Fiat si porta il Corriere della Sera anche a Wall Street e sull’investimento (in perdita) nel quotidiano tiene la linea di Gianni Agnelli che sosteneva di aver partecipato al salvataggio del giornale ai tempi della P2 per il bene della collettività. E’ quanto emerso a margine dell’assemblea annuale della casa automobilistica italiana che si prepara alle nozze con Chrysler e, quindi, al trasloco. “Non abbiamo nessuna intenzione di scorporare Rcs con la quotazione di Fiat Chrysler a New York, resterà in pancia”, ha detto Sergio Marchionne dell’editrice del quotidiano di cui Fiat è il primo azionista dalla scorsa estate. “Su Rcs non c’è stata alcuna divergenza tra me e John Elkann, sono solo pettegolezzi. Le nostre decisioni sono totalmente condivise”, a poi aggiunto.
Dal canto suo l’erede degli Agnelli ci tiene a sottolineare che “Fiat è azionista di Rcs da trent’anni, non siamo stati né Sergio né io a decidere di entrare nell’editoria. Un anno fa stava per fallire, i soci hanno dato il via libera al pacchetto di rifinanziamento, mancava la parte importante per completare l’operazione e per senso di responsabilità ci siamo impegnati a salvare Rcs dal fallimento”. Un po’ appunto come era solito raccontare suo nonno a proposito del salvataggio della Rizzoli post scandalo Ambrosiano.
“Affrontiamo i problemi e se non l’avessimo affrontato si sarebbe parlato del fallimento di Rcs”, ha proseguito il presidente della Fiat. “Eravamo convinti che Rcs potesse essere una società normale. C’è stato un dibattito sul tema editori puri o non puri, ma il fatto è che le società editrici sono bene o mal gestite indipendentemente dall’assetto proprietario. Due anni fa, quando si è trattato di rivedere il cda, abbiamo preso posizioni molto forti: abbiamo ritenuto che fosse meglio un consiglio ridotto, non di venti persone, senza esponenti diretti degli azionisti. Abbiamo sempre lavorato affinchè Rcs potesse essere una società normalizzata. Quello che ha deciso il cda venerdì scorso va in questa direzione: la conversione delle categorie di azioni, maggior presenza degli azionisti di minoranza. Sono quindi decisioni che voteremo favorevolmente in assemblea”. Non solo. Elkann è talmente persuaso del buon esito dell’operazione da sbilanciarsi a promettere che “non ci saranno altri investimenti in Rcs, la società non ne ha assolutamente bisogno”, anche se sul gruppo editoriale pende una seconda tranche di ricapitalizzazione dopo quella della scorsa estate.
Film analogo anche se più prudente, del resto, da parte di Marchionne che ha tenuto a rimarcare la sua fiducia nell’ad di Rcs, Pietro Scott Jovane e ne ha approfittato per ribattare a Diego Della Valle, pur senza nominarlo. “Sono convinto che l’azienda si stia risanando. Non è un’industria facile, quindi avrà anche i suoi problemi andando avanti, ma l’impostazione è quella giusta. Da amministratore delegato dico che non è piacevole leggere sui giornali persone che non sono nemmeno coinvolte nella gestione del business e che sono azionisti anche di minoranza che continuano a esprimere opinioni negative verso persone che stanno gestendo e che stanno gestendo io darei lo spazio di fare quello che devono fare”.