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Casta diplomatica, a fine corsa gli ambasciatori si riciclano nelle Regioni

Possono essere di ruolo, prestati dal ministero degli Esteri, ma anche diplomatici cessati da un pezzo che di andare in pensione non ne vogliono proprio sapere e quindi si mettono a disposizione, per gestire la politica estera di governatori e sindaci
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L’ambasciatore non solo è per sempre, è anche ovunque. Diverse Regioni e perfino tre grandi comuni italiani si fregiano infatti di avere una propria politica estera (sic!) e dunque una feluca a libro paga. Gli impiegati li chiamano addirittura “ministri”, dal titolo che hanno raggiunto scalando i gradini della carriera diplomatica. Possono essere di ruolo, prestati dal ministero degli Esteri, ma anche diplomatici cessati da un pezzo che di andare in pensione non ne vogliono proprio sapere. E si mettono a disposizione di governatori e sindaci come “consiglieri”.

Come se lo Stato centrale non ne avesse abbastanza: la Farnesina spende 1,7 miliardi di euro l’anno per la missione “L’Italia in Europa e nel Mondo” e ha una specifica direzione per la “Promozione del Sistema Paese” con otto uffici, 38 diplomatici più 130 qualifiche funzionali che costa la bellezza di 160 milioni l’anno. Ma si può sempre fare di più. E infatti staccano l’assegno per l’ambasciatore perfino amministrazioni a corto di soldi. Dal 1993 la Capitale ricorre al consigliere per gli Affari Internazionali. La Farnesina è lì a due passi, con 428 diplomatici in sede, ma di prestarne uno a costo zero non se ne parla. Oggi è la volta di Rosa Anna Coniglio, catanese classe 1948, in pensione dal gennaio 2013. Tempo 5 mesi e riceve l’incarico da 57mila euro.

Il ministro degli Esteri di Genova è Federico Di Roberto, arzillo 80nne che risponde da Miami, dove è in vacanza. Tocca urlare, coi rumori di fondo non sente. In pensione dal 2002 riceve 5mila euro dall’Inps e un emolumento di 800 dal Comune, inferiore al rimborso di mille con cui ripaga le spese di trasferta tra la casa di Roma e quella di Genova.

A Torino c’è Franco Giordano, classe 1947. Va in pensione a giugno 2012 ma tre mesi prima era a fianco di Fassino che mette a disposizione ufficio, telefono e pc ma “non ha pagato alcunché, e temo neppure in futuro”. Si deve accontentare di 5.500 di pensione.

Il Veneto di ministri ne ha due. La Regione ha Stefano Beltrame, fuori ruolo dal 2010 al fianco di Luca Zaia. Anche Giorgio Orsoni ha voluto il suo. Antonio Armellini, 71 anni, in pensione da quattro. Nel 2011 viene messo sotto contratto per circa 60mila euro l’anno. Hanno rinunciato Campania e Lombardia. E la loro politica estera pare non averne risentito.

Da Il Fatto Quotidiano di sabato 19 aprile 2014

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