Gli 80 euro in più in busta paga? “Sono l’antipasto, la rivoluzione è appena iniziata”. “Presto” bonus anche per gli incapienti, per le partite Iva e per i pensionati. Poi una politica fiscale più amica delle famiglie. E un cambiamento radicale del rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, con quest’ultima – compresa, udite udite, l’Agenzia delle Entrate – “al servizio” del primo. Matteo Renzi, intervistato da La Repubblica, ripercorre le misure economiche già varate, fa qualche anticipazione sulla riforma fiscale che vedrà la luce tra qualche mese (rivelando anche l'”elemento di debolezza” del bonus Irpef) e non risparmia una stoccata all’ente guidato da Attilio Befera: “La lotta all’evasione”, sottolinea, “non si fa con i controlli spettacolari sul Ponte Vecchio“. Chiaro riferimento ai famosi “blitz” della Finanza nelle località più gettonate dai turisti, da Cortina alla “sua” Firenze, dove le Fiamme Gialle fecero controlli a tappeto – nome in codice dell’operazione “Ponte d’oro” – giusto due anni fa. Non solo, il premier promette anche grandi novità sul fronte burocratico: entro un anno “daremo a ogni italiano un codice con cui entrare in tutti gli uffici della pa restando a casa”. Precondizione per realizzare tutto questo, però, è il mantenimento della recuperata “credibilità sui mercati“, che “sarà possibile se resta alta l’attenzione sulle riforme”. Il ministro Pier Carlo Padoan gli fa eco dalle pagine del Corriere della Sera, garantendo che il bonus Irpef “deve essere permanente, perché se non lo è non è credibile e non viene speso” e che gli interventi per gli incapienti arriveranno “probabilmente” con la legge di Stabilità per il 2015. Ma il punto di partenza è il “rafforzamento della fiducia”, da cui deriverà una “maggiore propensione a spendere e a investire” e, a quota, “una maggiore crescita dell’economia”. Fiducia al centro, come da copione, anche per Renzi, che chiude con un auspicio vagamente minaccioso: dopo l’Italia “coraggiosa e semplice” del decreto Irpef, ora in Europa dobbiamo tornare a essere “l’Italia autorevole e combattiva“. E “a quel punto, assicuro, ci divertiremo”.
Coperture “prudenti” – Parlando delle coperture previste nel decreto, il premier torna a ribadire il concetto della “prudenza”, fatto passare in tutte le salse a contorno della presentazione del Def prima e del Dl Irpef poi: “Siamo stati molto rigorosi. Merito di Padoan e Delrio aver seguito una linea prudenziale” e aver “abbassato la stima di crescita del Pil dall’1,1 del precedente governo allo 0,8%. Se non lo avessimo fatto avremmo avuto 5 miliardi in più”. Sicuro che i risparmi di spesa per 4,5 miliardi saranno raggiunti anche il ministro dell’Economia, che al Corriere dichiara: “Siamo molto fiduciosi che i tagli funzioneranno”. Quanto alle proteste delle banche, Renzi tenta di disinnescare la polemica facendo notare che “pagano le stesse tasse di tutti gli altri italiani, il 26%”. “Nessuna crociata demagogica“, dunque, “io so che le banche sono importanti. Ma le regole valgono per tutti: non c’è qualcuno più uguale degli altri”.
La riforma del fisco – “La priorità fiscale”, secondo Renzi, è “semplificare il sistema”: “Non è pensabile che per pagare le tasse ci voglia un esperto”. Di qui l’idea della dichiarazione precompilata che a partire dal 2015 arriverà “a casa di 32 milioni di italiani”. La prima fase, in realtà, riguarderà poco più di 18 milioni di persone: pensionati e dipendenti pubblici. Il secondo step sarà, spiega il premier, non una revisione delle aliquote ma “una nuova logica”, necessaria per rimediare a quello che è “un elemento di debolezza” dell’impostazione che ha portato al bonus Irpef: “Ottanta euro dati a un single hanno un impatto diverso rispetto ad un padre di famiglia monoreddito con 4 figli”. Per questo l’esecutivo progetta, se non un vero e proprio “quoziente familiare” (un metodo di calcolo, adottato per esempio dalla Francia, che permette tenere conto della numerosità del nucleo familiare nella tassazione del reddito, garantendo maggiore equità), almeno “qualcosa del genere”. Quel che è certo, dice Renzi, è che “l’Italia non si può permettere il lusso di trattare male chi fa figli”.
La lotta all’evasione – Aumentare i controlli fiscali non è una panacea contro l’evasione, spiega il premier. “E’ una logica parziale. Rafforza l’idea che l’Agenzia delle Entrate è il nemico”. E invece “deve essere un partner, un amico”. Naturalmente “chi imbroglia e froda deve essere punito”, “ma per il resto l’Agenzia deve aiutare”. Quindi i blitz nelle località di vacanza – che, in effetti, non hanno portato somme particolarmente rilevanti nelle case dell’Erario – vanno sostituiti con strumenti di minore impatto mediatico e maggiore efficacia. Cioè “un uso massiccio della tecnologia”. “Siamo nel 2014. Lo Stato, se vuole, sa tutto di tutti . Rispettando la privacy, vogliamo finalmente fare sul serio?”. Il ministro Padoan, per parte sua, “boccia” l’idea – che rispunta periodicamente – del cosiddetto “contrasto di interessi”, cioè indurre il cittadino a chiedere sempre la ricevuta dandogli la possibilità di “scaricare” dalle tasse la maggior parte delle spese sostenute. “Non servirà”, dice Padoan, perché l’obiettivo del governo è cambiare in modo radicale il rapporto tra Fisco e contribuente fino ad arrivare a una situazione simile a quella della Francia “dove l’idea di evadere o eludere è molto lontana dal modo di pensare della gente normale”. Nel nostro Paese “non è così: è questo che dobbiamo cambiare”.
Il rapporto con la pa – L’altra promessa di Renzi appare ancora più difficile da mantenere rispetto al taglio delle tasse. In due parole, si tratta di questo: “Lo Stato deve essere al servizio del cittadino“. Idea banale ma mai abbastanza ripetuta nel Paese della burocrazia tentacolare. Per questo, dopo le iniziative già annunciate sugli stipendi pubblici, lo snellimento degli enti e la cessione di gran parte delle municipalizzate, ecco il nuovo impegno del governo: “Entro un anno daremo una ‘identità digitale‘ a tutti”. Un pin – l’ennesimo – con cui però si potranno fare molte cose: “Pagare le multe o le tasse, prenotare una vista all’Asl o disbrigare le pratiche della giustizia”, per esempio. Il succo del provvedimento è sempre lo stesso: la lotta “violenta” contro i burocrati. Con il pin, giura Renzi, “non si dovrà più perdere la testa” dietro di loro.
La riforma della giustizia – A giugno, “dopo le elezioni”, verrà poi il momento di riformare anche la giustizia. Perché “lo spread che ci divide su questo versante con gli altri Paesi è enorme”. La prima mossa sarà “il processo civile telematico”. Quanto agli screzi con la magistratura sulla questione degli stipendi, “se l’Anm ci attacca per questo sono preoccupato per loro. Resta incredibile che chi guadagna 20 volte più dello stipendio medio degli italiani si lamenti”. Se non bastasse, arriva l’ultimo affondo: “Cosa dovrebbe dire un professore che guadagna 1.300 euro al mese?”