L’alcol può uccidere, direttamente o indirettamente. Quasi 17 mila morti in Italia. Basterebbe non mettersi alla guida dopo aver bevuto, per evitare 1 decesso su 3 tra gli uomini e 1 su 5 tra le donne. Eppure, il consumo annuale pro/capite è in crescita, pari a 6,10 litri di alcol puro, soprattutto tra i più giovani. A rischio sono circa 8 milioni di italiani di età superiore a 11 anni. Un costo per il Sistema sanitario nazionale stimato in 1,3 punti di Pil. Questa la dimensione italiana del fenomeno secondo gli ultimi dati presentati oggi a Roma, in occasione dell’Alcohol Prevention Day, dagli esperti dell’Osservatorio nazionale alcol presso il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità (Iss), uno dei centri di riferimento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per la ricerca sull’alcol.
Alcolol Prevention Day a Roma. “Tredici anni di Alcohol Prevention Day, giornata cardine del Mese di prevenzione alcologica, hanno evidenziato che è utile e indispensabile per la tutela della salute catalizzare il dibattito su questo tema, soprattutto quest’anno, in vista del prossimo semestre italiano di presidenza Ue – si legge nella presentazione del convegno romano -. La comunità scientifica ha contribuito nel corso di questi anni a fornire evidenze che hanno indotto una riflessione purtroppo mai sufficientemente approfondita sui rischi e i danni causati dal bere, soprattutto tra i giovani”. Pericoli ben noti agli epidemiologi dell’Iss, che sottolineano come l’alcol sia “Causa di centinaia di malattie: epatiche, gastrointestinali, cerebrovascolari, neurologiche, immunologiche, di diversi tipi di cancro e di una delle forme più temibili di dipendenza, insieme al gioco”.
Negli ultimi quarant’anni le quantità consentite per evitare rischi per la salute sono continuamente diminuite. Il ministero della Salute invita a un “Consumo moderato di alcol”, considerando tale “Una quantità inferiore a un bicchiere di bevanda alcolica al giorno, pari cioè in media a non più di 12 grammi di alcol puro”. Precisa, però, che “Non sono verificati i vantaggi del bere moderato, in particolare per le donne e per i giovani”. Ormai da molti anni infatti l’Oms, a causa delle molteplici variabili coinvolte, ha evidenziato che “Non è possibile identificare quantità di consumo alcolico raccomandabili per la salute”.
Consumo in aumento. Ma quali sono i numeri complessivi del fenomeno nel nostro Paese? In Italia il consumo di alcol mostra tendenze estremamente variabili nei due sessi. Tra i maschi, un leggero incremento nel 2012 del numero di astemi ha condotto un italiano su cinque, il 20,5%, a scegliere di non bere alcolici. Scelta condivisa, invece, da un numero maggiore di donne, quasi una su due, il 47%. Secondo gli esperti, però, il trend generale dei consumi resta in crescita negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani per i quali l’alcol rimane, “La prima causa di decesso prematuro ed evitabile”.
Nel 2010 16.829 i morti attribuibili all’alcol. Le stime più recenti relative alla mortalità, riferite al 2010, indicano in 16.829 le persone di età superiore ai 15 anni morte per cause totalmente attribuibili al consumo di alcol, come la gastrite alcolica o parzialmente, come nei casi di tumore alla mammella o cirrosi epatica. In prevalenza, si tratta di uomini, 11.670 (cifra corrispondente al 3,96% dei decessi totali tra i maschi), più del doppio delle donne, 5.159 (pari all’1,68% del totale delle morti dello stesso sesso). Un computo che comprende anche i decessi non legati a patologie croniche, ma comunque attribuibili al consumo dannoso di alcol, come gli incidenti stradali, il 37% per gli uomini e il 18% per le donne. La percentuale dei decessi decresce all’aumentare dell’età. Varia, inoltre, da regione a regione, con un range che va da un minimo di 3,03 decessi ogni 10.000 uomini nelle Marche a un massimo di 8,23 in Valle d’Aosta e, per le donne, da un minimo di 0,19 decessi nel Lazio a un massimo di 2,66 in Molise. Gli epidemiologi italiani spiegano che è attribuibile all’alcol anche una parte delle morti per cancro nel nostro Paese, il 20% di tutti i decessi registrabili a causa di neoplasie maligne per i maschi, e il 6,9% per le donne.
L’Europa ha il primato di area geografica con più alto consumo pro/capite. Cifre che, nel complesso, fanno il paio con quelle del resto d’Europa, che detiene il triste primato di area geografica con il più alto consumo di alcol pro/capite al mondo, una cifra pari a 11 litri di alcol puro per adulto ogni anno. Secondo l’ultimo rapporto della European Alcohol Policy Alliance (Eurocare) – una sigla che riunisce 50 organizzazioni sanitarie, sia statali che non governative, di 23 Paesi europei, la cui mission è la prevenzione e l’educazione sui danni provocati dall’alcol in Europa – nel Vecchio continente il consumo di alcol è responsabile da solo del 3,8% di tutti i decessi, 1 ogni 7 tra gli uomini e 1 ogni 13 tra le donne, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni, e rappresenta il secondo fattore di rischio, dopo il tabacco. Inoltre, è dovuto all’abuso di alcol un quarto di tutti gli incidenti stradali mortali. Dal punto di vista economico, invece, il costo sociale su base annua addebitabile a questo fenomeno è stato quantificato in 155,8 miliardi di euro.
Proprio per migliorare queste statistiche, il Vecchio continente si è dato un “Piano d’azione europeo 2012-2020 per ridurre il consumo dannoso di alcol”. Nell’ambito di questo sforzo collettivo, l’Istituto superiore di sanità, in base all’esperienza maturata negli ultimi anni di stretta collaborazione con l’Oms, a partire da giugno, in concomitanza con il semestre italiano di presidenza Ue, lavorerà alla messa a punto di linee guida europee. Lo scopo è sensibilizzare i consumatori e i decisori politici sui rischi per la salute correlati al consumo eccessivo di alcol, soprattutto tra gli adolescenti, il cui cervello è il più suscettibile.