Il costo complessivo che la Banca d’Italia dovrà sostenere per l’utilizzo di personale esterno, nell’ambito dell’esame della Bce sullo stato di salute della banche nazionali, è di “poco più di 20 milioni di euro e può raggiungere un tetto di 30 milioni” in caso di “una serie di servizi aggiuntivi”. Lo ha detto in un’audizione alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento della Vigilanza Bancaria e Finanziaria di Bankitalia, a proposito dei consulenti esterni che affiancano i funzionari di via Nazionale nella revisione della qualità degli attivi creditizi (Aqr) delle 15 banche italiane che da novembre passeranno sotto la Vigilanza unica europea assieme e di 10 filiali di gruppi esteri.
“Il costo è interamente a carico” di Bankitalia, ha spiegato Barbagallo. Via Nazionale avrebbe anche potuto fare a meno dei consulenti esterni, ma l’utilizzo di parti terze “è stato giudicato dalla Bce importante per garantire il rispetto dei tempi previsti e degli standard richiesti per il comprehensive assessment (la valutazione complessiva, ndr), oltre che per fornire al mercato e agli investitori garanzie di imparzialità e robustezza”. Il capo della Vigilanza ha poi precisato che la Banca d’Italia si avvale della consulenza di Oliver Wyman: “La scelta si è rivelata obbligata, avendo la Bce selezionato tale operatore per la conduzione dell’esercizio a livello accentrato”. L’impiego importante di risorse interne “ha consentito di contenere il ricorso a terze parti, rispetto ad altre realtà europee”, ha poi sottolineato Barbagallo. In questa fase, ”l’apporto dei revisori esterni è di circa un terzo (65 professionisti) delle risorse impiegate dalla Banca d’Italia (180 circa); per l’intero progetto, il numero di dipendenti della Banca d’Italia complessivamente mobilitati si ragguaglia a oltre 250″. Il numero complessivo delle terze parti dipenderà dal numero di esperti immobiliari necessari per la redazione delle perizie (ad oggi previste in circa 18.000)”.
Barbagallo ha poi escluso il rischio che l’autonomia e l’indipendenza della Banca Centrale possano essere messe a rischio: il Dl 25 del 2014, che consente alla Banca d’Italia di utilizzare consulenti esterni, prevede infatti che via Nazionale e ministero dell’Economia “concordino le modalità con cui condividere le informazioni relative all’esercizio di valutazione approfondita, anch’esse coperte da segreto d’ufficio” e “l’accordo che sarà di conseguenza stipulato assicurerà che le informazioni che perverranno al ministero – limitate al comprehensive assessment – siano quelle necessarie e sufficienti all’assolvimento dei compiti prima richiamati”.
“Alle banche che risulteranno più deboli”, ha ricordato infine Barbagallo, “saranno richieste misure correttive volte a rafforzarne la solidità patrimoniale. Eventuali fabbisogni di capitale dovranno essere soddisfatti innanzitutto attingendo alle risorse degli intermediari: evitando di distribuire dividendi, cedendo attività non strategiche, contenendo tutte le voci di costo, incluse le remunerazioni dell’alta dirigenza. Laddove necessario, le banche procederanno ad aumenti di capitale sul mercato. In ultima istanza e in via puramente ipotetica, per far fronte a eventuali residue esigenze di ricapitalizzazione potrebbe essere necessario ricorrere all’intervento pubblico”.