Italiani trasferiti a Londra che per trovare lavoro si rivolgono ad agenzie private gestite da connazionali. Tra i servizi a pagamento che offrono, però, non ci sono solo corsi di lingua e alloggio. Spesso servono soldi anche un primo contatto con il mondo del lavoro inglese, anche se si tratta di una procedura illegale. Inoltre, a tanti ragazzi che pagano per ottenere un impiego vengono proposti lavori inesistenti o in condizioni di sfruttamento.
Vietato dalla legge – Partiamo da un punto: le leggi italiane, britanniche ed europee vietano esplicitamente che un’agenzia possa essere pagata da una persona in cerca di lavoro. A regolare questa materia in Italia è la legge Biagi del 2003, che recita esplicitamente all’articolo 11: “È fatto divieto ai soggetti autorizzati o accreditati di esigere o comunque di percepire direttamente o indirettamente, compensi dal lavoratore”. E aggiunge all’articolo 18: “Chi esiga o comunque percepisca compensi da parte del lavoratore per avviarlo a prestazioni di lavoro oggetto di somministrazione è punito con la pena alternativa dell’arresto non superiore ad un anno o dell’ammenda da euro 2.500 a euro 6.000. In aggiunta alla sanzione penale è disposta la cancellazione dall’albo”. Va bene, si potrebbe obiettare, ma le agenzie, pur gestite da italiani, operano su suolo britannico. La legge, però, non è diversa.
Per avere una conferma, basta andare sul sito del Citizen Advice Bureau – rete di organizzazioni no profit specializzate in consulenza legale ai cittadini. Lì è messo nero su bianco come, secondo la legge britannica, “un’agenzia per l’impiego non deve assolutamente chiedere soldi per la ricerca di lavoro” (“An employment agency must not charge you a fee for finding you work or trying to find you work”). Può, è vero, far pagare una serie di servizi accessori, come scrittura del curriculum, la fornitura e pulitura di uniformi, sistemazione, aiuto nei trasporti e training. Ma, specificano sul sito, “l’agenzia non deve costringere a comprare questi servizi in cambio del fatto che ti trova lavoro” (“The agency must not make you buy these services in return for them finding you work“).
“Truffe a Londra” dicenta un sito di denuncia
Ma quanti sono i casi di illegalità e frodi e a quanto ammonta l’entità delle truffe? Poiché il mercato del lavoro londinese è una giungla fatta anche di false agenzie di lavoro e di un continuo ricambio di manodopera, quantificare è difficile. Tuttavia, stando alle segnalazioni ricevute dal sito web Truffe a Londra, si tratta di un fenomeno presente da anni, diffuso e in continua espansione. Il sito è gestito da Valerio, rimasto lui stesso scottato ben dieci anni fa.
Valerio arriva in Gran Bretagna nel 2004 pieno di speranze e sogni, ma quasi senza sapere l’inglese. “Poi un ragazzo – ricorda Valerio – mi consiglia di rivolgermi ad una agenzia di nome ‘Anna Mundus Club’, che dietro pagamento di 80 sterline ti promette lavoro”. Il passaparola sembra funzionare, il sogno di una nuova vita lontano dall’Italia, meno. Valerio viene mandato in un ristorante gestito da italiani, dove gli rispondono solo: “Ti faremo sapere”. I giorni, però, passano. E nessuno lo richiama. “Quando realizzai il giochetto – prosegue Valerio – tornai alla Mundus. La responsabile non mi trovò nessun lavoro e non ci fu modo di recuperare i soldi”. Oggi Valerio – molti anni e molte esperienze dopo -, ha 37 anni, vive stabilmente a Londra e lavora come informatico. Ma proprio l’esperienza negativa di qualche anno fa è stata per lui la spinta a creare il sito dove pubblica storie e segnalazioni di truffe simili alla sua.
Alla base di uno degli episodi che hanno suscitato la rabbia della community di Truffe a Londra c’è un articolo di giornale. Il 19 gennaio il Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato un articolo sull’agenzia Fuggi a Londra. Nel pezzo, poi postato sulla pagina facebook della stessa agenzia, si lodano le capacità imprenditoriali del 28enne barese Raffaele Misceo, manager dell’azienda. Valerio fa però notare che la ricerca di lavoro senza servizi accessori costa 150 sterline. In questa immagine è possibile vedere un contratto – risalente all’agosto 2013 -, fornitoci da Valerio, stipulato da Fuggi a Londra in cambio di servizi. A fianco della sezione “Lavoro” è segnato l’importo di 150 sterline, ma nella parentesi sotto non si specificano i servizi che giustificano il versamento. Infatti, c’è scritto soltanto che “l’agenzia si impegna all’erogazione entro 30 giorni, pena restituzione del 100% della somma versata”.
