“La risposta al porno di cattiva qualità non è vietare il porno, ma fare dei porno migliori!” – scriveva la porno post modernista Annie Sprinkle nel 2001. Lo raccontava al termine di una lunga guerra, tra oscurantiste antiporno (vedi Andrea Dworkin commentata da Judith Butler o da Nadine Strossen) e femministe free sex, che negli stati Uniti si celebrava negli anni ’80 e ’90. Molti anni dopo l’Europa tinge le sue politiche movimentiste dello stesso grado di puritanesimo e parrebbe d’essere nel villaggio calvinista descritto da Lars Von Triar ne Le onde del destino o in quello protestante de Il Pranzo di Babette di Karen Blixen mentre leggiamo delle imprese colonialiste di donne che vorrebbero imporre il modello nordico a tutte noi dell’incivile sud.
Arriva dal nord Europa l’ossessione volta a purificare le città dalle sempre più inascoltate e calunniate sex workers e dallo stesso nord arriva il regresso oscurantista contro il porno. Si tinge perfino di socialdemocrazia, finge d’essere un intento in favore delle donne ma alle donne toglie parola e le riduce a semplici oggetti che possono soltanto essere vittime o tacere. Le sex workers però non tacciono ed esigono di essere ascoltate mentre propongono visioni giuridiche non repressive e che restituiscano loro diritti e garanzie. Non tacciono neppure le donne che guardano, godono, vivono, fanno porno, ciascuna alla loro maniera, per quanto la legge italiana sia oltremodo punitiva e limitante in questo.
Così è dagli stessi mondi in cui la moralizzazione contro la pornografia è stata o è forte che arriva, per fortuna, una risposta culturale differente dalla quale possiamo prendere spunto. Non solo Sprinkle ma anche la regista Engberg, di cui più giù leggeremo il manifesto per una pornografia al femminile, seguono Erika Lust, le registe francesi dei corti X-Femmes, c’è la casa di produzione Zentropa fondata da Lars Von Triar che produce porno girati da donne per donne (Constance di Knud Vesterkiv, Pink Prison di Lisbeth Lynghoft, All about Anna di Jessica Nilsson), ci sono molte autoproduzioni postporno realizzate da donne per i canali indieporn e al contempo c’è un ampio filone politicizzato, femminista, di cui oggi possiamo godere, per esempio, leggendo anche qualche spunto di Beatriz Preciado.
In Italia di porno parla la mostra Art for Porn, il 29 e il 30 marzo in Via Natale del Grande 21 a Roma, in cui si venderanno opere per finanziare film porno a cura di dieci registe che si ispirano ad un Manifesto ideato da Mia Engberg, svedese, regista dei corti Dirty Diaries. Il manifesto dice:
1. Siamo belle come siamo. Al diavolo gli ideali di bellezza malati! Odiando profondamente se stesse, le donne consumano molta della loro energia e sviliscono la propria creatività. L’energia che potrebbe essere diretta all’esplorazione della nostra sessualità e del potere che abbiamo, viene prosciugata da diete e cosmetici. Non lasciare che i poteri commerciali controllino i tuoi bisogni e desideri.
2. Difendi il diritto di essere arrapata. La sessualità maschile è considerata una forza della natura che va soddisfatta a tutti i costi. Quella delle donne viene accettata solo se si adatta ai bisogni dell’uomo. Sii arrapata a modo tuo.
3. Una brava ragazza è una ragazza cattiva. Ci hanno nutrite del cliché culturale per cui le donne sessualmente attive e indipendenti sono o pazze o lesbiche e quindi pazze. Vogliamo vedere e fare film in cui Betty Blue, Ophelia e Thelma & Louise alla fine non devono morire.
4. Distruggi capitalismo e patriarcato. L’industria del porno è sessista perché viviamo in una società patriarcale e capitalista. Si arricchisce dei bisogni che la gente ha di sesso ed erotismo e nel farlo sfrutta le donne. Per combattere il pornosessismo devi distruggere capitalismo e patriarcato.
