“Gli islandesi? In inverno li vedi in giro in maglietta e infradito. Si soffiano il naso senza fazzoletto, fuori dal finestrino dell’auto, ruttano e si mettono le dita nel naso in pubblico. Credono di essere dei vichinghi. Poi in estate con un po’ di sole si bruciano la pelle. Tutto l’anno bevono come spugne e in preda all’alcol diventano aggressivi. Birra e whisky li fanno in casa. Sono curiosi, a volte disponibili, per di più orgogliosi. Per gli scandinavi sono dei malavitosi”. Riccardo Mazzei, 35 anni, e Tamara Ricotta, 39, descrivono la loro personale visione dell’Islanda. Sono di Macerata e da aprile si sono trasferiti nell’isola. “Gli islandesi – dicono, descrivendo quanto hanno visto finora – si vestono a cipolla. Doppio o triplo strato di pantaloni perché il vento dà fastidio. Ci possono essere oltre trenta gradi di escursione termica: dai 25 gradi sulla costa ai meno 12 a soli venti chilometri di distanza”. E il paesaggio, spesso considerato ricco di meraviglie naturali, per loro è fatto di “ghiaccio, neve, muschio, lichene e niente di più. Le stagioni di mezzo non ci sono. E l’estate dura un paio di settimane”.
Cosa ci fanno Riccardo e Tamara tra gli islandesi? L’approdo è per caso. La fuga dall’Italia risale al novembre 2012. Prima destinazione: Danimarca. “Con la crisi avevamo perso tutto: lavoro, casa, macchina”. Si sono indebitati e il lavoro stagionale era la formula migliore per fare soldi in poco tempo. “Abbiamo lavorato in una fattoria con le mucche come volontari con vitto e alloggio spesato: almeno ci siamo garantiti un tetto per l’inverno. Scaduto il contratto, abbiamo risposto all’annuncio della serra in Islanda. Ci piace l’agricoltura, magari con vitto e alloggio incluso”. Per questo in Italia mandano il curriculum solo in Valle d’Aosta e in Trentino Alto Adige dove è più facile trovare soluzioni del genere. Ma, per ora, ancora niente da fare.
Oggi la coppia per sbarcare il lunario coltiva insalata, pomodori, cavoli, erbe e spezie. “Sono tutti geneticamente modificati, perché qui gli sono legali”, dicono. I due parlano poi della loro occupazione: “Il lavoro in serra è uno dei più disprezzati dalla gente del posto: troppe ore, salario basso, capi sbruffoni. Per questo lo rifilano agli stranieri”. Loro guadagnano circa 1200 euro a testa al mese. E dicono di essere benvisti dai locali perché hanno accettato di fare quel lavoro senza fare storie. Spiegano che se osano “baciarsi lungo la strada o al pub” vengono “fulminati con gli occhi o ripresi”. Nella loro esperienza, inoltre, la conoscenza della lingua risulta essere fondamentale per instaurare un rapporto con la popolazione locale (“finché non parli nella loro lingua non ti danno quello che gli chiedi, e neppure ti guardano”) e hanno riscontrato che gli islandesi “di solito evitano il contatto fisico, anche tra di loro, sono introversi e non vanno a trovarsi. Oppure, quando lo fanno, devono portarsi cibo e bibite da casa”.
Lei e il suo ragazzo condividono un appartamento con due polacchi, ventenni, nel villaggio di Laugaras, a 30 chilometri da Selfoss e cento da Reykjavík, la capitale. Per Tamara, però, è “alienante” vivere su un’isola di 103mila chilometri quadrati con poco più di 320 mila anime, soltanto cinque città e parecchi villaggi sperduti. I due, poi, non hanno l’auto. Gliela presta il datore di lavoro una volta alla settimana per andare al supermercato più vicino, a circa mezz’ora di distanza. Il costo della vita per la coppia è altissimo. “Per un pacchetto di sigarette spendi 8 euro e una bottiglia di vino costa almeno 10 euro”. Per il resto, in media, spendono il doppio o il triplo rispetto all’Italia. “Eccetto i biscotti – precisano -, che abbiamo trovato anche a un euro. Anche il pesce è caro, perché la maggior parte viene esportato e qui ne rimane pochissimo”. I due, inoltre, hanno constatato che “beveroni vitaminici e integratori sono molto diffusi”.
Nonostante abbiano lasciato l’Italia, per Tamara e Riccardo la vita in Islanda non è semplice. “Siamo in affitto senza contratto, paghiamo 280 euro al mese. In nove mesi ci hanno dato solo due buste paga, il resto sottobanco. Gli straordinari invece sono pagati a forfait”. E le tasse? “Un giorno – racconta Riccardo – ho chiesto al boss che fine avesse fatto la mia taxcard, la tessera su cui lui dovrebbe caricare il pagamento delle tasse. La reazione? Mi ha preso per le braccia e mi ha rispedito a lavorare”. Tra le mura di casa, proseguono, “gli islandesi coltivano l’erba da fumare” e “fanno tanti figli, minimo tre, massimo sette”. Poi, il capitolo cibo: “Mangiano pesce lesso, patate lesse, carne di cavallo, salumi locali, zuppe, testa di agnello bollita (esposte nei congelatori dei supermarket: metà o intera) o squalo lasciato marcire all’aria aperta. Si chiama hákarl e sa di ammoniaca, visto che qui lo squalo contiene un’alta percentuale di urea e sostanze tossiche”.
Per la coppia gli islandesi hanno molte abitudini che li avvicinano alla cultura statunitense. “Jeep e pick-up con le ruote alte un metro e 20, cibo pronto, tanti hot dog e la tv con attacco al satellite americano (loro hanno solo un canale nazionale)”. Dulcis in fundo, per i due ragazzi l’isola non è sinonimo di natura incontaminata e buone pratiche. “Oltre a consentire i cibi transgenici, smaltiscono i pesticidi direttamente nelle fogne – dice Tamara -. La nostra serra è fatiscente, come molte altre: vetri rotti e ovunque gatti, topi, uccelli che fanno i loro bisogni”. La storia però che non serve il gas per cucinare o riscaldare la casa perché ci sono le falde acquifere bollenti (oltre a quelle fredde) è verissima: “Girando il rubinetto al massimo del calore, l’acqua è di cento gradi. Se non stai attento, ti ustioni”.
Nota della Redazione web:
Non era intenzione de ilfattoquotidiano.it e della giornalista autrice del pezzo offendere gli islandesi. Il nostro proposito era solo quella di raccontare un’esperienza – probabilmente negativa – di due italiani all’estero. Ringraziamo chi ci ha inviato precisazioni. Abbiamo provveduto a modificare nell’articolo alcune espressioni non virgolettate e da alcuni ritenute offensive.
Modificato da Redazione Web alle 18.05