Raggiunto al telefono da ilfattoquotidiano.it, il manager di Fuggi a Londra spiega che la sua agenzia non offre direttamente lavoro: “Ci occupiamo piuttosto di servizi di scrittura del curriculum vitae e training per chi cerca lavoro. I nostri contratti sono perfettamente legali”. Misceo ci ha fornito a questo punto un secondo contratto datato 19 gennaio (guarda) in cui la clausola del “non soldi in cambio di lavoro” è in effetti chiaramente riportata.
Il manager di Fuggi a Londra, tuttavia, ha ammesso che “qualche mese fa, data forse una certa ingenuità di un’azienda giovane, non era specificato sui contratti che ci occupavamo solo del curriculum o del training”. In effetti non lo era: sul contratto più vecchio si può leggere chiaramente: “Lavoro: sì (costo complessivo di 300 sterline)”. Dunque l’attività di questa agenzia, una delle più esposte e visibili sul web, era ancora una volta quella di prospettare ai giovani lavoro in cambio di un pagamento. Risponde a distanza Valerio: “Anche nel nuovo contratto il responsabile dell’agenzia dice che non trova lavoro direttamente: il contratto specifica che dopo 3 appuntamenti lo stesso contratto decade. Quindi la riga del documento dove si legge ‘At the time that the candidate misses 3 scheduled job appointments the contract will authomatically decline’ contraddice quella precedente (‘The agency does not charge you for finding you work or trying to find you work’). Il contratto – osserva Valerio – rivela infatti come l’agenzia, seppur indirettamente, ricerca lavoro”.
Non solo lavoro: c’è anche la casa
Un’altra denuncia arriva da Hermes Carbone, 23 anni di Messina, studente della London School of Journalism. Nella sua esperienza la ricerca di un alloggio rappresenta l’esca con cui singoli “agenti” (del tutto irregolari) provano a inserire il nuovo arrivato nel mercato del lavoro. In questo caso emerge la figura degli intermediari: procacciatori di alloggi e manodopera a bassissimo costo. “Tra i tanti italiani conosciuti – ricorda Hermes – c’è Riccardo di un’agenzia immobiliare di Willesden Green. Romano, sui 35 anni, ex agente immobiliare fallito nel Lazio, è stata una delle persone a cui mi affidai per trovare casa, vedendo anche il grande ascendente che aveva sui giovani italiani della sua agenzia. Sembrava la classica persona di cui potevo fidarmi, arrivando in una città straniera in cui non avevo né amici né conoscenti”.
Eppure, “oltre a propinarmi abitazioni con 18 persone al proprio interno o altre case con un livello di sporcizia e una puzza inimmaginabili – tutte in zone Willesden Green, Willesden Junction o Dollis Hill, dove lui stesso abitava – lui, che era il fidanzato della proprietaria brasiliana dell’agenzia, mi chiese: ‘Ma tu lo vuoi trovare un lavoretto per pagarti l’affitto? Ho un’amica, anche lei italiana, che trova lavoro a tutti come cameriere o lavapiatti’”. Una proposta che Hermes, appena arrivato a Londra dall’Italia, vorrebbe accettare, anche nella speranza di non dover pesare troppo ai genitori. Quando chiede all’ex agente come fare ad ottenere il lavoro, l’uomo risponde: “Se vuoi lavorare devi pagare 70/80 sterline o quelli che ti chiede la signora. Il giorno dopo lei ti trova un lavoro. Anche io ho iniziato così qui a Londra, come lavapiatti. Poi, se paghi qualcosa in più, magari ti trova un lavoro migliore. Funziona così”. In questo caso la storia ha un lieto fine: Hermes non ci casca e sta alla larga da Riccardo. Un caso simile a tanti altri finiti peggio. “Molto spesso – conclude amaramente Giuseppe, che conosce da vicino chi ha avuto esperienze simili – presunti agenti o agenzie di lavoro illegali approfittano di ragazzi appena approdati a Londra, che non hanno piena conoscenza della lingua e del sistema giudiziario inglese”.
Twitter: @andreavaldambri
Lavoro & Precari
Londra, “italiani truffati da agenzie private. Per trovare lavoro tocca pagare”
Sono gestite da connazionali e spesso propongono lavori inesistenti o in condizioni di sfruttamento. A denunciarle è il sito Truffe a Londra. La testimonianza al Fatto.it: "Mi hanno detto: 'Se vuoi un impiego devi sborsare i soldi che ti chiedono. Funziona così'"
Italiani trasferiti a Londra che per trovare lavoro si rivolgono ad agenzie private gestite da connazionali. Tra i servizi a pagamento che offrono, però, non ci sono solo corsi di lingua e alloggio. Spesso servono soldi anche un primo contatto con il mondo del lavoro inglese, anche se si tratta di una procedura illegale. Inoltre, a tanti ragazzi che pagano per ottenere un impiego vengono proposti lavori inesistenti o in condizioni di sfruttamento.