5. Sconce quanto ci pare. Godi, decidi o lascia perdere. Di’ NO quando ti pare, per essere in grado di dire Sì quando vuoi TU.
6. L’aborto legale e libero è un diritto umano! Tutti hanno il diritto al controllo del proprio corpo. Ogni anno milioni di donne subiscono gravidanze non volute e muoiono per aborti illegali. Fanculo la morale buona solo a predicare contro il controllo delle nascite e l’informazione sessuale.
7. Combatti il vero nemico! La censura non può liberare la sessualità. Fintanto che le immagini sessuali sono tabù, l’immagine della sessualità delle donne non potrà cambiare. Non attaccate le donne perché mostrano il sesso. Attaccate il sessismo che cerca di controllare la nostra sessualità.
8. Sii queer! Chi si oppone all’erotismo spesso è omofobico e spessissimo è transfobico. Noi non crediamo nella lotta tra i sessi ma nella lotta contro i sessi. Identificati col genere che vuoi e fai l’amore con chi ti pare. Sessualità è diversità.
9. Usa protezioni. “I’m not saying go out an’ do it, but if you do, strap it up before you smack it up” [non dico di uscire e andare a scopare, ma se scopi, coprilo prima di fartelo sbattere dentro] Missy Elliot.
10. Fai da te. L’erotismo è buono e ne abbiamo bisogno. Siamo fermamente convinte che sia possibile creare un’alternativa all’industria pornografica mainstream facendo i film sexy che ci piacciono”.
Le Ragazze del Porno finanzieranno il loro progetto di corti in crowdfunding su Indiegogo. L’altro progetto in crowdfunding che si prepara a sbarcare in Italia è quello di Diana J. Torres che in occasione della pubblicazione del suo libro “Pornoterrorismo“ in lingua italiana nel mese di aprile attraverserà Palermo, Napoli, Roma, Bologna, Genova, Milano, Rho, Torino, per raccontare di femminismo pro/sex e assunzione di sessualità e dei corpi come “territori da decolonizzare dalla repressione patriarcale, ecclesiastica e capitalistica”.
Il porno che si propone è provocatorio, antisessista, è queer, non teme i modelli standard di bellezza ma amplia l’offerta, perché sesso, sensualità, erotismo, riguardano chiunque e l’eccitazione non deriva da inquadrature statiche che misurano soltanto la lunghezza di un pene o l’ampiezza di una vagina ma può realizzarsi se piacere, pelle, carne riguardano anche altri dettagli. Il porno offre molta più scelta di quel che, con tutto il rispetto, si vede di solito ed è un territorio da attraversare, decostruire, sovvertire, scardinare, perché i linguaggi non si censurano, piuttosto si studiano, si rielaborano e si riadattano ai nostri gusti per non subire una imposizione culturale che impatta sul nostro immaginario e sul nostro desiderio senza lasciarci esplorare quello che ci piace. Perché il porno ci piace. E se non vi piace, semplicemente, non guardatelo e non fate lezioni morali alle ragazze che lo praticano e lo guardano esercitando la propria libertà di scelta. Il corpo è mio e lo gestisco io. E se qualcuna vuole raccontare un altro genere di pornografia perché non dovrebbe farlo?
Passate parola
Il porno è mio e lo gestisco io!
“La risposta al porno di cattiva qualità non è vietare il porno, ma fare dei porno migliori!” – scriveva la porno post modernista Annie Sprinkle nel 2001. Lo raccontava al termine di una lunga guerra, tra oscurantiste antiporno (vedi Andrea Dworkin commentata da Judith Butler o da Nadine Strossen) e femministe free sex, che negli stati Uniti si celebrava negli anni ’80 e ’90. Molti anni dopo l’Europa tinge le sue politiche movimentiste dello stesso grado di puritanesimo e parrebbe d’essere nel villaggio calvinista descritto da Lars Von Triar ne Le onde del destino o in quello protestante de Il Pranzo di Babette di Karen Blixen mentre leggiamo delle imprese colonialiste di donne che vorrebbero imporre il modello nordico a tutte noi dell’incivile sud.
