(Adnkronos) - La Russia attacca il presidente francese Macron, paragonando le dichiarazioni che ha fatto ieri sera alla nazione, a quelle di Adolf Hitler e Napoleone Bonaparte. "A differenza dei suoi predecessori, che hanno cercato di combattere contro la Russia (Napoleone e Hitler), il signor Macron non agisce in modo molto diplomatico", ha affermato in una conferenza stampa il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, spiegando che mentre loro hanno "dichiarato apertamente 'dobbiamo conquistare la Russia, dobbiamo sconfiggere la Russia', lui apparentemente vuole la stessa cosa, ma per qualche ragione dice che è necessario combattere la Russia affinché non sconfigga la Francia, che la Russia rappresenta un pericolo per la Francia e l'Europa". Lo riporta la Tass.
"Se ci considera una minaccia, se convoca una riunione dei capi di stato maggiore dei paesi europei e della Gran Bretagna, se dichiara che è necessario usare armi nucleari, se si prepara a usare armi nucleari contro la Russia, allora è ovvio che è lui a rappresentare una minaccia per noi", ha aggiunto Lavrov.
Il capo della diplomazia russa ha poi respinto ogni possibilità di un accordo con Mosca sullo spiegamento di truppe europee di mantenimento della pace in Ucraina per garantire un eventuale cessate il fuoco. "Non vediamo alcun compromesso possibile. Non tollereremo in alcun modo questo tipo di azioni. Questa discussione viene condotta con un obiettivo apertamente ostile" nei confronti di Mosca, ha denunciato Sergei Lavrov, spiegando che l'invio di truppe dell'Alleanza Atlantica in Ucraina ''significherebbe un coinvolgimento diretto, ufficiale e aperto dei paesi della Nato nella guerra contro la Russia''.
Facendo riferimento al possibile invio di truppe europee in Ucraina paventato dal presidente francese Emmanuel Macron, Lavrov ha detto che "valuteremo la presenza di queste truppe sul territorio ucraino nello stesso modo in cui abbiamo considerato la potenziale presenza della Nato in Ucraina, perché non importa quali bandiere sventoleranno su questa operazione: bandiere della Ue, bandiere nazionali dei paesi che forniranno i contingenti, non importa quali galloni siano incollati sulle maniche delle uniformi, saranno comunque truppe della Nato, forze dei paesi della Nato''.
Da parte sua, Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha denunciato un discorso "molto conflittuale" nei confronti della Russia . "Dalle dichiarazioni di Emmanuel Macron, si ha l'impressione che la Francia stia in realtà cercando un proseguimento della guerra", ha detto secondo quanto riporta l'agenzia russa Tass.
Non risparmia critiche la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, econdo la quale le dichiarazioni di Macron sono definito "scollegate dalla realtà". Fa "ogni giorno dichiarazioni che contraddicono le sue dichiarazioni precedenti", afferma, definendolo un "narratore di storie".
Quanto alle accuse secondo cui la Russia avrebbe violato gli accordi di Minsk, "dovrà chiedere scusa ai francesi" per le bugie raccontate sui tentativi passati di risolvere la situazione in Ucraina e sul destino degli accordi di Minsk, violati dalla stessa Parigi. "Avrebbe bisogno di invitare il suo predecessore, l'ex presidente francese Francois Hollande, all'Eliseo, per avere una conversazione a cuore aperto con lui - ha aggiunto la Zakharova - Probabilmente sentirebbe da Hollande ciò che Hollande ha detto pubblicamente davanti alle telecamere. Vale a dire, che non aveva alcuna intenzione di attuare gli accordi di Minsk mentre rappresentava la Francia", ha detto la Zakharova.
La portavoce ha ricordato che l'ex presidente francese e l'ex cancelliere tedesco Angela Merkel "hanno entrambi ammesso, e non sotto tortura o pressione, di non avere avuto alcuna intenzione di rispettare gli accordi di Minsk nel corso di tutti i 7 anni, perché avevano un piano diverso". "Lasciate che Hollande spieghi a Macron qual è il piano", ha aggiunto il rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, sottolineando che, dopo la conversazione, Macron "dovrà scusarsi con la sua stessa popolazione per averla ingannata".
Commentando l'ipotesi dispiegamento di 'peacekeeper' della Nato in Ucraina, Zakharova sostiene che "l'Europa non ha imparato dal passato". "Il conflitto riprenderà inevitabilmente con nuova forza, questo è assolutamente inaccettabile", ha affermato la portavoce, sottolineando che qualsiasi operazione di mantenimento della pace europea, qualora dovesse concretizzarsi, porterebbe il regime di Kiev "in preda all'angoscia".
