La Turchia presto potrebbe tornare a cinguettare. La corte amministrativa di Ankara ha ordinato la sospensione del blocco di Twitter deciso venerdì scorso dal governo del premier Recep Tayyip Erdogan. La misura draconiana del “sultano” turco (da 12 anni al potere) – secondo la stampa antigovernativa – punta a impedire l’uscita di nuove indiscrezioni sugli scandali economici e su un presunto video hard che hanno coinvolto Erdogan, a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 30 marzo.
Da settimane sui social network trapelano elementi imbarazzanti per il premier e per altre personalità del suo Partito della giustizia e dello sviluppo (formazione islamica), travolti dalla “tangentopoli del Bosforo”, che ha inoltre spinto Erdogan a rimuovere migliaia di poliziotti e centinaia di magistrati, fra cui quelli maggiormente impegnati nelle inchieste sulla corruzione. Un terremoto che a dicembre ha portato all’arresto di tre figli di ministri vicinissimi al premier. “La piattaforma è faziosa e non ha impedito la sistematica diffamazione del governo”, questa la motivazione ufficiale del governo. Per gli oppositori, invece, Erdogan sarebbe stato spinto a oscurare il social media, per impedire la divulgazione di un fantomatico video hard che lo immortalerebbe con l’ex Miss Turchia, Defne Samyeli.
Resta il fatto che la decisione di imbavagliare il sito di microblogging ha scatenato un’ondata di proteste in tutto il paese e all’estero. Diversi ricorsi sono stati presentati in particolare dall’ordine degli avvocati e dall’opposizione. Anche il presidente Abdullah Gul si è dissociato dalla decisione del premier, che è stata criticata da Ue e Usa.
Ancora però non è chiaro se il governo intenda adeguarsi alla sentenza della corte amministrativa di Ankara, e ripristinare l’accesso a Twitter, in attesa che anche la Corte costituzionale turca si pronunci. Gli utenti turchi, nonostante il blocco, sono riusciti ad aggirare il bando grazie a canali alternativi. Il traffico di tweet turchi, che era aumentato subito dopo il bando, è diminuito negli ultimi giorni.