Nello stesso giorno in cui il Senato vota la modifica del 416 ter sul voto di scambio, le associazioni Libera e Gruppo Abele lanciano una nuova campagna in vista dell’election day del prossimo 25 maggio. Il nuovo traguardo della mobilitazione Riparte il futuro sono candidature trasparenti e un impegno in Europa contro crimine organizzato e corruzione, che insieme costano ai cittadini il 5-6 % del Pil comunitario. Con l’occasione le associazioni di don Ciotti tornano anche a parlare di 416 ter sul quale, dicono, “resta aperta la questione delle pene”. Intanto diversi magistrati antimafia sentiti da ilfattoquotidiano.it lanciano l’allarme su una nuova falla del testo che sta per essere approvato: così com’è punirebbe solo la vendita di voti ottenuti con la violenza e l’intimidazione, che certo non è il caso classico del moderno controllo mafioso del consenso.
L’attuale modifica del 416 ter con l’introduzione della dicitura “altra utilità” oltre al denaro come “retribuzione” dei voti da parte del politico, è stato il primo impegno della campagna Riparte il futuro promossa da Libera e Gruppo Abele in occasione delle elezioni del 2013. Ne è nato il gruppo parlamentare dei “braccialetti bianchi” cui hanno aderito anche i presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso. Oggi, di fronte agli esiti di un iter di modifica “molto travagliato”, le associazioni si dichiarano soddisfatte solo a metà. Sperano che la norma venga approvata prima della prossima tornata elettorale ma rilanciano l’idea di un inasprimento complessivo delle pene per i reati di mafia.
Chiedono che l’associazione mafiosa, il 416 bis, venga punita con pene fino a 20 anni di carcere, come l’associazione finalizzata al narcotraffico, e che vengano quindi aumentate proporzionalmente anche le pene del voto di scambio. Sullo sfondo c’è un ripensamento dell’intera parte del codice penale che riguarda i reati di mafia che tenga conto di ciò che mafia e corruzione sono realmente oggi. L’allarme sul punto è stato lanciato anche da alcuni magistrati delle Procure di Milano e Torino, in prima linea contro il radicamento delle cosche nel nord Italia, che preferiscono non essere citati, ma fanno filtrare la loro preoccupazione. La nuova norma sul 416 ter rischia di essere inutile, dicono i pm, perché prevede che i voti siano procurati attraverso il metodo mafioso, ossia attraverso intimidazione o violenza. Cosa che nella realtà non avviene quasi mai.
L’argomento è tecnico, ma rischia di avere conseguenze importanti. Sta tutto nelle parole “mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-bis”, inserite in cima al testo sul voto di scambio che sarà votato oggi in Senato. Dicono i magistrati: “la ‘ndrangheta al nord colloca il proprio pacchetto di voti, in previsione di futuri vantaggi, senza ricorrere al metodo mafioso. Si tratta di voti del clan, dei familiari e dei simpatizzanti”. Il vero voto di scambio è costruito dalle organizzazioni mafiose attingendo alla propria rete di contatti, senza forzatura. È questo, continuano i pm, il metodo con cui si realizza l’infiltrazione delle cosche al nord, e con il nuovo 416 ter resterebbe impunito o punito solo lievemente, come corruzione elettorale.
Mentre il Parlamento si prepara a chiudere questa partita, con un compromesso che lascia molte questioni in sospeso, Libera e Gruppo Abele in collaborazione con Avviso Pubblico, Mafia Nein Danke (in Germania), Libera France e Anticor (in Francia), si preparano a rilanciare la sfida in dimensione europea. Forti dei 500mila sostenutori già raccolti nell’ultimo anno, chiedono a tutti i candidati sindaci, governatori e parlamentari europei, di rendere pubblici i loro curriculum vitae, i redditi e i patrimoni, la storia giudiziaria e i potenziali conflitti d’interesse (qui la raccolta firme sul web). E di impegnarsi nei primi 150 giorni della nuova legislatura per la ricostituzione della Commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro (CRIM), la promozione di una direttiva per la tutela di chi denuncia episodi d‘illegalità di cui è testimone (whistleblowing) e l’istituzione del 21 marzo come “Giornata europea della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.
È stata proprio la CRIM, lo scorso anno, a quantificare il fenomeno della criminalità organizzata in Europa con un abbassamento del 4-5% del Pil comunitario. E in ben 3.600 le organizzazioni criminali internazionali censite sul territorio dell’Unione europea. La prima relazione della Commissione Europea sulla corruzione, del febbraio 2014, ha invece parlato di un costo della corruzione per l’economia europea di 120 miliardi di euro l’anno, l’1% del Pil comunitario, poco meno del budget annuale dell’Ue.
In occasione dell’election day del prossimo 25 maggio che eleggerà i nuovi parlamentari europei, i sindaci di oltre 4000 comuni, i presidenti di due regioni (Abruzzo e Piemonte), la campagna Riparte il futuro chiede inoltre ai candidati sindaci dei capoluoghi di Provincia e a quelli che superano i 50mila abitanti di prevedere l’adozione, entro i primi 100 giorni della consiliatura, della delibera “trasparenza a costo zero”, con l’obiettivo di dotare gli apparati amministrativi di maggiori strumenti anticorruzione. Un modo per provare ad invertire l’andamento da piano inclinato, per cui tra il 2010 e il 2013 in tutte le regioni italiane è stato registrato un peggioramento globale degli indici di corruzione percepita e richiesta. Con regioni come il Trentino-Alto Adige, la Valle d’Aosta e il Friuli che si collocano in un gruppo di realtà virtuose rispetto alla media europea, e altre come Campania, Calabria, Molise, Puglia, Lazio che figurando tra le zone più corrotte di tutta l’Unione.