Per ora, di accertato e ammesso anche dall’accusato, c’è solo che un uomo di mezza età dall’aspetto e dai modi gentili ha “raccolto” nel centro di Manila, capitale delle Filippine, tre bambini “di strada”. Li ha vestiti, lavati e rifocillati, ospitati per una o due notti (questo non è ancora chiaro) e poi li ha portati in un Acquafan di Laguna, alle porte di Manila. In questo parco giochi è stato notato da un’attivista australiana, l’avvocato di origine italiana Kathleen Scerri e da una sua collega filippina Lilly Flordelis, da anni impegnate con la loro accreditata e sicuramente benemerita associazione nella prevenzione degli abusi e del “traffico” di minori. Che non contente delle spiegazioni ricevute e (voglio sperare) in assoluta buona fede, hanno chiamato la polizia.
Il resto lo abbiamo letto sui giornali e l’ho riportato anch’io, in un paio di servizi fatti nella mia qualità di corrispondente di Sky Tg24 dall’Estremo Oriente. Il signore di mezza età, dai modi e dall’aspetto gentili, è stato prima fermato e poi arrestato sotto la pesante accusa di “abuso e traffico di minori”. Se dichiarato colpevole, rischia l’ergastolo. La legge filippina, emanata nel 1992 allo scopo di arginare una situazione drammatica, è tra le più dure. Basti pensare che l’”abuso” scatta per il solo fatto di trovarsi in compagnia, sia in luogo pubblico che privato, di minori sconosciuti, senza un permesso scritto dei genitori o di chi ne esercita la patria potestà.
Conosco personalmente Daniele Bosio, il signore di mezza età dall’aspetto e i modi gentili. Prima di essere nominato primo ambasciatore italiano in Turkmenistan, l’anno scorso, è stato per qualche anno a Tokyo, come consigliere commerciale. Ci siamo spesso frequentati, sia per motivi professionali e istituzionali, sia in occasioni private. Entrambi, e questo tutta la comunità italiana a Tokyo può testimoniarlo, siamo considerati particolarmente bravi ad intrattenere i bambini. Due anni fa, in occasione del Carnevale – festa che in Giappone non è molto diffusa – decine di mamme italiane e giapponesi ci hanno visto, io mascherato da gorilla e lui da clown, rincorrerci e rotolarci sui prati della parrocchia di Sant’Ignazio, nel centro di Tokyo. E l’anno scorso, in occasione dell’oramai tradizionale pic nic di Pasqua organizzato dall’Associazione Donne Italiane nel giardino dell’Ambasciata, ci siamo divisi il compito di intrattenere i bambini (e anche molti adulti…) rispolverando vecchi e oramai pressoché dimenticati giochi come ruba bandiera, mosca cieca, “puzzico” etc etc.
L’idea che Daniele Bosio sia un pedofilo mi fa rabbrividire. Primo perché come penso chiunque l’abbia conosciuto – e lo dimostra la pagina aperta creata su Facebook da alcuni suoi amici – non lo ritengo possibile. Secondo perché, se lo fosse, significa che il male è davvero ovunque, e che l’unico modo per evitarlo e per proteggere noi e la nostra famiglia è quello di barricarci in casa. E non sarebbe forse neanche sufficiente, perché a questo punto anche dietro ad un membro della nostra famiglia potrebbe nascondersi un mostro. Lo dico perché Daniele Bosio è una persona alla quale, come hanno fatto e spero possano ancora fare molte altre persone, leggetevi le testimonianze che stanno fioccando sulla pagina sopracitata, affiderei i miei figli.
Da giornalista e da amico, sto cercando in questi giorni di informarmi bene, di acquisire più elementi possibili. E giuro che non è facile, perché fermo restando il dovere, come giornalista, di riferire con obiettività fatti, circostanze e testimonianze, come amico ho il timore che proprio questo mio coinvolgimento “umano” possa in qualche modo inficiare, pur senza motivo, la credibilità di quanto scrivo. Posso assicurarvi che non è così, e che se nei prossimi giorni dovessi – spero di no – avere dei dubbi o addirittura cambiare idea, lo annuncerò pubblicamente. Così come oggi mi sento in dovere di esprimere pubblicamente la speranza che quel signore di mezzà età dall’aspetto e dai modi gentili sia vittima di un colossale malinteso e venga al più presto scagionato. Non ci possono, non ci devono essere solo orchi, in giro.