I mostri di cemento sono ancora lì, che latitano. Doveva iniziare nuovamente tutto due settimane fa e non si è ancora vista una ruspa, il sottopassaggio è ancora chiuso e tutto rimane esattamente com’era. Le false promesse. Chi ci crede si prende in giro da solo, io rimango dell’idea che bisogna guardare quello che c’è e quello che c’è è un vero e proprio scempio, una tangibile visione, a mio avviso orribile, del futuro di una città e dei suoi spazi urbani.
Il 16 aprile, per noi residenti in via Gobetti e in generale in Bolognina, doveva essere un po’ il giorno di riapertura dei lavori. Ci avevano detto che la Valdagide Holding, azienda veneta capofila del Consorzio Mercato Navile e messa in liquidazione volontaria, il 16 aprile, dopo aver ricevuto un finanziamento dalle banche (Banco popolare di Verona e Unicredit), avrebbe ripreso l’attività. Fino ad oggi non si è visto ancora nulla. La Valdadige Holding controlla la Valdadige Sistemi Urbani, società impegnata nella costruzione della maggior parte dei mille tra alloggi e uffici, e fa sapere che la messa in liquidazione riguarda solamente la Holding e che non ci sarà nessun problema per la Sistemi Urbani. In questi casi solitamente parte la mistificazione della realtà utilizzando escamotage davvero interessanti.
C’è questo signore, Federico Orlandini, presidente del Consorzio Mercato Navile, che a Repubblica Bologna il 27 marzo 2014 ha affermato che “Le opere di urbanizzazione non visibili sono state realizzate al 92% mentre quelle di superficie sono in procinto di essere realizzate». Peccato che il costruito finora è solamente il 20% del totale previsto.
Sempre Orlandini, nell’ottobre 2012 a il Sole 24 Ore aveva affermato: «La crisi del mercato c’è, tant’è vero che siamo partiti subito realizzando gli appartamenti più facili da vendere. Abbiamo venduto il 70% degli edifici già a cantiere, che corrispondono a circa il 25% del progetto complessivo». Lo stesso Orlandini, pochi mesi dopo, nel febbraio 2013, continua su questa linea: «A oggi abbiamo poco invenduto. Riteniamo che il progredire del progetto nella sua interezza darà un ulteriore stimolo alle vendite». E bisogna ammetterlo, uno stimolo talmente tanto grande che la Valdadige è andata in liquidazione.
In tutto questo sovrapporsi di dati e visioni ci mancava l’intervento puntuale e necessario. Ci ha pensato Carmine Preziosi, direttore di Ance Bologna (Associazione Nazionale Costruttori Edili), sostenendo che i problemi reali che hanno portato a rallentare i lavori sono stati da una parte “la presenza del centro sociale Xm24 e del Sert e dall’altra parte la mancanza di un centro commerciale.” Ecco a questo punto, raggiunta la follia, se ne è accorto anche il Pd e ha liquidato Preziosi con frasi di circostanza.
E comunque c’è sempre qualcuno a cui dare le colpe, nessuno si assume più le proprie responsabilità. Bisogna sempre prendersela o con i più deboli o con chi la pensa in modo diverso, non si prova mai a ragionare sulle contingenze e sulle circostanze che portano a una situazione di forte criticità in un quartiere come la Bolognina che ha già di per se moltissimi problemi. In pratica non diranno mai di aver effettuato una cattiva previsione, di aver calcolato male alcuni parametri di vendita, di costi e di entrate, ma soprattutto non ammetteranno mai che non basterà il loro cemento per risolvere i problemi sociali. Anzi, un bel centro commerciale per loro risolverebbe tutti i problemi, questo è il livello della discussione. Adesso ditemi voi come si fa a costruire un rapporto di relazione politica con persone del genere.
Si dovrebbe dire all’Ance di Bologna che con queste sue idee completamente assurde non fa altro che palesare la sua mancanza di conoscenza nel gestire un percorso difficile come quello di gentrificazione che sta avvenendo in quartiere e che non tocca solo le corde del mattone e degli interessi economici ma anche il lato più quotidiano e umano delle persone.
Finché ci saranno questi individui a gestire il potere, questi individui così problematicamente inadatti a capire di contesti urbani e gli spazi sociali in cui si va ad operare, in futuro continueremo ad avere sempre più casi come Trilogia Navile, in cui l’intermittenza nelle decisioni determinerà un rimandare nel tempo le scelte e il perpetuarsi di cantieri non finiti nei quartieri periferici delle città.