Zakharova è inoltre ''assolutamente inaccettabile'' l'ipotesi di un cessate il fuoco temporaneo in Ucraina. "Sono necessari accordi fermi per una soluzione definitiva", ha sottolineato , giudicando qualsiasi forma di pausa che consenta una "riorganizzazione" delle truppe come "assolutamente inaccettabile, perché porterà esattamente al risultato opposto".
Quanto ai negoziati per la pace con gli Usa, Mosca sta aspettando che Washington nomini i suoi negoziatori. "La questione della risoluzione pacifica'' della crisi in Ucraina '' è complessa e richiede una discussione dei dettagli a livello di esperti. Stiamo ancora aspettando che l'Amministrazione americana nomini un rappresentante ufficiale per avviare il processo di negoziazione e formare un team di negoziatori. Dopodiché, saremo in grado di selezionare una controparte dalla parte russa", ha detto Zakharova in un briefing.
Giustizia & Impunità
Dell’Utri latitante: “Io all’estero perché malato”. Ma fuga è stata ideata a novembre
L'ex senatore è ufficialmente ricercato. Il 4 aprile era stata rigettata la richiesta della procura di divieto di espatrio. Il fratello gemello intercettato al telefono: "Il programma è quello di andarsene in Libano, a Beirut, perché è una città dove Marcello ci starebbe bene perché lui c'è già stato, la conosce, c'è un grande fermento culturale"
Dice di essere all’estero per curarsi, definisce “aberrante” la richiesta di custodia cautelare e assicura di non volere sottrarsi all’arresto. Evita accuratamente, però, di dire dove si trova in questo momento. Marcello Dell’Utri, condannato in appello a sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa Nostra, a pochi giorni dalla sentenza della corte di Cassazione che potrebbe aprirgli le porte del carcere, è ufficialmente latitante.
Se la sua clandestinità sia dovuta davvero a motivi di malattia non è al momento dato sapere. E’ un fatto però che Alberto Dell’Utri, fratello dell’ex senatore, già cinque mesi fa tratteggiava i contorni di una possibile fuga del fondatore di Forza Italia. “Qua bisogna accelerare i tempi fin quando che Marcello è libero, perché se poi non ce la fa?” dice il gemello di Dell’Utri, colloquiando l’8 novembre 2013 con Vincenzo Mancuso all’interno del ristorante romano Assunta Madre, mentre le cimici della procura di Roma carpiscono ogni parola. Accelerare i tempi per cosa? Se lo sono chiesti i pm della procura generale di Palermo che hanno inserito l’intercettazione nella richiesta d’arresto convalidata l’8 aprile dalla corte d’appello. “Lui è andato lì (per gli inquirenti si tratta di Bruxelles) insieme a questi della Guinea Bissau che lo hanno preso in seria considerazione e gli hanno dato il passaporto diplomatico, gli hanno aperto le porte” racconta al suo interlocutore Alberto Dell’Utri. “Se io fossi Marcello prenderei un volo diretto per Tel Aviv: se è possibile andarci in macchina è meglio, aereo no, parte il timbro, perché il passaporto a lui rimane, non bisogna lasciare traccia” è invece il consiglio fornito da Mancuso.
Secondo una nota della Questura di Milano del 29 gennaio 2014, Dell’Utri “è (legittimo) possessore di documenti per l’espatrio passaporto rilasciato nel 2006 e carta d’identità”. Documenti che però non sarebbero stati utilizzati per andare in Guinea. La meta prescelta dall’ex senatore, infatti, sarebbe un’altra. “Il programma – svela sempre Alberto Dell’Utri – è quello di andarsene in Libano perché lì è una città dove Marcello ci starebbe bene perché lui c’è già stato, la conosce, c’è un grande fermento culturale, per lui andrebbe bene”. Ed infatti è proprio in Libano, a Beirut, che gli inquirenti hanno localizzato un’utenza telefonica utilizzata da Dell’Utri il 3 aprile. “Devi avere gente sul posto che ti aiuta: che fai, vai lì e non conosci nessuno? Invece questi sono ben sistemati” fa notare sempre il fratello Alberto facendo anche cenno ad un tale Gennaro, che avrebbe fornito a Dell’Utri consigli sul piano di fuga: per la Dia si tratta di Gennaro Mokbel, già vicino a componenti della Banda della Magliana, ad ambienti “neri” e coinvolto anche nell’inchiesta su Finmeccanica. La decisione di volare verso Beirut, leggendo l’intercettazione, sarebbe già stata presa a novembre, dato che il fratello di Dell’Utri si lascia sfuggire che “siccome i tempi stringono, Marcello dieci giorni fa ha cenato con un politico importante del Libano che è stato presidente e che adesso si candida alle prossime elezioni”. Parole che per la corte d’appello presieduta da Raimondo Lo Forti non lasciano dubbi.