Arriva dal nord Europa l’ossessione volta a purificare le città dalle sempre più inascoltate e calunniate sex workers e dallo stesso nord arriva il regresso oscurantista contro il porno. Si tinge perfino di socialdemocrazia, finge d’essere un intento in favore delle donne ma alle donne toglie parola e le riduce a semplici oggetti che possono soltanto essere vittime o tacere. Le sex workers però non tacciono ed esigono di essere ascoltate mentre propongono visioni giuridiche non repressive e che restituiscano loro diritti e garanzie. Non tacciono neppure le donne che guardano, godono, vivono, fanno porno, ciascuna alla loro maniera, per quanto la legge italiana sia oltremodo punitiva e limitante in questo.
Così è dagli stessi mondi in cui la moralizzazione contro la pornografia è stata o è forte che arriva, per fortuna, una risposta culturale differente dalla quale possiamo prendere spunto. Non solo Sprinkle ma anche la regista Engberg, di cui più giù leggeremo il manifesto per una pornografia al femminile, seguono Erika Lust, le registe francesi dei corti X-Femmes, c’è la casa di produzione Zentropa fondata da Lars Von Triar che produce porno girati da donne per donne (Constance di Knud Vesterkiv, Pink Prison di Lisbeth Lynghoft, All about Anna di Jessica Nilsson), ci sono molte autoproduzioni postporno realizzate da donne per i canali indieporn e al contempo c’è un ampio filone politicizzato, femminista, di cui oggi possiamo godere, per esempio, leggendo anche qualche spunto di Beatriz Preciado.
In Italia di porno parla la mostra Art for Porn, il 29 e il 30 marzo in Via Natale del Grande 21 a Roma, in cui si venderanno opere per finanziare film porno a cura di dieci registe che si ispirano ad un Manifesto ideato da Mia Engberg, svedese, regista dei corti Dirty Diaries. Il manifesto dice:
1. Siamo belle come siamo. Al diavolo gli ideali di bellezza malati! Odiando profondamente se stesse, le donne consumano molta della loro energia e sviliscono la propria creatività. L’energia che potrebbe essere diretta all’esplorazione della nostra sessualità e del potere che abbiamo, viene prosciugata da diete e cosmetici. Non lasciare che i poteri commerciali controllino i tuoi bisogni e desideri.
2. Difendi il diritto di essere arrapata. La sessualità maschile è considerata una forza della natura che va soddisfatta a tutti i costi. Quella delle donne viene accettata solo se si adatta ai bisogni dell’uomo. Sii arrapata a modo tuo.
3. Una brava ragazza è una ragazza cattiva. Ci hanno nutrite del cliché culturale per cui le donne sessualmente attive e indipendenti sono o pazze o lesbiche e quindi pazze. Vogliamo vedere e fare film in cui Betty Blue, Ophelia e Thelma & Louise alla fine non devono morire.
4. Distruggi capitalismo e patriarcato. L’industria del porno è sessista perché viviamo in una società patriarcale e capitalista. Si arricchisce dei bisogni che la gente ha di sesso ed erotismo e nel farlo sfrutta le donne. Per combattere il pornosessismo devi distruggere capitalismo e patriarcato.
5. Sconce quanto ci pare. Godi, decidi o lascia perdere. Di’ NO quando ti pare, per essere in grado di dire Sì quando vuoi TU.
6. L’aborto legale e libero è un diritto umano! Tutti hanno il diritto al controllo del proprio corpo. Ogni anno milioni di donne subiscono gravidanze non volute e muoiono per aborti illegali. Fanculo la morale buona solo a predicare contro il controllo delle nascite e l’informazione sessuale.
7. Combatti il vero nemico! La censura non può liberare la sessualità. Fintanto che le immagini sessuali sono tabù, l’immagine della sessualità delle donne non potrà cambiare. Non attaccate le donne perché mostrano il sesso. Attaccate il sessismo che cerca di controllare la nostra sessualità.
