta specialità, che eseguono un elevato numero di interventi chirurgici all’ovaio, non sono ancora una realtà in Italia". Lo ha detto Nicoletta Cerana presidente Acto Italia Alleanza Contro il Tumore Ovarico ETS in occasione della presentazione delle attività dell'Ovarian Cancer Commitment, nel 26esimo congresso della Società europea di oncologia ginecologica (Esgo) che si è concluso oggi a Roma.