“E’ emerso con tutta evidenza che l’imputato intende lasciare l’Italia con la massima urgenza per recarsi a Beirut e ciò al fine di sottrarsi all’esecuzione della sentenza” scrivono i magistrati ordinando l’arresto dell’ex senatore. Solo che quando gli ufficiali della Dia si sono recati nell’abitazione di Dell’Utri per arrestarlo, era troppo tardi: Dell’Utri era ormai irreperibile. Il sostituto procuratore generale Luigi Patronaggio aveva già chiesto l’arresto di Dell’Utri il 25 marzo 2013, la sera stessa della condanna in secondo grado, evidenziando l’entità della pena inflitta, i viaggi effettuati nel marzo del 2012 (negli stessi giorni in cui si attendeva il primo verdetto della Cassazione) e la grande disponibilità di denaro del condannato (che possiede anche una residenza a Santo Domingo): elementi che non erano bastati per aprire le porte del carcere all’ex senatore.
Appena il 4 aprile scorso, poi, la Procura generale si era vista cassare la richiesta per vietare l’espatrio a Dell’Utri, che in quelle ore era già all’estero. “L’unica cosa che mi può salvare? Un imprevisto” diceva il fondatore di Forza Italia negli attimi precedenti alla sentenza del marzo scorso. Un anno dopo, “l’imprevisto” si è materializzato nelle quattro pagine con cui la sezione per il riesame del tribunale di Palermo rigetta il divieto di espatrio. Una richiesta avanzata e già rigettata dalla corte d’Appello il 10 marzo. Il motivo? “La corte d’Appello – si legge nella preambolo della sentenza del riesame – ha rigettato questa ulteriore richiesta cautelare, sostenendo che l’unica misura applicabile, visto il tipo di reato in relazione al quale l’imputato è stato condannato, è quella della custodia cautelare in carcere, mentre ogni altra misura sarebbe illegittima”.
La richiesta di vietare l’espatrio all’ex senatore è stata rigettata poi anche dal Riesame, nonostante agli atti fosse stata allegata la conversazione tra Alberto Dell’Utri e Mancuso. Solo che quell’intercettazione era stata ordinata dalla procura di Roma nell’ambito di un’indagine su un terzo soggetto, l’imprenditore calabrese Gianni Micalusi. “A ben vedere, l’intercettazione in questione non è funzionale all’accertamento di un delitto (il delitto imputato a Dell’Utri è stato già accertato in sede di merito e l’intercettazione in questione nulla aggiunge e nulla toglie)” scrivono i giudici del riesame. “L’art. 270 del codice di procedura penale – spiegano – prevede che le risultanze delle intercettazioni non possano essere utilizzate in procedimenti diversi da quelli in cui le medesime intercettazioni sono state disposte, salvo che siano indispensabili per l’accertamento dei delitti”.
Il delitto imputato a Dell’Utri, per il quale i pm chiedevano il divieto d’espatrio, è il concorso esterno in associazione mafiosa, già accertato in secondo grado: l’intercettazione tra il fratello Alberto e Mancuso proviene da un’altra indagine e non aggrava in alcun modo il reato contestato all’ex senatore. Secondo il codice dunque, i giudici non possono valutarla. E’ il 4 aprile scorso e mentre in Italia viene respinta la richiesta per vietargli l’espatrio, Dell’Utri si trova già all’estero da almeno 24 ore. Pochi giorni dopo sarebbe stato ordinato l’arresto. Troppo tardi, però, perché ormai l’ex senatore è latitante. E l’articolo 270 del codice di procedura penale è “l’imprevisto” che gli ha evitato le manette. Almeno per ora.
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Dell’Utri ci fa una pernacchia e vola via
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La Bce taglia i tassi dello 0,25%. Lagarde: “L’aumento della spesa per la difesa può aiutare la crescita”
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Per Mosca Macron è “come Napoleone e Hitler”: “Parole sul nucleare una minaccia”. Lituania fuori dal trattato su bombe a grappolo: “Temiamo la Russia”
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Per i socialisti e democratici europei, il piano della UE per la difesa comune è un primo passo avanti che ne richiede molti altri. Di fronte a una crisi si risponde con il coraggio. Insieme". Lo scrive su Twitter la deputata del Pd Marianna Madia.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica passa anche attraverso la semplicità dei pagamenti. Fortech, azienda attiva nelle soluzioni di automazione e pagamento per la mobilità, è presente a Key - The Energy Transition Expo per mostrare le sue soluzioni tecnologiche per rendere la ricarica elettrica più accessibile, efficiente e integrata.
