Meno di due mesi fa l’assemblea dei soci di Seat Pagine Gialle avviava l’aumento di capitale previsto dalla proposta di concordato preventivo e annunciava una clamorosa azione di responsabilità nei confronti di 17 ex amministratori, con tanto di richiesta di un maxi risarcimento da 2,4 miliardi. Ma i colpi di scena, nella vicenda del disastro finanziario che ha travolto l’ex monopolista pubblico degli elenchi telefonici, non finiscono mai. Questa notte, per esempio, la società di revisione PricewaterhouseCoopers ha diffuso una nota in cui informa di non poter esprimere un giudizio sul bilancio 2013, chiuso con una perdita di 347,6 milioni e debiti per 1,46 miliardi, perché il concordato che dovrebbe concludersi nei prossimi mesi genera “incertezze”. I revisori segnalano che gli stessi amministratori di Seat, nella relazione sulla gestione, hanno riferito di “criticità legate ai principali passaggi della procedura di concordato preventivo ancora da completare”. Secondo PwC – che aveva sospeso il giudizio sui conti anche in occasione del bilancio semestrale chiuso lo scorso agosto – “il presupposto della continuità aziendale, utilizzato dagli amministratori per redigere il bilancio separato, è soggetto a molteplici significative incertezze che dipendono da fattori che non sono sotto” il loro controllo e hanno “possibili effetti cumulati rilevanti sul bilancio separato della Seat Pagine Gialle SpA”.
Intanto si mobilitano anche i piccoli risparmiatori, sulle cui spalle è ricaduto il peso di una gestione che ha portato la società a valere soli 29 milioni contro i 23 miliardi del 2000. Pochi giorni fa Confconsumatori ha annunciato di ritenere insufficiente l’azione nei confronti degli ex amministratori che hanno ricoperto l’incarico tra l’ 8 agosto 2003 e il 21 ottobre 2012, il periodo della gestione dei fondi Cvc, Permira, Investitori Associati e BcPartners. L’iniziativa, infatti, per quanto “importante e necessaria”, probabilmente “non produrrà alcun effetto concreto sul piano patrimoniale, laddove, come si ha motivo di ritenere, poche persone non dispongono certo di patrimoni tali da risarcire un danno così rilevante”. L’associrazione sta quindi “valutando di agire anche nei confronti dei pretesi esperti che ne hanno supportato le iniziative, dei sindaci, dei revisori e di coloro che hanno beneficiato di tali operazioni, fondi compresi, in sede penale e civile».
Restano poi da sciogliere i complicati nodi relativi ai fornitori che vantano crediti nei confronti dell’azienda. La questione più calda è quella del call center Voice Care (gruppo Contacta) di Torino, che lavorava su commessa per Seat e qualche settimana fa è stato messo in liquidazione in seguito al mancato pagamento di fatture per 2 milioni di euro. E questo, denuncia Riccardo Saccone, coordinatore del gruppo Tlc di Slc-Cgil, “nonostante la piena disponibilità del sindacato a mettere in campo tutte le azioni opportune al contenimento del costo del lavoro per garantire la piena sostenibilità della commessa Seat, in scadenza a giugno 2015″. A rischio ci sono quasi 200 posti di lavoro. “Per parte nostra continueremo a chiedere alla dirigenza di Seat di garantire volumi stabili”, dice Saccone, “e a ricordare loro che, alla scadenza della commessa, occorrerà garantire la continuità occupazionale dei lavoratori del Gruppo ContactaCare e People Care attraverso il prolungamento della commessa stessa o garantendo comunque una continuità contrattuale”. Intanto i rappresentanti sindacali della Fistel-Cisl di Seat Pagine Gialle hanno scritto a proprietà e dipendenti dei call center invitandoli a unirsi “nell’azione giudiziaria civile perché gli enormi danni provocati vengano riparati verso l’attuale Seat e verso i suoi fornitori”. “Tutti i soggetti eventualmente danneggiati dalle vicende di Seat Pagine Gialle e Seat Pagine Gialle Italia”, auspicano, “devono adoperarsi con ogni mezzo affinché le attuali amministrazioni delle due aziende intraprendano nei fatti ed efficacemente le azioni legali deliberate nell’assemblea ordinaria degli azionisti del 4 marzo 2014 nei confronti della passata amministrazione”. L’obiettivo è che “qualcosa dei miliardi di euro ‘sottratti’ a Seat dal 2003 a fine 2012 ‘ritornino a casa’, a beneficio della Seat attuale e futura e dei suoi fornitori attuali e futuri”.