La crisi italiana non sta solo nello spreco ma anche nelle occasioni mancate.
Finalmente molti si sono accorti di quel che in pochi ripetiamo da tempo: i soldi ci sono se si smette di buttarli dalla finestra.
Ora bisognerebbe che ci si rendesse conto dell’altra metà del problema: la distruzione di opportunità.
Non ci sono solo i soldi spesi male, c’è anche un vizio di inefficienza che brucia risorse potenziali.
Ma siccome a furia di parlarne in generale mi si è seccata la gola ho pensato di cambiare metodo di comunicazione e passare alle proposte concrete e fattibili.
Quindi, caro De Magistris, mi rivolgo a te visto che la nostra visione del mondo mi pare in sintonia, proponendoti un’idea modestamente geniale che servirebbe a dare l’esempio di come possiamo rovesciare una situazione di spreco e trasformarla in una fonte di lavoro, di guadagno e di pubblicità per Napoli.
Una delle grandi vergogne italiane sono 320 opere pubbliche incompiute; tra queste spicca un monumento alla demenzialità, di eccelse proporzioni, che si trova proprio a Napoli. Per tutta una serie di ragioni assurde, sulle quali varrebbe la pena di scrivere un romanzo dell’orrore, da decenni quest’opera se ne sta lì, in mezzo alle case. Parlo del ponte incompiuto di San Giacomo de’ Capri, quartiere Arenella. Un mostro lungo più di 100 metri e largo una dozzina, con alcune centinaia di metri di prato adiacente e recintato. Un ponte che parte dal nulla e si interrompe al terzo pilastro, di fronte a uno schieramento di palazzi.
È lì da decenni che deturpa quello spazio tra le case. Ed è di proprietà comunale (ho verificato con i tecnici del comune).
Allora perché non diamo un bell’esempio di rinascita di risorse e di spirito e lo trasformiamo in qualche cosa di utile?
Con una piccola spesa potremmo nel giro di pochi giorni, con apposite ringhiere e con qualche camion di terra trasformarlo in un giardino sospeso, come hanno fatto a New York con alcune strade sopraelevate in disuso.
Potremmo metterci un grazioso chiosco che venda bibite, qualche scivolo e altalene per i bambini, un po’ di panchine e alberi.
Con una spesa più cospicua, ma non stratosferica potremmo sfruttare lo spazio sotto il ponte per agganciarci un piano praticabile dove dar vita a un centro sociale con palestra, ristorante, sale per incontri.
E potremmo far decorare a giovani artisti i 6 enormi piloni e le fiancate del ponte.
Non sarebbe ganzo? (come dice Renzi)
Diventerebbe un luogo delizioso ed estremamente pittoresco. Ci verrebbero i turisti a farsi fotografare e potremmo stampare cartoline con la foto “prima e dopo la cura”.
Credo che gli abitanti del quartiere sarebbero entusiasti di vedersi trasformare quell’obbrobrio in uno spazio verde, che potrebbe diventare architettonicamente gradevole e perfino aumentare il valore delle loro abitazioni, di certo depresso dalla presenza di quel catafalco di cemento ammuffito.
Si otterrebbe a poco prezzo uno spazio per il gioco, lo sport e la cultura con i loro certi benefici sociali e umani e pure qualche posto di lavoro.
Ma il risultato più grosso si otterrebbe dal punto di vista pubblicitario: ne parlerebbero i giornali di tutto il mondo. Un ponte incompiuto tanto assurdo, che viene trasformato in un giardino per la popolazione è di certo una notizia appetibile per i giornali e le tv, proprio perché si tratta di una notizia particolarmente comica e strana (mettendo per un attimo da parte il danno per chi ci abita e per le casse dello Stato).
E per dimostrarti il mio sincero sostegno il progetto che ho realizzato lo regalo al comune e mi impegno anche a farvi una campagna stampa rivolta ai media internazionali gratis, che un po’ di esperienza nel settore ce l’abbiamo.
Che dici?
Si fa?
Qui la sintesi del progetto