Passa alla Camera, con 335 voti favorevoli e 186 contrari, la fiducia che il governo ha posto sul decreto legge sulle tossicodipendenze, mentre il via libera finale sul provvedimento arriverà mercoledì. Ma già si annuncia battaglia al Senato: il Nuovo centro destra (Ncd) contesta, infatti, il diverso trattamento riservato alla cannabis: inserita nella tabella delle droghe pesanti se ottenuta da sintesi di laboratorio, ma collocata tra le droghe leggere se ‘naturale ogm, e contenente quindi, afferma Ncd, un’analoga quantità, rispetto alla cannabis di sintesi, di principio attivo dannoso.
Il provvedimento potrebbe dunque subire modifiche nel passaggio a Palazzo Madama, tuttavia, ha affermato oggi il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in conferenza stampa insieme agli altri esponenti Ncd Roccella, Giovanardi, De Girolamo e Pagano, “siamo giunti ad un buon risultato e ad un testo equilibrato”. Il punto, ha spiegato, è che “c’è la necessità di dare un messaggio forte al Paese, e cioè che drogarsi non è normale e dobbiamo sconfiggere la cultura della normalizzazione del drogarsi che sta provocando danni enormi sia agli adulti sia ai giovani”.
Oggi, ha sottolineato, “l’uso delle sostanze stupefacenti registra un abbassamento dell’età incredibile: si utilizzano sostanze già a 11-12 anni, con danni enormi alla salute. Dunque, al di là dei temi libertari, ce ne è uno più importante che è la salute delle persone”. Sul fronte farmaci invece, ha aggiunto, il dl “ci dà una libertà maggiore nell’utilizzo efficace dei farmaci off label”.
Il testo del dl si basa su una “impostazione condivisa” anche secondo Eugenia Roccella, che tuttavia annuncia battaglia in Senato sul ‘nodo’ cannabis: “Si è voluto differenziare il trattamento della cannabis ‘naturale’ in pianta da quello della cannabis ottenuta in laboratorio, utilizzando tabelle diverse. Ma la cannabis in pianta è oggi nella quasi totalità di tipo ogm e, dunque, con contenuti del principio attivo Thc dannoso analoghi a quelli della cannabis sintetizzata e che è considerata nell’ambito della tabella delle droghe pesanti. Ciò significa che a parità di contenuto di Thc, c’è un diverso trattamento tabellare” e “ “questa incongruenza, logica e scientifica, sembra solo l’ultimo residuo della cultura dello spinello libero”. Sottolinea tale “anomalia” anche Nunzia De Girolamo, che ha contestato un uso “strumentale, in campagna elettorale, di temi così importanti”. Si dice invece “soddisfatto” Carlo Giovanardi, secondo cui il provvedimento arrivato in Aula “ricalca la filosofia della stessa legge Fini-Giovanardi”. Parlano di testo “equilibrato” ed invitano ad evitare “guerre di religione” pure i relatori del provvedimento, Donatella Ferranti (Pd) e Pierpaolo Vargiu (Sc). Resta invece critico il giudizio di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, il cui esponente Fabio Rampelli, intervenendo in aula, ha rivolto il “benvenuto a questo governo di spacciatori”. Ed il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri chiede che il Senato “voti modifiche sostanziali al decreto”.
In campo sono scesi anche operatori e associazioni del settore che, pur dando ‘luce verde’ al dl, hanno chiesto che al più presto venga avviato un percorso di riscrittura della normativa sulle dipendenze. “Fortemente contraria” al dl si dice invece la Comunità di San Patrignano: “Non vogliamo rassegnarci alla cultura della normalizzazione della droga”, scrive in una nota.
Il testo del decreto legge sulle tossicodipendenze, presenta varie novità rispetto al dl 36/2014, cosiddetto ‘dl Lorenzin’, modificando lo status quo normativo. Nella parte relativa agli stupefacenti, la cui decretazione d’urgenza era stata dettata dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la legge Fini-Giovanardi, oltre ad essere reintrodotte e rimodellate le distinzioni tra droghe leggere e pesanti, con il ricollocamento della marijuana nel primo gruppo, spicca la riduzione di pena per il piccolo spaccio a 4 anni, escludendo di fatto la reclusione in carcere. Inoltre, il reato non distingue tra droghe leggere e droghe pesanti, ma sarà compito del giudice graduare l’entità della pena in base alla qualità e quantità della sostanza spacciata. Altra novità è che vengono reintrodotti i lavori di pubblica utilità nel caso di condanna ed è prevista la riduzione di sanzioni e l’irrilevanza penale per l’uso personale.
Completamente riscritto, poi, l’articolo sull’utilizzo off label, ovvero fuori indicazione, dei farmaci, tramite un emendamento dei relatori di maggioranza Vargiu (Sc) e Ferranti (Pd) che raccoglie molte delle osservazioni fatte, in Commissioni riunite, da maggioranza e opposizione.
La nuova versione, infatti, non prevede l’obbligo di sperimentazione da parte dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) e offre un’ampia possibilità di accesso a farmaci più economici rispetto a quelli utilizzati per le stesse cure secondo le indicazioni terapeutiche previste dal bugiardino.
“Dopo anni – ha spiegato oggi il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – siamo riusciti a fare una norma equilibrata rispetto ai farmaci off label, che non tradisce i brevetti e il diritto di impresa sui farmaci ma garantisce al contempo uno strumento per dare accesso ai farmaci a più ampie fasce della popolazione laddove ci siano i requisiti di sicurezza“. La norma, ha rilevato, “prevede infatti di aprire all’Agenzia italiana del farmaco l’accesso a quei farmaci non registrati per una determinata prescrizione laddove ci sia evidenza di efficacia.È anche poi contemplato – ha concluso – il caso di ipotesi di cartelli tra aziende“.