“Parlare di numeri ora? Non ha senso”. Ci pensa Massimo Bugani, consigliere del Movimento 5 Stelle in Comune a Bologna a spegnere gli allarmismi. “Ogni volta prima delle elezioni è sempre la stessa storia. Per noi parlano le piazze e commenteremo solo i risultati. Ormai non si tratta di uno scontro tra noi e il Pd, ma tra noi e il mondo dell’informazione“. Tempo di campagna elettorale lungo la via Emilia, e come ogni vigilia che si rispetti comincia la guerra dei sondaggi. La regione, tra interviste commissionate dal partito e suggestioni, sembra tornata ad essere la roccaforte del Partito democratico. La fotografia è quella del centro Delos, istituto nato nel 2005 e diretto dai ricercatori Michele Rocchetta e Alfonso Brunetti. Responsabile dell’analisi dei dati è il sociologo Fausto Anderlini. Ex Pci e presidente del Medec, Centro demoscopico metropolitano, lavora per la Provincia di Bologna. Definito dal Corriere della Sera il “sociologo di fiducia di Cofferati”, nel 2005 fu l’autore del sondaggio che fotografò le paure dei bolognesi e di fatto sdoganò le politiche di destra della giunta democratica. I dati presentati negli ultimi giorni parlano di un elettorato bolognese “europeista” con un forte tasso di astensionismo (39%), una compagine ex Pdl in caduta libera (dall’11,5 al 6,4%) e il Movimento 5 Stelle che calerebbe dal 18 delle scorse politiche al 9% o che, considerando solo chi effettivamente andrà alle urne passerebbe dal 23,2 al 15,4%. “E’ un dato che avevo già registrato”, dice Anderlini, “ad esempio con la partecipazione di molti elettori 5 Stelle alle scorse primarie Pd (hanno votato per Renzi o Civati), ma che ora ritorna con insistenza. Sicuramente ci sono dinamiche locali che influenzano fortemente. Non so se questo potrà essere un cambio di tendenza che avrà un effetto anche sul nazionale”.
Ma non sono solo i dati su Bologna a far discutere. A Reggio Emilia alcuni quotidiani locali (Gazzetta di Reggio e Resto del Carlino) hanno diffuso i sondaggi che sarebbero stati commissionati dal Pd alla società di ricerca Svg. In quei risultati si vede un Partito democratico vittorioso senza passare dal ballottaggio: il candidato sindaco Luca Vecchi sarebbe al 52%, il Movimento 5 Stelle terzo partito al 13% e la candidata del centrodestra al 20 per cento. Una rivelazione condannata dai grillini: “Abbiamo sporto denuncia”, ha annunciato Norberto Vaccari, in corsa per M5S, “all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, al Corecom, alla Guardia di Finanza in merito ai sondaggi apparsi che sono sicuramente illegali e riteniamo anche falsi, perché a nostro avviso non corrispondono minimamente alla realtà dei fatti”. A Modena, la stessa indagine del Partito democratico, darebbe l’assessore Muzzarelli a oltre il 40 per cento e i grillini al 16 per cento.
A pesare sul tavolo dei 5 stelle potrebbero essere le espulsioni (molte partite proprio da Bologna), i malumori dei leader con il sindaco di Parma Federico Pizzarotti e un gruppo di dissidenti che chiede sempre di più la voce. Alcuni di loro si sono lamentati di non aver potuto partecipare alle ultime elezioni in rete, altri hanno formato una nuova formazione politica dal nome “Uno vale tanto”, per cercare di fare rete in tutta Italia. La fotografia di Delos Ricerche non sembra però preoccupare più di tanto il gruppo di Bologna. Davanti ai dati del sondaggio, il capogruppo in Comune, Massimo Bugani, ha una sorta di deja vù. “Anche un anno fa, un mese prima delle politiche, mi chiesero un’ opinione su un’indagine che ci dava all’11%, con annesso parere di Giovanni Favia che parlava già di una débacle. Poi invece abbiamo preso il 25%. Per questo penso che commentare questi numeri ora non ha senso. E’ come parlare del nulla”. A Bologna e dintorni Bugani è considerato un punto di riferimento per Grillo e Casaleggio. Di lui sanno che si possono fidare. Il consigliere bolognese, infatti, non ha mai aderito a quella fronda di dissidenti interni, che in Emilia ha avuto la sua terra natale. Se qui si sono registrati i primi successi elettorali, quelli che hanno consentito ai 5 stelle di debuttare nei palazzi nelle vesti (inedite fino ad allora) di consiglieri regionali e comunali, sempre qui ha trovato terreno fertile l’ala critica, e ci sono state le prime espulsioni, a partire da quella del consigliere ferrarese Valentino Tavolazzi.
