“Ho raccolto le testimonianze di oltre 500 docenti che lavorano nelle scuole paritarie senza essere retribuiti, o che ricevono solo 2-3 euro all’ora in cambio del punteggio per le graduatorie scolastiche. Si prestano a questo ricatto perché sanno che in futuro un buon punteggio li potrà aiutare ad entrare nel sistema pubblico dell’istruzione”. A parlare è Paolo Latella, segretario del sindacato Unicobas Scuola della Lombardia, che denuncia da tempo questa anomalia che si trasforma in truffa in alcune scuole paritarie, approfittando del sistema delle graduatorie. Ha creato un gruppo su Facebook, “L’esercito dei prof, ata e alunni in difesa della scuola pubblica statale”, nel quale riceve le segnalazioni degli insegnanti sfruttati, disposti a tutto pur di realizzare il sogno di un posto di lavoro nel settore statale. Ha realizzato anche una “cartina dello sfruttamento”, indicando tutte le zone in Italia che gli sono state segnalate.
Ci sono storie da quasi tutte le province del Sud, ma non mancano casi anche dal Centro (Latina, Roma, Pescara) e dal Nord (Milano, Varese, Brescia, Sondrio, Pordenone, Trieste). Qualche settimana fa Latella ha denunciato alle autorità di aver ricevuto telefonate con minacce di morte in seguito alla sua pubblicazione di un dossier sull’argomento.
Un docente di una scuola paritaria della provincia di Napoli racconta al Fatto, in forma anonima, la sua esperienza: “Mi davano delle buste paga fasulle, le firmavo senza ricevere alcun introito economico. Loro, in cambio, mi versavano i contributi, per cui io risultavo stipendiato”. “Si tratta di un ricatto vero e proprio – continua – perché i proprietari dell’istituto ti fanno sentire questa condizione come un piacere che ti stanno facendo. Sanno che, se non ti presti tu a questo ricatto, ci sarà sicuramente qualcun altro che lo farà al posto tuo. È quasi un rapporto di schiavitù che si instaura tra noi e queste persone”.
La parità scolastica, entrata in vigore nel 2000, pone sullo stesso livello le scuole paritarie (private o gestite dagli enti locali) alle scuole pubbliche statali, previo accertamento da parte dell’Ufficio scolastico regionale del possesso dei requisiti di qualità ed efficacia previsti dalla legge. Il riconoscimento della parità permette a una scuola di rilasciare titoli di studio aventi valore legale e ai docenti di prestare un servizio di insegnamento cumulabile, in termini di punteggio, a quello svolto nelle scuole statali. Lo Stato, sempre attraverso gli Uffici scolastici regionali, eroga alle quasi 14mila scuole paritarie italiane finanziamenti pari a 498 milioni di euro annui (dato Miur relativo al 2013), ai quali vanno aggiunti i fondi stanziati dagli enti locali (le paritarie gestite dai Comuni sono 2500).
In molti casi le paritarie svolgono una funzione importante di supporto alle carenze del sistema statale, soprattutto nella materna e nella primaria, e ci sono casi di paritarie di eccellenza, a macchia di leopardo, in tutta Italia. Eppure l’assenza di controlli e la difficoltà da parte del ministero dell’Istruzione di monitorare non solo il mantenimento dei requisiti di qualità ed efficacia, ma anche il rispetto della legalità, hanno portato negli ultimi anni a una degenerazione del sistema della scuola non statale, che è diventato un business molto allettante per molti imprenditori.
“Io venivo pagato 3 euro all’ora ed ero tra i fortunati perché guadagnavo 250 euro al mese per 15 ore a settimana – spiega un altro ex docente di un scuola paritaria del centro di Napoli – ma conosco persone che dovevano pagarsi anche i contributi. Si ha l’idea che questo lavoro sia pessimo, ma l’alternativa è il nulla più totale. Per questo non si denuncia. E poi si è complici di un imbroglio: devo dire che sono connivente anch’io, anche se non ci ho dormito la notte. Al di là dell’aspetto economico, si è ricattati quotidianamente e costretti a fare continue irregolarità, come mettere presenze a chi non è in classe. Per uno che nella vita vuole fare l’educatore è un incubo avere a che fare con un sistema del genere”, conclude.
In Campania, dove gli ispettori ministeriali sono appena tre e le scuole da monitorare, tra statali e non statali, più di 8mila, i controlli non possono arrivare in tutti gli istituti e, in alcuni casi, è emerso un sistema di collusione dei proprietari con le autorità di controllo. E’ successo all’”Achille Lauro” di Torre Annunziata, dove ad aprile 2013 l’intervento della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di un ispettore dell’Ufficio scolastico regionale. Anche il sequestro del “Luca Pacioli” di Nola ha fatto emergere un sistema di collusione a tutti i livelli. L’assenza di controlli ha trasformato la scuola paritaria, specialmente al Sud, in un business basato sull’illegalità, che da un lato crea classi-fantasma e regala diplomi in cambio di soldi, dall’altro si basa sullo sfruttamento del lavoro dei docenti in cambio del sogno di un lavoro nella scuola statale.
“Le maggiori irregolarità si verificano nella scuola secondaria di primo e secondo grado (pari a circa 2600 istituti sul totale – dato Miur, ndr), dove moltissimi docenti non solo sono costretti a firmare false buste paga in cambio di lavoro non retribuito o retribuito pochissimo ma, addirittura, a volte sono obbligati a pagarsi da soli i contributi” spiega al Fatto Quotidiano il sindacalista di Cgil Campania Norberto Gallo. I docenti raramente denunciano il trattamento ricevuto, sia perché considerano la possibilità di ottenere punteggio nella scuola paritaria un privilegio rispetto ad altri colleghi (molti i casi di docenti raccomandati per lavorare senza retribuzione nelle paritarie), sia perché sono di fatto complici di gravi violazioni, come la truffa allo Stato o le false dichiarazioni di presenza degli studenti.
Gallo evidenzia alcuni picchi di illegalità che possono essere raggiunti da questi imprenditori dell’istruzione: “Recentemente abbiamo aperto delle vertenze con delle scuole che, costrette dal governo Monti a versare lo stipendio tramite bonifico bancario, erano arrivate a un compromesso con l’insegnante: versavano lo stipendio chiedendone poi la restituzione in contanti. Il rischio, in questa situazione di assenza di controlli, è che l’intero sistema dell’istruzione subisca una degradazione totale, anche con la complicità dei docenti”.
I casi di illegalità riguardano tutto il territorio nazionale. Emblematico quanto accaduto a ottobre 2013 nella provincia di Pordenone, dove è stato arrestato il crotonese Pasquale Mungari, segretario nazionale del partito “Alba Dorata Europa”, in un’operazione contro il rilascio di diplomi facili in due scuole paritarie di sua proprietà.
Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha affermato, pochi giorni dopo il suo insediamento al governo, che “le scuole statali e le paritarie devono avere uguali diritti perché la libertà di scelta educativa è un principio europeo e di grande civiltà”. Prima però sarebbe necessario correggere tutte le storture di un sistema marcio, nel quale l’illegalità è diffusa: “E’ ovvio che – conclude Gallo – se la scuola paritaria diventa un modello di business, da queste parti il maggiore imprenditore reale, non legale, è quello legato alla criminalità organizzata”.
di Antonio Siragusa