Mentre il processo (e le elezioni) si avvicina, qualcuno tra i 44 consiglieri piemontesi accusati di peculato ha deciso di restituire il “maltolto”. A una settimana dall’udienza preliminare della Rimborsopoli regionale il presidente dell’assemblea Valerio Cattaneo (Ncd) e due assessori leghisti hanno versato nelle casse del Consiglio regionale gli importi contestati dalla Procura di Torino e presto pure altri eletti del Carroccio lo faranno. Nel frattempo i pm hanno ottenuto il sequestro preventivo nei confronti di cinque indagati per truffa. Dal punto di vista politico invece il Consiglio si appresta ad approvare l’azzeramento dei fondi di funzionamento dei gruppi regionali, una proposta di Cattaneo condivisa da tutti i capigruppo. Il voto è previsto per martedì, giorno prima del processo. 

Negli scorsi giorni la segreteria dell’assemblea piemontese ha ricevuto le notifiche dei primi pagamenti. A versare le quote sono state due donne della Lega Nord, gli assessori Elena Maccanti e Giovanna Quaglia. “Non è un ammissione di responsabilità – spiega il loro difensore Mauro Anetrini – i pm contestano a Maccanti e Quaglia il peculato, ma loro sostengono di averlo usato in modo regolare. Non è una questione di soldi, non vogliamo si discuta di somme e scontrini, ma del principio giuridico”. Quelle spese, circa 16mila euro per Maccanti e 19mila per Quaglia, sarebbero state legittime perché consentite dai regolamenti interni dell’amministrazione. Con questa restituzione però i due assessori della giunta di Roberto Cota vogliono mettersi al riparo da un altro processo: “Viene meno il presupposto di un processo davanti alla Corte dei conti, con spese legali più alte delle somme contestate”.

Pure il presidente del Consiglio regionale Cattaneo ha già restituito una parte dei rimborsi contestati (circa 64mila euro): “Avevo già restituito una parte nel settembre 2012, prima dell’inchiesta, e il mio avvocato si sta occupando del resto”. Lui esclude si tratti di una strategia processuale: “Ho assolutamente intenzione di restituire tutto, a prescindere dalla questione penale e contabile, ma per una questione di opportunità. Anche se penso che questi comportamenti non siano reato, è del tutto evidente che la politica ha sbagliato”.

Anche altri consiglieri, in particolare quelli della Lega Nord assistiti dall’avvocato Domenico Aiello, stanno pensando di risarcire prima dell’udienza del 9 aprile. Gli esponenti del Carroccio affronteranno la questione in una riunione domani pomeriggio. Questo gesto potrebbe permettere loro di ottenere un parere favorevole al patteggiamento da parte dei pm oppure delle attenuanti, così da uscire dal procedimento in punta di piedi. “La strategia è di chiudere anche sul piano contabile – spiega l’avvocato Aiello – se risarciscono la Corte dei conti non ha più il pretesto per contestarlo”. Tuttavia da fonti della magistratura contabile si apprende che ai consiglieri regionali potrebbe essere chiesto un risarcimento per il danno d’immagine.

Intanto stamattina il gup Roberto Ruscello, titolare del procedimento, ha disposto il sequestro preventivo sui conti bancari di cinque consiglieri indagati per truffa: una somma di alcune decine di migliaia di euro, pari a quella contestata dai pm Giancarlo Avenati Bassi, Andrea Beconi ed Enrica Gabetta, è stata bloccata in attesa che si definisca la vicenda. I consiglieri coinvolti sono due leghisti, Antonello Angeleri e Gianfranco Novero, l’ex Pdl Roberto Boniperti, il capogruppo di Ncd Daniele Cantore e Maurizio Lupi dei Verdi Verdi. Lupi avrebbe assunto falsamente la figlia Sara nel suo staff senza che la giovane svolgesse mai alcun lavoro e aveva ottenuto così 75mila euro. Angeleri, Novero e Cantore invece avevano spostato la loro residenza in un altro comune per ottenere i rimborsi chilometrici. Boniperti invece si era fatto rimborsare delle fatture false.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Cosentino arrestato, la minaccia del fratello Giovanni: “Chi ha più forza quello spara”

next
Articolo Successivo

Mafia al nord, “Il sindaco di Lecco mediò tra cosche e pubblica amministrazione”

next