8. Sii queer! Chi si oppone all’erotismo spesso è omofobico e spessissimo è transfobico. Noi non crediamo nella lotta tra i sessi ma nella lotta contro i sessi. Identificati col genere che vuoi e fai l’amore con chi ti pare. Sessualità è diversità.
9. Usa protezioni. “I’m not saying go out an’ do it, but if you do, strap it up before you smack it up” [non dico di uscire e andare a scopare, ma se scopi, coprilo prima di fartelo sbattere dentro] Missy Elliot.
10. Fai da te. L’erotismo è buono e ne abbiamo bisogno. Siamo fermamente convinte che sia possibile creare un’alternativa all’industria pornografica mainstream facendo i film sexy che ci piacciono”.
Le Ragazze del Porno finanzieranno il loro progetto di corti in crowdfunding su Indiegogo. L’altro progetto in crowdfunding che si prepara a sbarcare in Italia è quello di Diana J. Torres che in occasione della pubblicazione del suo libro “Pornoterrorismo“ in lingua italiana nel mese di aprile attraverserà Palermo, Napoli, Roma, Bologna, Genova, Milano, Rho, Torino, per raccontare di femminismo pro/sex e assunzione di sessualità e dei corpi come “territori da decolonizzare dalla repressione patriarcale, ecclesiastica e capitalistica”.
Il porno che si propone è provocatorio, antisessista, è queer, non teme i modelli standard di bellezza ma amplia l’offerta, perché sesso, sensualità, erotismo, riguardano chiunque e l’eccitazione non deriva da inquadrature statiche che misurano soltanto la lunghezza di un pene o l’ampiezza di una vagina ma può realizzarsi se piacere, pelle, carne riguardano anche altri dettagli. Il porno offre molta più scelta di quel che, con tutto il rispetto, si vede di solito ed è un territorio da attraversare, decostruire, sovvertire, scardinare, perché i linguaggi non si censurano, piuttosto si studiano, si rielaborano e si riadattano ai nostri gusti per non subire una imposizione culturale che impatta sul nostro immaginario e sul nostro desiderio senza lasciarci esplorare quello che ci piace. Perché il porno ci piace. E se non vi piace, semplicemente, non guardatelo e non fate lezioni morali alle ragazze che lo praticano e lo guardano esercitando la propria libertà di scelta. Il corpo è mio e lo gestisco io. E se qualcuna vuole raccontare un altro genere di pornografia perché non dovrebbe farlo?
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Medio Oriente, la diretta – Raid israeliani in Libano e tank in Cisgiordania. Hamas: “Con rinvio rilascio detenuti tregua a rischio”
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Il Cremlino giudica "del tutto comprensibile" la reazione ostile del presidente americano Donald Trump nei confronti del suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, descritto mercoledì scorso come un "dittatore".
"Zelensky fa affermazioni errate sui capi di Stato, lo ha fatto più volte", ha accusato il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov. "Nessun presidente tollererebbe questo tipo di trattamento. Questa reazione è quindi del tutto comprensibile", ha detto. Volodymyr Zelensky aveva affermato che il presidente americano viveva in uno "spazio di disinformazione" russo dopo che Donald Trump aveva accusato l’Ucraina di essere responsabile del conflitto innescato da Mosca il 24 febbraio 2022.
Tel Aviv, 23 feb. (Adnkronos) - La deputata democratica israeliana Naama Lazimi sostiene che il figlio del primo ministro Benjamin Netanyahu sia stato “esiliato” all’estero dopo aver picchiato il padre. La parlamentare dell'opposizione ha rilasciato questa dichiarazione durante una riunione della Commissione Finanze della Knesset, mentre poneva domande sul finanziamento della visita di di Sara Netanyahu negli Stati Uniti e sui costi annuali della sicurezza per Yair Netanyahu, che vive a Miami.
"Vorrei chiedere se questa cifra è ancora in bilancio e se c'è ancora l'intenzione di finanziare la permanenza di Yair Netanyahu perché ha colpito il primo ministro ed è stato costretto ad andare all'estero perché ha danneggiato un simbolo del governo", ha domandato la parlamentare.
