L’ipotesi della Dda di Reggio Calabria era che l’ex democristiano Aldo Miccichè avesse contattato politici di vari schieramenti – tra cui Marcello Dell’Utri (ora detenuto in ospedale a Beirut, ndr) per cercare di esaudire i desideri della cosca Piromalli, ha il sigillo della Cassazione. Il faccendiere – estradato dal Venezeula dopo l’arresto del luglio 2012 per associazione mafiosa – aveva presentato un ricorso con l’obbligo di dimora a Reggio Calabria. I supremi giudici hanno respinto l’istanza confermando il suo “ruolo” di “uomo di contatto tra gli appartenenti alla ‘ndrina dominante di Gioia Tauro e ambienti politico istituzionali”.
Nel verdetto 17631 gli ermellini ricordano i contatti di Miccichè con l’ex senatore di Forza Italia. Dalle intercettazioni del settembre 2007 dell’inchiesta ‘Cento anni di storia’ sul clan Piromalli – scrivono le toghe “si evince come il Miccicchè, seppure da tempo all’estero, si consideri a più riprese partecipe a pieno titolo del sodalizio mafioso allorquando, ad esempio, consiglia l’Arcidiaco (Gioacchino, cugino di Antonio Piromalli, ndr) di far valere con forza le ‘nostre’ ragioni cioè della ‘ndrina anzidetta al cospetto di un importante uomo politico (senatore Marcello Dell’Utri) con cui il primo ha fissato un abboccamento tramite lo stesso Miccichè”. L’incontro, secondo gli atti di indagine, sarebbe avvenuto il 3 dicembre 2007 nell’ufficio di Dell’Utri in via Senato 12 a Milano. La conversazione tra i due non è nota, ma il successivo commento di Miccichè, intercettato, sì. Il faccendiere riferisce che Dell’Utri avrebbe definito l’inviato della cosca “un ragazzo meraviglioso” e “pensa a quante cose possiamo fare”.
La Cassazione richiama un’altra intercettazione dello stesso periodo nella quale Miccichè ricorda ad Antonio Piromalli, figlio del boss Giuseppe detenuto al 41bis, “che quando lui era segretario politico della Democrazia Cristiana di Gioia Tauro alle elezioni politiche la Piana era ‘Cosa nostra’, tanto da assicurare di poter fornire analogo sostegno alla formazione politica degli onorevoli Dell’Utri e Berlusconi“.
Nel respingere il ricorso di Miccichè contro l’obbligo di dimora a Reggio Calabria – l’unica misura coercitiva possibile essendo scaduti i termini della custodia in carcere durante l’ estradizione -, la Cassazione sottolinea che è sempre Miccichè a consigliare “nuovamente all’Arcidiaco di rivolgersi al ‘Senatore’ (sottinteso Dell’Utri) per la questione della nomina di Antonio Piromalli a console onorario”.
Sempre in base a quanto emerge dalle intercettazioni, inoltre, gli ermellini ricordano che Miccichè “riferisce direttamente allo stesso Antonio Piromalli dei contatti intrattenuti o previsti con vari uomini politici (on. Mastella, Sen. Tassone, Sen. Colombo) nonché di contatti con non meglio indicati ambienti della massoneria“. Sulla scorta di questo materiale raccolto dagli inquirenti calabresi, secondo la Cassazione, “la valutazione in ordine al ruolo” di Miccichè “quale uomo di contatto” tra il clan Piromalli e “ambienti politico-istituzionali” è “conforme alle risultanze investigative“. Pertanto è stato dichiarato “inammissibile” il ricorso dell’ex latitante – “gravemente indiziato” di appartenere alla ‘famiglia’ Piromalli – contro l’ordinanza del tribunale del riesame reggino dello scorso otto novembre. I politici contattati non sono mai stati indagati. Anche perché se è vero che Micciche’ si sarebbe messo in movimento per cercare di fare attenuare il regime del 41 bis a Giuseppe Piromalli è altrettanto vero che il progetto non però non andò in porto per ”l’impossibilità dei referenti politici e istituzionali contattati di affrontare e risolvere la situazione per tutto un insieme di problemi dovuti sia alla paura dei soggetti di muoversi in un terreno così pericoloso, e sia alle difficoltà giudiziarie del ministro della Giustizia”. Tra i desideri dei Piromalli c’era anche quello di fare ottenere l’immunità ad Antonio facendogli ottenere addirittura una funzione consolare. Una richiesta alla quale Micciché rispose senza esitare ”questo lo possiamo fare”. Ma anche questa volta l’intenzione non divenne realtà.