Due sono le soluzioni presentate in fiera, per il pagamento e la gestione delle ricariche elettriche: Optcompact ed e-smartOpt. Optcompact è un terminale compatto, versatile ed efficiente, dotato di lettore di carte con chip, banda magnetica, Nfc e Qr code. Disponibile in tre configurazioni (Embedded, Wall Mount e Stand Alone). E-smartOpt è un terminale multifunzione, progettato per gestire contemporaneamente più punti di ricarica e parcheggi.
Con questi dispositivi, Fortech offre agli operatori un’infrastruttura di pagamento sicura, flessibile e adatta a qualsiasi contesto di ricarica, semplificando l’esperienza per gli utenti finali.
Oltre a innovare il pagamento, Fortech presenta in fiera una piattaforma all-in-one che permette agli operatori di gestire l’intera rete di ricarica da un’unica interfaccia. Fortech offre, poi, soluzioni avanzate per la fatturazione elettronica e la gestione dei corrispettivi telematici, garantendo agli operatori della ricarica elettrica massima trasparenza e conformità normativa.
“Il nostro obiettivo è semplificare la ricarica elettrica per utenti e operatori. La nostra tecnologia consente di gestire pagamenti e infrastrutture in modo intuitivo, senza barriere e con la massima efficienza. Ci definiamo Mobilty Makers e questo significa che vogliamo offrire strumenti concreti per accelerare la transizione alla mobilità sostenibile”, dichiara Luca Banci, Ev Charge Development Manager.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica passa anche attraverso la semplicità dei pagamenti. Fortech, azienda attiva nelle soluzioni di automazione e pagamento per la mobilità, è presente a Key - The Energy Transition Expo per mostrare le sue soluzioni tecnologiche per rendere la ricarica elettrica più accessibile, efficiente e integrata.
Due sono le soluzioni presentate in fiera, per il pagamento e la gestione delle ricariche elettriche: Optcompact ed e-smartOpt. Optcompact è un terminale compatto, versatile ed efficiente, dotato di lettore di carte con chip, banda magnetica, Nfc e Qr code. Disponibile in tre configurazioni (Embedded, Wall Mount e Stand Alone). E-smartOpt è un terminale multifunzione, progettato per gestire contemporaneamente più punti di ricarica e parcheggi.
Con questi dispositivi, Fortech offre agli operatori un’infrastruttura di pagamento sicura, flessibile e adatta a qualsiasi contesto di ricarica, semplificando l’esperienza per gli utenti finali.
Oltre a innovare il pagamento, Fortech presenta in fiera una piattaforma all-in-one che permette agli operatori di gestire l’intera rete di ricarica da un’unica interfaccia. Fortech offre, poi, soluzioni avanzate per la fatturazione elettronica e la gestione dei corrispettivi telematici, garantendo agli operatori della ricarica elettrica massima trasparenza e conformità normativa.
“Il nostro obiettivo è semplificare la ricarica elettrica per utenti e operatori. La nostra tecnologia consente di gestire pagamenti e infrastrutture in modo intuitivo, senza barriere e con la massima efficienza. Ci definiamo Mobilty Makers e questo significa che vogliamo offrire strumenti concreti per accelerare la transizione alla mobilità sostenibile”, dichiara Luca Banci, Ev Charge Development Manager.
(Adnkronos) - La Russia attacca il presidente francese Macron, paragonando le dichiarazioni che ha fatto ieri sera alla nazione, a quelle di Adolf Hitler e Napoleone Bonaparte. "A differenza dei suoi predecessori, che hanno cercato di combattere contro la Russia (Napoleone e Hitler), il signor Macron non agisce in modo molto diplomatico", ha affermato in una conferenza stampa il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, spiegando che mentre loro hanno "dichiarato apertamente 'dobbiamo conquistare la Russia, dobbiamo sconfiggere la Russia', lui apparentemente vuole la stessa cosa, ma per qualche ragione dice che è necessario combattere la Russia affinché non sconfigga la Francia, che la Russia rappresenta un pericolo per la Francia e l'Europa". Lo riporta la Tass.
"Se ci considera una minaccia, se convoca una riunione dei capi di stato maggiore dei paesi europei e della Gran Bretagna, se dichiara che è necessario usare armi nucleari, se si prepara a usare armi nucleari contro la Russia, allora è ovvio che è lui a rappresentare una minaccia per noi", ha aggiunto Lavrov.
