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Renzi, il suo decreto Irpef è dunque un bluff?

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Venerdì 18 aprile il Governo ha approvato il decreto Irpef. Matteo Renzi ha convocato una conferenza stampa e ha comunicato agli italiani le misure prese. Non ha, però, distribuito il testo del decreto legge che, teoricamente, doveva essere già pronto e confezionato di tutto punto, copertura di spese incluse, essendo necessaria soltanto la firma del Presidente della Repubblica.

Ed ecco che sabato sera trapela una notizia: per coprire le spese vi sarebbe anche un taglio all’Ffo delle università italiane, taglio non annunciato venerdì. Dunque, come stanno le cose? Il testo era pronto o era ancora in fase di scrittura? Può un decreto legge essere modificato dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri?

Un dato è certo: la bollinatura della Ragioneria di Stato sarebbe avvenuta solo martedì sera 22 aprile; il testo del decreto non è peraltro ancora noto.

A questo punto mi chiedo: cosa è stato approvato nel Consiglio dei ministri di venerdì 18 aprile? Come mai si sono rese note le misure adottate senza diffondere il testo che le conteneva? Se il testo finale è stato cambiato, è legittimo un testo diverso da quello approvato in Consiglio dei ministri?

E ancora: alcuni italiani hanno esultato per la bastonata da 1,8 miliardi sulle banche che è la misura su cui si regge buona parte della elargizione del bonus fiscale a 10 milioni di contribuenti. Al di là del fatto che quella misura si ritorcerà con ogni probabilità sui clienti e renderà più difficile l’erogazione del credito a famiglie e imprese, chiedo tuttavia: essendo una tantum, non essendo cioè replicabile il prossimo anno, quando la spesa degli 80 euro sarà per 12 mesi e non solo per 8, come pensa il Governo di trovare altri soldi per sostituire l’imposta sulle quote rivalutate di Bankitalia?

E come pensa di reperire gli altri 7,1 miliardi necessari per rendere stabile il bonus su 12 mesi, e non solo un mega spot elettorale?

Oggi Renzi ha annunciato che gli 80 euro sono definitivi e ci saranno anche nei prossimi anni e tuttavia non ha rivelato le relative coperture. Questo vuol dire due cose: o per il 2015 la misura non è stata in realtà prevista e dunque al di là delle chiacchiere è per ora temporanea, oppure il Presidente del consiglio non ha ancora comunicato agli italiani quei famosi 7,1 miliardi di nuovi tagli o di nuove tasse che servono perché il bonus non sia panis et circenses elettorale.

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