Marcello Dell’Utri ha lasciato la caserma di polizia di Beirut dove era trattenuto da sabato scorso ed è stato trasferito per motivi di salute e su disposizione del procuratore generale, Samir Hammud, all’ospedale Al Hayat.
Ieri i legali avevano ottenuto un rinvio in Cassazione, dove era prevista l’udienza per il verdetto finale, perché hanno presentato entrambi un certificato medico. Tra rinvii, possibili ritardi e questioni di salute l’estradizione dell’ex fondatore di Forza Italia, amico personale di Silvio Berlusconi, sembra allontanarsi. Anche perché, secondo indiscrezioni, tutti gli atti del processo dovranno essere tradotti in arabo. E bisogna ricordare che la convenzione tra Libano e Italia prevede che se entro 30 giorni il paese richiedente non fa pervenire i documenti necessari all’estradizione all’arrestato può essere restituita la libertà. Evento che potrebbe avvenire comunque anche in presenza di una condanna dei supremi giudici il prossimo 9 maggio (la data fissata per il rinvio) perché l’11 maggio scadono i termini e sarà complicato trasmettere tutta la documentazione necessaria.
L’ex senatore di Forza Italia, fermato in base a un mandato di cattura internazionale e su richiesta dei magistrati di Palermo, è stato portato in un nosocomio nella parte sud di Beirut. Si tratta di una struttura privata che ha una convenzione con l’esercito. L’ex parlamentare, condannato a 7 anni in secondo grado per concorso in associazione mafiosa e in attesa della sentenza della Cassazione, è piantonato dalla polizia e può incontrare solamente i familiari.
Quando era detenuto nel quartiere generale del servizio di informazioni della polizia poteva incontrare solo familiari, avvocato e un diplomatico dell’ambasciata italiana. Per tutta la mattina Dell’Utri è stato sottoposto a una perizia medica che ha accertato la sua incompatibilità con la detenzione. L’ospedale scelto è dotato di un piccolo padiglione sorvegliato dalla polizia riservato ai detenuti: l’ex senatore resta agli arresti.
Quando in Italia si era diffusa la notizia che su di lui pendeva un ordine di cattura ma che risultava irreperibile l’ex parlamentare aveva fatto sapere che non si stava sottraendo alla giustizia, ma che si stava curando. Il giorno dopo l’ex numero di Publitalia era stato rintracciato a Beirut lì dove il fratello gemello Alberto, cinque mesi prima, aveva detto che Marcello poteva trovare rifugio. Era stata quell’intercettazione captata dagli inquirenti di Roma a far capire che l’ex senatore stava probabilmente organizzando una fuga all’estero.
Il ricovero di Dell’Utri, che ha 73 anni e in passato è stato sottoposto a interventi chirurgici al cuore, è stato disposto dal procuratore generale presso la Corte di Cassazione. L’alto magistrato, ha spiegato l’avvocato Nasser Al Khalil, ha preso la decisione sulla base di un referto stilato da un cardiologo che ha visitato l’arrestato nel centro di detenzione e ha ritenuto necessario un monitoraggio continuo, anche se le sue condizioni non destano preoccupazioni.
Secondo il legale il ricovero è stato deciso solo per “ragioni umanitarie” e nulla hanno a che vedere con la procedura di estradizione richiesta dall’Italia. Secondo Nasser Al Khalil non vi sono novità sul piano giudiziario: “Che io sappia, la richiesta documentata di estradizione non è ancora arrivata dall’Italia”. Secondo indiscrezioni, a corredo della richiesta, il ministero della Giustizia dovrebbe allegare tutti gli atti del processo tradotti in francese (la convenzione Libano-Italia è stata redatta in francese, ndr). La Procura generale si è mobilitata per recuperare il materiale, che è vastissimo: non si tratterebbe infatti solo dell’ultima sentenza, che comunque è lunga circa 500 pagine, e di tutti i verbali delle udienze e delle deposizioni dei testi sentiti al processo di secondo grado, ma anche, secondo un’interpretazione del trattato di estradizione Italia-Libano, dei due verdetti precedenti (il primo del tribunale e la prima sentenza d’appello poi annullata dalla Cassazione). Una mole enorme di carte – si tratta di una vicenda giudiziaria di vent’anni – che verrà trasmessa in via Arenula e poi tradotta. Circa cinquanta faldoni pari ad almeno 50mila pagine, stima per difetto. Bisogna considerare che solo le pagine delle motivazione delle sentenze sono 2500. Una fonte libanese, inoltre, sostiene che il vice procuratore generale di Beirut che segue il caso ha suggerito che sia tradotto in arabo un riassunto del caso da riportare sulla copertina dell’incartamento: ovvero capo di imputazione, fonti di prova e dispositivo della sentenza. Che tutte le carte giudiziarie debbano essere tradotte in arabo o francese impiegherà comunque tantissimo tempo.
Non è stata ancora fissata l‘udienza davanti al tribunale del Riesame che dovrà decidere sulla ordinanza di arresto. La misura cautelare è stata impugnata dai legali. Il ricorso contro il carcere è arrivato ieri – giorno in cui la Cassazione ha dovuto rinviare l’udienza fissata perché i due difensori erano malati – ai giudici che entro cinque giorni riceverà dalla procura generale di Palermo le carte del fascicolo. Dalla trasmissione della carte il tribunale ha dieci giorni per la decisione.
Intanto due giornalisti, Giuseppe Guastella del Corriere e l’inviato di Repubblica Francesco Viviano, come si legge sul sito del Corriere della Sera, sono riusciti a entrare nell’ospedale di Beirut e a vedere l’ex senatore prima di essere fermati dalla polizia: “Dell’Utri è fisicamente molto provato. Ha la barba lunga, l’aspetto stanco e fisicamente appare un uomo in difficoltà” ha detto il reporter del Corriere della Sera che ha raccontato che Dell’Utri era “ammanettato” e “circondato da quattro cinque poliziotti”. I due cronisti sono riusciti a entrare nella struttura dove è stato portato Dell’Utri e a scattare alcune immagini. La polizia libanese, li assaliti, li ha ammanettati, fatti inginocchiare, e poi li ha portati in una cella di sicurezza per l’identificazione. Le foto sono state cancellate e i due giornalisti, dopo essere stati rimproverati, sono stati poi rilasciati.