Un dissenso che però non ha mai trovato sponda in Bugani. Anzi, l’eletto in Comune è stato protagonista di scontri, a tratti feroci, sia con Federica Salsi, finita in disgrazia ed espulsa dopo un’apparizione a Ballarò, sia con l’ex delfino di Grillo, Giovanni Favia, cacciato per un fuorionda in cui dipingeva Casaleggio come un padre padrone del Movimento. “Negli ultimi tempi abbiamo avuto un attacco spietato da parte di persone che si erano infilate nel Movimento con l’intento di distruggere Grillo. Ma abbiamo resistito all’urto e ora siamo molto più forti e felici che in passato. Certo, questi episodi potrebbero influire sul consenso, anche perché queste persone hanno avuto un’eco mediatica tanto enorme quanto inspiegabile”. Per il momento preferisce non sbilanciarsi in previsioni. Meglio parlare con i risultati delle urne sul tavolo. “Non ho idea di cosa succederà, sono curioso. Se guardiamo le piazze e l’affetto direi che siamo sopra il 30%, ma se invece guardo le balle che i media dicono su di noi direi che possiamo anche prendere il 10%. Ormai non si tratta più nemmeno di uno scontro fra noi e il Pd, ma tra noi e il mondo dell’informazione. Di sicuro questo risultato sarà importante proprio per capire quanto siamo riusciti a far passare il nostro messaggio”.
A Bologna, il sondaggio Delos ha preso in considerazione 700 casi (370 nel comune di Bologna e 330 nella zona provinciale). Sono stati contattati cittadini residenti in Italia con più di diciassette anni con interviste telefoniche risalenti all’aprile 2014. Il 71% degli intervistati dice che i problemi più importanti del Paese sono quelli legati al lavoro e alla disoccupazione. Al secondo posto (con il 25,5%) invece risultano la sicurezza e la criminalità. Lo 0,1 per cento degli intervistati dice che tra i temi caldi c’è “il rapporto con l’Europa“. La fiducia nel governo Renzi è data al 61,9%. A non convincere invece l’agenda del lavoro del premier: ostili sarebbe il 45% degli elettori Pd.
Sull’Europa, i bolognesi fotografati da Delos sembrano avere le idee chiare. Solo il 30 per cento auspica un’uscita dall’euro, per l’81,2 per cento degli elettori bisognerebbe far cessare le politiche di fiscal compact, ma per l’84,3 per cento l’Ue resta un progetto irrinunciabile. A stupire sono soprattutto gli orientamenti di voto. Il 37,6 % degli intervistati dichiara che voterà Pd (contro il 33 delle elezioni politiche del 2013), il 9,4 per cento il Movimento 5 Stelle (a differenza del 18,2 del 2013), la percentuale di astensione sarebbe comunque al 39 per cento. Un numero destinato probabilmente a diminuire con l’approssimarsi delle elezioni di maggio. Caduta per Forza Italia che passerebbe dall’11,5 al 6,4% e per Ncd, Scelta Civica e Udc, in picchiata dal 7,5 al 1,9%. Se si considerano invece gli elettori effettivi, il Pd tocca il 61,6%, secondo partito i 5 Stelle con il 15,4 per cento, Forza Italia al 10,5.
“Quello a cui assistiamo”, commenta Fausto Anderlini, “è un vero boom fiduciario del governo Renzi. Piace a 62 bolognesi su 100. Cifra doppia rispetto a quello che ha sempre raccolto Letta. Il Partito democratico sarebbe l’unico partito ad attrarre voti dagli astensionisti, mentre tutti cedono voti. A partire dal Movimento 5 Stelle. Senza dimenticare che i grillini restano il secondo partito. Sfascio del Pdl e dell’area di centro. A fronte di una Lista Tsipras che a Bologna fatica a decollare”. Uno dei dati più interessanti secondo Andreoli, resta quello del Movimento 5 Stelle: “Qui a Bologna sembrano in netta controtendenza rispetto il livello nazionale. Probabilmente stanno influendo variabili locali e non siamo in grado di stabilire se queste varranno anche per altre aree. E’ vero però che qui tutto è nato prima.Ed è anche vero che al suo interno c’era una forte componente di sinistra. Ora registriamo un cambio di tendenza che potrebbe verificarsi qui prima che altrove”. Una tendenza che però Anderlini dice di vedere da alcuni mesi: “Ho effettuato una rilevazione anche dopo le primarie. Secondo i nostri dati risulta che il 12 per cento degli elettori che sono andati a votare erano del Movimento 5 Stelle. E questi hanno votato o per Renzi o per Civati”.