Il partito Likud di Netanyahu ha risposto che le affermazioni della Lazimi sono "una menzogna spregevole, un nuovo punto basso verso il fondo della fogna della sinistra", aggiungendo che chiunque ripeterà tale affermazione verrà citato in giudizio. "Naama Lazimi dovrebbe essere privata della sua immunità e del suo stipendio, così come chiunque ripeta questa spregevole menzogna verrà querelato".
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il dialogo tra due presidenti davvero straordinari è promettente. È importante che nulla ostacoli l'attuazione della loro volontà politica". Lo ha dichiarato il portavoce della presidenza russa Dmitri Peskov in un'intervista alla televisione, parlando della fermezza degli Stati Uniti nei confronti di Kiev e sulle dichiarazioni ostili di Trump nei confronti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Roma, 23 feb. - (Adnkronos) - Resterà per sempre il cantante di "Bandiera gialla", canzone simbolo della musica leggera degli anni '60: Gianni Pettenati è morto nella sua casa di Albenga (Savona) all'età di 79 anni. L'annuncio della scomparsa, avvenuta nella notte, è stato dato con un post sui social dalla figlia Maria Laura: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Maria Laura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lasciato papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte. Le esequie si terranno in forma strettamente riservata".
Nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, Gianni Pettenati debutta nel 1965, vincendo il Festival di Bellaria ed entra a far parte del gruppo degli Juniors e nel 1966, accompagnato dallo stesso gruppo, incide il suo primo 45 giri, una cover di "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola", seguita da quello che rimane il suo maggiore successo "Bandiera gialla", versione italiana di "The pied piper" incisa lo stesso anno da Patty Pravo (in lingua originale, come lato B del singolo "Ragazzo Triste" per la promozione del locale Piper Club di Roma, diventando il brano simbolo della famosa discoteca), diventata un evergreen, immancabile quando si gioca al karaoke o nelle serate revival nelle discoteche e nelle feste. Il 45 giri successivo, nuovamente con gli Juniors, è "Il superuomo" (cover di "Sunshine superman" di Donovan), mentre sul lato B del disco compare "Puoi farmi piangere" (cover di "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins, incisa con l'arrangiamento della versione di Alan Price), con il testo italiano di Mogol. Sempre nel 1967 Pettenati partecipa al Festival di Sanremo con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala Reale sul Canale Nazionale della Rai in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa, e con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano molto fortunato che il cantante piacentino ha sempre riproposto nei suoi concerti. Seguono altri successi come "Caldo caldo", "Cin cin", "I tuoi capricci" e collaborazioni artistiche con diversi autori della canzone italiana. Critico musicale, Pettenati è autore di diversi libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui "Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane" (Ricordi, con Red Ronnie); "Gli anni '60 in America" (Edizioni Virgilio); "Mina come sono" (Edizioni Virgilio); "Io Renato Zero" (Edizioni Virgilio); "Alice se ne va" (Edizioni Asefi). Nel 2018 era stata concessa a Pettenati la legge Bacchelli che prevede un assegno vitalizio di 24mila euro annui a favore di cittadini illustri, con meriti in diversi campi, che versino in stato di particolare necessità. (di Paolo Martini)
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti della polizia municipale.
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il destino ha voluto così, Dio ha voluto così, se così posso dire. Una missione tanto difficile quanto onorevole - difendere la Russia - è stata posta sulle nostre e vostre spalle unite". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin ai soldati che hanno combattuto in Ucraina, durante una cerimonia organizzata al Cremlino in occasione della Giornata dei Difensori della Patria.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invocato l'unità degli Stati Uniti e dell'Europa per giungere a una "pace duratura", alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa e sulla scia della svolta favorevole a Mosca presa da Donald Trump.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per una pace duratura e giusta per l'Ucraina. Ciò è possibile con l'unità di tutti i partner: ci vuole la forza di tutta l'Europa, la forza dell'America, la forza di tutti coloro che vogliono una pace duratura", ha scritto Zelensky su Telegram.