Mentre si discute di tagli agli stipendi dei manager pubblici, una fortunata categoria continua a collezionare pensioni e incarichi d’oro. Sempre lontano dai radar dei commissari alla spesa pubblica, sempre protetta dall’ombra lunga della Farnesina, come il sindacato Filp denuncia da tempo, un’eletta cerchia di ambasciatori a riposo (si chiamano così, il titolo rimane fino alla morte) somma una pensione d’oro, un buono stipendio condito da bonus a obiettivo, gettoni di presenza e rimborsi missione. Tra i tanti, il più fortunato è forse Giovanni Castellaneta, classe 1942, ex ambasciatore negli Usa. Entra alla Farnesina nel lontano ’67, due anni prima che Henry Kissinger diventi Segretario di Stato. Dopo essere passato sotto l’ala protettrice di Gianni De Michelis, diventa un fervente berlusconiano (sarà Consigliere diplomatico dell’ex Cavaliere). Il 1° ottobre 2009 finalmente arriva il meritato congedo, accompagnato da una pensione da 11.822 euro lordi al mese. Per coincidenza, proprio lo stesso giorno, arriva anche la nomina a presidente Sace, la società pubblica che si occupa di credito alle aziende italiane all’estero. L’incarico frutta a Castellaneta emolumenti extra pensione per 214 mila euro lordi l’anno. Se l’ex ambasciatore a Washington è in ottimi rapporti con Berlusconi e Gianni Letta, Ferdinando Nelli Feroci deve molto a Massimo D’Alema, di cui è stato capo di gabinetto alla Farnesina. Lascia il ministero degli Esteri nel 2013, dopo essere stato ambasciatore a Bruxelles. Anche da pensionato però non sta fermo un attimo: docente alla Luiss e presidente dell’Istituto affari internazionali. Ma l’incarico importante arriva a febbraio, quando viene nominato presidente Simest, l’azienda a maggioranza pubblica che assiste le imprese italiane all’estero e che gli permette di affiancare alla pensione di 9.886 euro una retribuzione da 141 mila euro l’anno. Nelli Feroci è stato un diplomatico importante con rapporti consolidati in molti Paesi europei. Paradossalmente però la società che presiede si occupa solo di Paesi extra-Ue.

Diversa è la storia di Leonardo Visconti di Modrone, rampollo 67enne della celebre casata nobiliare. Forse per via del blasone del diplomatico a meno di un anno dal pensionamento (9.996 euro al mese) ha ottenuto una consulenza per la “collaborazione predisposizione logistica e protocollare eventi per semestre presidenza italiana Ue”, incarico da 90.936 euro che si sarebbe forse potuto affidare a un diplomatico ancora in servizio a costo zero.

Interessante anche la traiettoria professionale di Umberto Vattani: entra in servizio nel settembre del 1962, due mesi dopo l’indipendenza dell’Algeria, e va in pensione nel 2006 con un assegno mensile di oltre 13 mila euro, lasciando però in eredità al ministero figlio e fratello. È stato consigliere diplomatico di Giulio Andreotti, Ciriaco De Mita e Giuliano Amato, oltre che capo segreteria di Arnaldo Forlani prima delle dimissioni per lo scandalo P2. Anche in tempi più recenti il suo nome continua a ricorrere nelle cronache, vuoi per una condanna a 2 anni e 8 mesi per peculato (25 mila euro di telefonate addebitate al ministero, molte delle quali alla segretaria di cui si era invaghito); vuoi per i concerti nazi-rock del figlio Mario, ex console a Osaka.

Da pensionato Vattani continua a presiedere l’Istituto per il commercio estero fino alla soppressione-farsa del 2011. Da allora si è accontentato di una mezza dozzina di cariche e consulenze, alcune gratuite, altre no. Tra queste ultime c’è anche la presidenza di Sviluppo Italia Sicilia fino al giugno 2012, che gli ha fruttato 32 mila euro per 8 mesi di lavoro. L’ex ambasciatore in Brasile Vincenzo Petrone è stato perfino costretto a lavorare gratis. Diplomatico stimato da Luca Cordero di Montezemolo e Corrado Passera, fino al 16 febbraio è stato contemporaneamente presidente di Simest e Fincantieri. Due cariche, uno stipendio solo, fino a quando sceglie i cantieri navali, a cui aggiunge una pensione da 9.371 euro al mese.

C’è poi una folta schiera di diplomatici in pensione cui il ministero degli Esteri ha affidato consulenze che potrebbero essere svolte da ambasciatori in servizio. Lista lunga e fantasiosa: incarico per i Paesi del sub-continente indiano, quello per le conferenze Italia America Latina, coordinamento per l’Antartico. Quanto costino ai contribuenti non è dato sapere, perché il ministero non ha fornito indicazioni. Alla faccia dell’hashtag #Openfarnesina.

di Thomas Mackinson e Alessio Schiesari

Da Il Fatto Quotidiano di sabato 19 aprile 2014

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