La pausa di riflessione di Giovanni Fiandaca è durata meno quarantotto ore. Due giorni fa il segretario siciliano del Pd Fausto Raciti aveva lanciato la proposta di candidare il giurista palermitano alle elezioni Europee nelle liste democratiche della circoscrizione insulare. “Non è facile per me lasciare i libri e interrompere il contatto con gli studenti, avendo finora il mio impegno di studioso e di docente rappresentato il baricentro della mia vita, ma vi è un momento in cui è giusto cercare di valorizzare la propria esperienza e le proprie competenze in vista di un servizio, finalizzato al bene comune” ha detto Fiandaca, annunciando la propria candidatura . “Adesso inizia la stagione della nuova antimafia” è stato invece il commento entusiasta di Raciti, che per candidare Fiandaca ha ritirato il suo stesso nome dalla lista.
Dello stesso tenore le dichiarazioni del Guardasigilli, già responsabile giustizia del Pd, Andrea Orlando: “La lotta alle mafie su scala europea può avere un importante riferimento nella sua figura”. Ai commenti trionfali interni al Pd, risponde invece con toni durissimi Antonio Ingroia, che con Fiandaca relatore discusse la tesi di laurea in giurisprudenza. “Da una parte si consente a Marcello Dell’Utri, imputato nel processo trattativa, di fuggire all’estero, dall’altra il Pd pensa di candidare uno dei principali giustificazionisti della trattativa stato-mafia, il professor Fiandaca, che è anche uno degli ispiratori dell’attuale formulazione del 416 ter praticamente inutile. Aspettiamo ora qualcuno che ci dica che la mafia non esiste, come accadeva fino agli anni 80” era stato il commento dell’ex procuratore aggiunto di Palermo il giorno della proposta di candidatura.
Fiandaca, oltre che ordinario di diritto penale all’Università degli studi di Palermo, è stato anche autore di un saggio (La mafia non ha vinto, edito da Laterza), scritto a quattro mani con lo storico Salvatore Lupo, in cui si critica aspramente l’inchiesta sulla Trattativa tra pezzi delle istituzioni e Cosa Nostra, coordinata proprio da Ingroia e oggi arrivata a dibattimento davanti la corte d’assise di Palermo. Secondo l’autore del saggio, il patto Stato – mafia sarebbe stato legittimo perché la Trattativa sarebbe stata “legittimata dalla presenza di una situazione necessitante”. Ovvero le stragi a suon di bombe di Cosa Nostra.
Nonostante il via libera del giurista, però, la lista del Pd per le europee è tutt’altro che chiusa. I democratici devono ancora individuare il nome da inserire al posto di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa indicata da Matteo Renzi come capolista, poi uscita dalla corsa dopo essere finita in terza posizione dietro Caterina Chinnici e Renato Soru. Per sostituirla si parla di una donna indicata da Articolo 4, il gruppo parlamentare regionale creato da Lino Leanza, ex vice presidente di Totò Cuffaro, che all’Ars sostiene il governo di Rosario Crocetta. Sarebbe poi possibile un’altra defaillance, ovvero il ritiro della candidatura di Nelli Scilabra, attuale assessore di Crocetta, che di Fiandaca è stata studentessa, essendo iscritta alla facoltà di Giurisprudenza. “Mi chiedo perché in un governo regionale debba sedere una ragazza che ha maturato esperienze solo nel campo dell’associazionismo studentesco. Competenze che, mi pare evidente, nulla abbiano a che vedere col compito di assessore di un ramo dell’amministrazione così delicato come quello della Formazione professionale” diceva di lei Fiandaca il giorno della nomina in giunta. Adesso rischia di correre al suo fianco.
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