Il capo della diplomazia russa ha poi respinto ogni possibilità di un accordo con Mosca sullo spiegamento di truppe europee di mantenimento della pace in Ucraina per garantire un eventuale cessate il fuoco. "Non vediamo alcun compromesso possibile. Non tollereremo in alcun modo questo tipo di azioni. Questa discussione viene condotta con un obiettivo apertamente ostile" nei confronti di Mosca, ha denunciato Sergei Lavrov, spiegando che l'invio di truppe dell'Alleanza Atlantica in Ucraina ''significherebbe un coinvolgimento diretto, ufficiale e aperto dei paesi della Nato nella guerra contro la Russia''.
Facendo riferimento al possibile invio di truppe europee in Ucraina paventato dal presidente francese Emmanuel Macron, Lavrov ha detto che "valuteremo la presenza di queste truppe sul territorio ucraino nello stesso modo in cui abbiamo considerato la potenziale presenza della Nato in Ucraina, perché non importa quali bandiere sventoleranno su questa operazione: bandiere della Ue, bandiere nazionali dei paesi che forniranno i contingenti, non importa quali galloni siano incollati sulle maniche delle uniformi, saranno comunque truppe della Nato, forze dei paesi della Nato''.
Da parte sua, Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha denunciato un discorso "molto conflittuale" nei confronti della Russia . "Dalle dichiarazioni di Emmanuel Macron, si ha l'impressione che la Francia stia in realtà cercando un proseguimento della guerra", ha detto secondo quanto riporta l'agenzia russa Tass.
Non risparmia critiche la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, econdo la quale le dichiarazioni di Macron sono definito "scollegate dalla realtà". Fa "ogni giorno dichiarazioni che contraddicono le sue dichiarazioni precedenti", afferma, definendolo un "narratore di storie".
Quanto alle accuse secondo cui la Russia avrebbe violato gli accordi di Minsk, "dovrà chiedere scusa ai francesi" per le bugie raccontate sui tentativi passati di risolvere la situazione in Ucraina e sul destino degli accordi di Minsk, violati dalla stessa Parigi. "Avrebbe bisogno di invitare il suo predecessore, l'ex presidente francese Francois Hollande, all'Eliseo, per avere una conversazione a cuore aperto con lui - ha aggiunto la Zakharova - Probabilmente sentirebbe da Hollande ciò che Hollande ha detto pubblicamente davanti alle telecamere. Vale a dire, che non aveva alcuna intenzione di attuare gli accordi di Minsk mentre rappresentava la Francia", ha detto la Zakharova.
La portavoce ha ricordato che l'ex presidente francese e l'ex cancelliere tedesco Angela Merkel "hanno entrambi ammesso, e non sotto tortura o pressione, di non avere avuto alcuna intenzione di rispettare gli accordi di Minsk nel corso di tutti i 7 anni, perché avevano un piano diverso". "Lasciate che Hollande spieghi a Macron qual è il piano", ha aggiunto il rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, sottolineando che, dopo la conversazione, Macron "dovrà scusarsi con la sua stessa popolazione per averla ingannata".
Commentando l'ipotesi dispiegamento di 'peacekeeper' della Nato in Ucraina, Zakharova sostiene che "l'Europa non ha imparato dal passato". "Il conflitto riprenderà inevitabilmente con nuova forza, questo è assolutamente inaccettabile", ha affermato la portavoce, sottolineando che qualsiasi operazione di mantenimento della pace europea, qualora dovesse concretizzarsi, porterebbe il regime di Kiev "in preda all'angoscia".
Zakharova è inoltre ''assolutamente inaccettabile'' l'ipotesi di un cessate il fuoco temporaneo in Ucraina. "Sono necessari accordi fermi per una soluzione definitiva", ha sottolineato , giudicando qualsiasi forma di pausa che consenta una "riorganizzazione" delle truppe come "assolutamente inaccettabile, perché porterà esattamente al risultato opposto".
Quanto ai negoziati per la pace con gli Usa, Mosca sta aspettando che Washington nomini i suoi negoziatori. "La questione della risoluzione pacifica'' della crisi in Ucraina '' è complessa e richiede una discussione dei dettagli a livello di esperti. Stiamo ancora aspettando che l'Amministrazione americana nomini un rappresentante ufficiale per avviare il processo di negoziazione e formare un team di negoziatori. Dopodiché, saremo in grado di selezionare una controparte dalla parte russa", ha detto Zakharova in un briefing.