Romain Zaleski si prepara a dare un po’ di respiro al sistema bancario italiano. La Tassara del finanziere franco polacco vicino al presidente di Intesa SanPaolo, Giovanni Bazoli, è pronta a vendere la quota complessiva detenuta nella banca polacca Alior incassandone circa 400 milioni di euro, poco meno di un quinto del debito complessivo che la società deve ancora versare alle banche italiane. Lo ha dichiarato all’Adnkronos Helene Zaleski, la figlia del finanziere franco-polacco che riveste attualmente il ruolo di presidente del consiglio di sorveglianza di Banca Alior.
“Sì, l’intenzione è questa”, ha detto dopo la vendita del 4,7% per 62,2 milioni di euro già avvenuta martedì. Il controvalore della cessione della restante quota, “pari a circa il 32%”, potrebbe dunque aggirarsi intorno ai 400 milioni di euro. Un guadagno a due cifre a soli due anni di distanza. Oggi il valore per azione dell’istituto quotato a Varsavia è di 79 zloty, “ma nel 2012, ai tempi dell’Ipo (lo sbarco in Borsa, ndr), era di 57 zloty. Abbiamo venduto – ha aggiunto – con un 38% di valore in più, non è male”. Al momento “è presto”, sostiene Zaleski, per dire chi siano gli eventuali investitori anche se l’operazione di ricerca è cominciata ed è certo che si tratterà di “investitori istituzionali e non di privati”.
La mossa è “funzionale a ripianare parte del debito della Carlo Tassara con le banche”, che ammonta a circa 2,2 miliardi di residuo. Sulle tempistiche, Helene Zaleski non si è sbilanciata (“preferisco non commentare questo aspetto”) mentre alcuni problemi circa gli acquirenti potrebbero arrivare dall’autohority polacca: “Potrebbe – ha spiegato – porre il veto su alcuni investitori, come del resto accade in Italia”.
Quanto alle strategie complessive della Tassara, che prosegue la vendita di alcune partecipazioni (nei giorni scorsi ha ceduto l’1,7% di Mediobanca), Helene Zaleski non può rilasciare dichiarazioni. Tuttavia, non si può escludere che il gruppo di Breno possa procedere ulteriormente a fare cassa con la cessione di ulteriori partecipazioni, a partire da quelle più rilevanti come Mittel, la holding cara allo stesso Bazoli di cui Tassara possiede il 15,3 per cento. Per l’alienazione di alcune partecipazioni, infatti, il momento non sarebbe sfavorevole anche perché – complice il buon andamento della Borsa da inizio anno – potrebbe essere stato raggiunto il valore di carico, ossia il prezzo dei titoli pagato al momento dell’acquisto.
I maggiori istituti esposti verso la Tassara per circa 2,2 miliardi sono Intesa SanPaolo e Unicredit, seguiti da Mps, Ubi Banca, Banco Popolare e Bpm. Lo scorso anno, la Csocietà guidata dal presidente Pietro Modiano ha azzerato la quota detenuta in Assicurazioni Generali; nei giorni scorsi ha ceduto l’1,17% di Mediobanca; martedì è invece arrivata la vendita della quota in Alior.
Oltre a Mittel nel portafoglio della finanziaria risultano ancora il 2,5% di A2a, l’1,7% di Intesa SanPaolo, l’1,42% di Ubi Banca, l’1,73% di Cattolica, l’1,14% di Mps e lo 0,25% di Bpm, cioè di buona parte dei suoi creditori. Quanto all’estero, Tassara possiede il 12,8% della francese Eramet e il 7% della Comilog, la miniera del Gabon secondo fornitore al mondo di manganese. Lo scorso dicembre, la Carlo Tassara ha sottoscritto gli accordi di modifica della moratoria sul debito, già siglata con le banche nel 2008, e ha approvato il bilancio 2012, chiuso con un rosso di circa 600 milioni. In quell’occasione è stata anche deliberata l’emissione degli strumenti finanziari partecipativi per 650 milioni che sono stati sottoscritti in proporzione ai rispettivi crediti non garantiti dalle banche. Strumenti partecipativi che potrebbero raggiungere l’importo massimo di 1 miliardo di euro, in caso di ulteriori perdite, da qui al 2016. In sostanza, le banche si sono impegnate a trasformare parte dei crediti in capitale e hanno prorogato, per evitare il fallimento della Tassara, i termini per la restituzione del debito.