Vietato dalla legge – Partiamo da un punto: le leggi italiane, britanniche ed europee vietano esplicitamente che un’agenzia possa essere pagata da una persona in cerca di lavoro. A regolare questa materia in Italia è la legge Biagi del 2003, che recita esplicitamente all’articolo 11: “È fatto divieto ai soggetti autorizzati o accreditati di esigere o comunque di percepire direttamente o indirettamente, compensi dal lavoratore”. E aggiunge all’articolo 18: “Chi esiga o comunque percepisca compensi da parte del lavoratore per avviarlo a prestazioni di lavoro oggetto di somministrazione è punito con la pena alternativa dell’arresto non superiore ad un anno o dell’ammenda da euro 2.500 a euro 6.000. In aggiunta alla sanzione penale è disposta la cancellazione dall’albo”. Va bene, si potrebbe obiettare, ma le agenzie, pur gestite da italiani, operano su suolo britannico. La legge, però, non è diversa.
Per avere una conferma, basta andare sul sito del Citizen Advice Bureau – rete di organizzazioni no profit specializzate in consulenza legale ai cittadini. Lì è messo nero su bianco come, secondo la legge britannica, “un’agenzia per l’impiego non deve assolutamente chiedere soldi per la ricerca di lavoro” (“An employment agency must not charge you a fee for finding you work or trying to find you work”). Può, è vero, far pagare una serie di servizi accessori, come scrittura del curriculum, la fornitura e pulitura di uniformi, sistemazione, aiuto nei trasporti e training. Ma, specificano sul sito, “l’agenzia non deve costringere a comprare questi servizi in cambio del fatto che ti trova lavoro” (“The agency must not make you buy these services in return for them finding you work“).
“Truffe a Londra” dicenta un sito di denuncia
Ma quanti sono i casi di illegalità e frodi e a quanto ammonta l’entità delle truffe? Poiché il mercato del lavoro londinese è una giungla fatta anche di false agenzie di lavoro e di un continuo ricambio di manodopera, quantificare è difficile. Tuttavia, stando alle segnalazioni ricevute dal sito web Truffe a Londra, si tratta di un fenomeno presente da anni, diffuso e in continua espansione. Il sito è gestito da Valerio, rimasto lui stesso scottato ben dieci anni fa.
Valerio arriva in Gran Bretagna nel 2004 pieno di speranze e sogni, ma quasi senza sapere l’inglese. “Poi un ragazzo – ricorda Valerio – mi consiglia di rivolgermi ad una agenzia di nome ‘Anna Mundus Club’, che dietro pagamento di 80 sterline ti promette lavoro”. Il passaparola sembra funzionare, il sogno di una nuova vita lontano dall’Italia, meno. Valerio viene mandato in un ristorante gestito da italiani, dove gli rispondono solo: “Ti faremo sapere”. I giorni, però, passano. E nessuno lo richiama. “Quando realizzai il giochetto – prosegue Valerio – tornai alla Mundus. La responsabile non mi trovò nessun lavoro e non ci fu modo di recuperare i soldi”. Oggi Valerio – molti anni e molte esperienze dopo -, ha 37 anni, vive stabilmente a Londra e lavora come informatico. Ma proprio l’esperienza negativa di qualche anno fa è stata per lui la spinta a creare il sito dove pubblica storie e segnalazioni di truffe simili alla sua.
Alla base di uno degli episodi che hanno suscitato la rabbia della community di Truffe a Londra c’è un articolo di giornale. Il 19 gennaio il Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato un articolo sull’agenzia Fuggi a Londra. Nel pezzo, poi postato sulla pagina facebook della stessa agenzia, si lodano le capacità imprenditoriali del 28enne barese Raffaele Misceo, manager dell’azienda. Valerio fa però notare che la ricerca di lavoro senza servizi accessori costa 150 sterline. In questa immagine è possibile vedere un contratto – risalente all’agosto 2013 -, fornitoci da Valerio, stipulato da Fuggi a Londra in cambio di servizi. A fianco della sezione “Lavoro” è segnato l’importo di 150 sterline, ma nella parentesi sotto non si specificano i servizi che giustificano il versamento. Infatti, c’è scritto soltanto che “l’agenzia si impegna all’erogazione entro 30 giorni, pena restituzione del 100% della somma versata”.
