Cultura

Conflitto d’interessi alla Scala di Milano, soprintendente fa affari con se stesso

Il nuovo dirigente ha appena concluso un affare da 1,3 milioni di euro per l'acquisto di sette allestimenti che andranno ad arricchire la prossima stagione del teatro. Il venditore però è proprio la manifestazione di Salisburgo, di cui lui è la guida in uscita. Il presidente della fondazione austriaca: "Intervento fondamentale per migliorare il nostro bilancio"

di Davide Turrini

Alexander Pereira acquista da Alexander Pereira. Il nuovo soprintendente del Teatro alla Scala di Milano ha appena concluso un affare da 1,3 milioni di euro per l’acquisto di sette allestimenti che andranno ad arricchire la prossima stagione del tempio della lirica milanese. Peccato che l’operazione commerciale abbia come venditore direttamente il Festival di Salisburgo, di cui Pereira è ancora, anche se in uscita, soprintendente. Un controverso caso di auto-compravendita finito su diversi siti web, giornali e tv austriache che hanno commentato con stupore (ma anche con un certo sollievo, viste le difficoltà economiche in cui versa la kermesse salisburghese) l’atto formale del neo-sopraintendente milanese: “Come nuovo direttore della Scala, Pereira compra le produzioni del Festival di Salisburgo”, ha spiegato la presidente del Salzburg Festpspiele, Helga Rabl-Stadler, “Questo di per sé ha migliorato il risultato del bilancio del nostro festival”. Dopo la “spesa” di Pereira a Salisburgo, le casse del festival respireranno con un’eccedenza di 400mila euro che però andrà a bilancio solo nel 2015. Il governatore della provincia di Salisburgo, Wilfried Haslauer, attualmente presidente del Consiglio d’amministrazione del Festival – è intervenuto con diplomazia: “Il signor Pereira ha evitato il pericolo imminente di perdite causato del suo programma molto opulento, prendendo con sé qualche produzione a Milano”.

“Si potrebbe anche dire che ha risolto il problema che lui stesso aveva causato”, ha sottolineato la Rabl-Stadler, riferendosi ai debiti accumulati nella gestione Pereira a Salisburgo. Tra i sette allestimenti ci sono produzioni come il Don Carlo, Falstaff e Meistersinger, che non vengono più rappresentate al festival austriaco e due di queste – Falstaff e Don Carlos, a quanto riporta il blogger melomane Luigi Bianchi, sarebbero già nel magazzino della Scala. Cospicua, inoltre, la cifra per ogni singolo allestimento acquistato – sfiorano i 200mila euro l’uno – quando, come scrive il prestigioso MusicalAmerica.com, “una lussuosa nuova produzione Manon Lescaut all’Opera di Roma […] è costata più o meno altrettanto (280.000)”. Sull’articolo intitolato “Pereira’s Move a Raging Conflict of Interest”, a firma Carlo Vitali si legge ancora: “Con circa 300 alzate di sipario e 459 mila spettatori l’anno, La Scala si colloca in alto nella classifica europea dei teatri d’opera, forse molto al di sopra del malandato Festival di Salisburgo. Non era possibile migliorare i termini dell’accordo a beneficio del compratore?”.

Alexander Pereira è stato nominato sovraintendente alla Scala di Milano nel giugno 2013 ed entrerà ufficialmente in carica dalle ultime indiscrezioni il 1 settembre 2014, anche se sta già lavorando al futuro della Scala sottobraccio all’uscente Stéphane Lissner. A Salisburgo, invece, Pereira manterrà la carica fino alla scadenza del suo mandato nel 2015. “Il sovraintendente Pereira lavora in autonomia per programmare il futuro del teatro”, spiega il capo ufficio stampa della Scala di Milano, Carlo Maria Cella, al fattoquotidiano.it, “anche noi stiamo ai dati di quello che ha certificato Salisburgo. Non sappiamo in che termini si sia configurato l’accordo, formalmente questo genere di contratti li firma ancora Lissner”. Il cda della Scala di Milano, presieduto dal sindaco Pisapia, con fondatori di diritto lo stato italiano, la Regione Lombardia e il Comune di Milano, oltre ai 14 sponsor privati, ha chiuso il bilancio 2013 in pareggio con un cifra attorno ai 115milioni di euro. Il 26 marzo scorso il ministro della cultura Franceschini ha firmato un decreto legge per dotare il Teatro alla Scala di un’autonomia organizzativa speciale rispetto agli teatri italiani, come richiesto più volte da Pisapia e dal cda dopo la nomina di Pereira.

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