Raggiunto al telefono da ilfattoquotidiano.it, il manager di Fuggi a Londra spiega che la sua agenzia non offre direttamente lavoro: “Ci occupiamo piuttosto di servizi di scrittura del curriculum vitae e training per chi cerca lavoro. I nostri contratti sono perfettamente legali”. Misceo ci ha fornito a questo punto un secondo contratto datato 19 gennaio (guarda) in cui la clausola del “non soldi in cambio di lavoro” è in effetti chiaramente riportata.
Il manager di Fuggi a Londra, tuttavia, ha ammesso che “qualche mese fa, data forse una certa ingenuità di un’azienda giovane, non era specificato sui contratti che ci occupavamo solo del curriculum o del training”. In effetti non lo era: sul contratto più vecchio si può leggere chiaramente: “Lavoro: sì (costo complessivo di 300 sterline)”. Dunque l’attività di questa agenzia, una delle più esposte e visibili sul web, era ancora una volta quella di prospettare ai giovani lavoro in cambio di un pagamento. Risponde a distanza Valerio: “Anche nel nuovo contratto il responsabile dell’agenzia dice che non trova lavoro direttamente: il contratto specifica che dopo 3 appuntamenti lo stesso contratto decade. Quindi la riga del documento dove si legge ‘At the time that the candidate misses 3 scheduled job appointments the contract will authomatically decline’ contraddice quella precedente (‘The agency does not charge you for finding you work or trying to find you work’). Il contratto – osserva Valerio – rivela infatti come l’agenzia, seppur indirettamente, ricerca lavoro”.
Non solo lavoro: c’è anche la casa
Un’altra denuncia arriva da Hermes Carbone, 23 anni di Messina, studente della London School of Journalism. Nella sua esperienza la ricerca di un alloggio rappresenta l’esca con cui singoli “agenti” (del tutto irregolari) provano a inserire il nuovo arrivato nel mercato del lavoro. In questo caso emerge la figura degli intermediari: procacciatori di alloggi e manodopera a bassissimo costo. “Tra i tanti italiani conosciuti – ricorda Hermes – c’è Riccardo di un’agenzia immobiliare di Willesden Green. Romano, sui 35 anni, ex agente immobiliare fallito nel Lazio, è stata una delle persone a cui mi affidai per trovare casa, vedendo anche il grande ascendente che aveva sui giovani italiani della sua agenzia. Sembrava la classica persona di cui potevo fidarmi, arrivando in una città straniera in cui non avevo né amici né conoscenti”.
Eppure, “oltre a propinarmi abitazioni con 18 persone al proprio interno o altre case con un livello di sporcizia e una puzza inimmaginabili – tutte in zone Willesden Green, Willesden Junction o Dollis Hill, dove lui stesso abitava – lui, che era il fidanzato della proprietaria brasiliana dell’agenzia, mi chiese: ‘Ma tu lo vuoi trovare un lavoretto per pagarti l’affitto? Ho un’amica, anche lei italiana, che trova lavoro a tutti come cameriere o lavapiatti’”. Una proposta che Hermes, appena arrivato a Londra dall’Italia, vorrebbe accettare, anche nella speranza di non dover pesare troppo ai genitori. Quando chiede all’ex agente come fare ad ottenere il lavoro, l’uomo risponde: “Se vuoi lavorare devi pagare 70/80 sterline o quelli che ti chiede la signora. Il giorno dopo lei ti trova un lavoro. Anche io ho iniziato così qui a Londra, come lavapiatti. Poi, se paghi qualcosa in più, magari ti trova un lavoro migliore. Funziona così”. In questo caso la storia ha un lieto fine: Hermes non ci casca e sta alla larga da Riccardo. Un caso simile a tanti altri finiti peggio. “Molto spesso – conclude amaramente Giuseppe, che conosce da vicino chi ha avuto esperienze simili – presunti agenti o agenzie di lavoro illegali approfittano di ragazzi appena approdati a Londra, che non hanno piena conoscenza della lingua e del sistema giudiziario inglese”.
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Mondo
A Gaza è finita la tregua: Israele colpisce Hamas sulla Striscia. “Oltre 350 morti, molti bambini”. Tel Aviv: “Colpiremo fino alla restituzione di tutti gli ostaggi”
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Trump-Putin, oggi la telefonata. Media: “Usa pensano a riconoscere la Crimea come russa”. Tasse e debito: corsa al riarmo dell’Est Europa
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
“Borse Hermès false regalate a Pascale”, Santanchè ora denuncia. E come testimone citerà Sallusti
(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.