Il termine tecnico è “indennità transitoria”, ma gli uffici di Bruxelles preferiscono definirla “incentivo al reinserimento lavorativo”. Per i parlamentari europei che non verranno rieletti o non si ricandideranno è, più semplicemente, una generosissima buonuscita, l’ultimo assegno prima di dire addio a Strasburgo e Bruxelles. Pensione a parte, ovviamente. Il principio è simile a quello che regola un normale trattamento di fine rapporto, ma ci sono due differenze importanti. Uno, l’indennità transitoria non viene accumulata attraverso accantonamenti di stipendio, ma è finanziata totalmente attingendo al budget comunitario. Due, rispetto a un normale tfr è molto più lauta. Prendiamo ad esempio i quattro parlamentari europei con passaporto italiano che hanno messo piede per la prima volta a Strasburgo nel 2013: Fabrizio Bertot (Fi), Franco Bonanini (ex Pd), Susy De Martini (Fi) e Franco Frigo (Pd). Se non dovessero essere rieletti, riceveranno un bonifico d’addio dell’importo di 39mila euro ciascuno.
L’INDENNITÀ di chi può vantare un lungo trascorso nell’assemblea comunitaria può raggiungere l’equivalente di due anni di stipendio: 190 mila euro. Nella pattuglia dei 73 eurodeputati italiani l’unica che potrebbe intascare la cifra piena è Cristiana Muscardini, stabilmente ancorata al suo scranno a Strasburgo dal 1989, quando venne eletta nelle file dell’Msi. Ciriaco De Mita – che tornerà nella natìa Nusco, dove spera di essere eletto sindaco – dopo vent’anni di carriera percepirà 159 mila euro. Anche Mario Borghezio – a meno di clamorosi exploit leghisti nella circoscrizione Centro – lascerà Strasburgo, dove da 13 anni conduce la sua battaglia antieuropea. Il suo addio sarà accompagnato da 103 mila euro. Il meccanismo di calcolo dell’indennità transitoria è semplice: per ogni anno di attività il parlamentare riceve un mese di stipendio (7.956 euro lordi, che al netto delle tasse diventano circa 6.200). Il tetto massimo è fissato in 24 mensilità, quello minimo in sei. Per questo è sufficiente un periodo di appena dodici mesi per ricevere una buonuscita da quasi 40 mila euro.
Quest’indennità è solo una delle tante voci che contribuiscono a far lievitare i costi dell’Europarlamento. Le cifre ufficiali indicano una spesa totale di 1,756 miliardi di euro l’anno, oltre un quinto del totale delle spese amministrative dell’Unione. Di questi, il 35 per cento viene impiegato per pagare gli stipendi degli oltre 6 mila impiegati, le traduzioni e gli interpreti; mentre il 27 per cento serve per finanziare tutti le spese connesse ai 765 europarlamentari: stipendi, rimborsi spese, assistenti, uffici di rappresentanza. Questo significa che ogni parlamentare costa al contribuente 2 milioni 295 mila euro l’anno.
A gravare come un macigno sul bilancio dell’Assemblea c’è il problema della doppia sede. Anzi, tripla: Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. È un tema che si trascina da tempo. Mario Giordano, nel suo ultimo libro Non vale una lira, ha fatto i conti e ha calcolato che questa assurdità brucia 103 milioni di euro l’anno tra spese di viaggio, di alloggio, mantenimento delle sedi e indennità di missione. Nell’ottobre scorso è stata approvata una risoluzione che dovrebbe finalmente accorpare quello che una burocrazia schizofrenica ha disseminato in tre Stati diversi, ma le possibilità che il provvedimento entri effettivamente in vigore sono nulle, perché sarà sufficiente il veto di un Paese per bloccarla. E la Francia non ha nessuna intenzione di rinunciare alla sua eurosede, nonostante a Strasburgo non si tenga nessuna seduta per 317 giorni l’anno. Il fedele alleato di Parigi sono gli stessi europarlamentari, che grazie ai continui spostamenti ricevono emolumenti aggiuntivi per 3.300 euro al mese.
Tra gli altri costi all’indice c’è quello del doppio vitalizio. Fino alla riforma del 2009, ogni eurodeputato poteva richiedere una sorta di pensione integrativa, oltre a quella pagata direttamente dallo Stato di provenienza. A differenza di quelle stipulate dai privati cittadini, i contributi di questa seconda pensione venivano però coperti per due terzi dal datore di lavoro, cioè l’Ue.
LA LISTA completa dei 1.113 beneficiari è segreta, ma il think tank britannico Open Europe cinque anni fa riuscì ad ottenerne un estratto in cui figurano i nomi di Antonio Tajani (attuale Commissario per l’industria), Fausto Bertinotti e Umberto Bossi. Si sa inoltre che il 62 per cento degli europarlamentari italiani vi ha aderito, a fronte del 35 per cento dei tedeschi, del 28 per cento dei francesi e dell’11 per cento degli olandesi. Nonostante dal 2009 non sia più possibile aderirvi, in questi giorni la doppia pensione è tornata di attualità. Stando alle cifre confermate dalla stessa Ue, infatti, la prebenda che si vorrebbe abolita pesa ogni anno di più sulle finanze comunitarie. Gli ultimi dati disponibili parlano di un deficit attuariale che ha superato i 227 milioni di euro.
da il Fatto Quotidiano del 3 maggio 2014
Zonaeuro
Bruxelles, da 40 a 190mila euro: le buonuscite d’oro dei parlamentari europei
Si chiama indennità transitoria ed è "l'incentivo al reinserimento lavorativo" per l'eurodeputato trombato o non ricandidato. Dopo dodici mesi di aula si ottiene il diritto a sei mesi di buonuscita, con un tetto di 24 mensilità per i parlamentari più anziani
Il termine tecnico è “indennità transitoria”, ma gli uffici di Bruxelles preferiscono definirla “incentivo al reinserimento lavorativo”. Per i parlamentari europei che non verranno rieletti o non si ricandideranno è, più semplicemente, una generosissima buonuscita, l’ultimo assegno prima di dire addio a Strasburgo e Bruxelles. Pensione a parte, ovviamente. Il principio è simile a quello che regola un normale trattamento di fine rapporto, ma ci sono due differenze importanti. Uno, l’indennità transitoria non viene accumulata attraverso accantonamenti di stipendio, ma è finanziata totalmente attingendo al budget comunitario. Due, rispetto a un normale tfr è molto più lauta. Prendiamo ad esempio i quattro parlamentari europei con passaporto italiano che hanno messo piede per la prima volta a Strasburgo nel 2013: Fabrizio Bertot (Fi), Franco Bonanini (ex Pd), Susy De Martini (Fi) e Franco Frigo (Pd). Se non dovessero essere rieletti, riceveranno un bonifico d’addio dell’importo di 39mila euro ciascuno.
L’INDENNITÀ di chi può vantare un lungo trascorso nell’assemblea comunitaria può raggiungere l’equivalente di due anni di stipendio: 190 mila euro. Nella pattuglia dei 73 eurodeputati italiani l’unica che potrebbe intascare la cifra piena è Cristiana Muscardini, stabilmente ancorata al suo scranno a Strasburgo dal 1989, quando venne eletta nelle file dell’Msi. Ciriaco De Mita – che tornerà nella natìa Nusco, dove spera di essere eletto sindaco – dopo vent’anni di carriera percepirà 159 mila euro. Anche Mario Borghezio – a meno di clamorosi exploit leghisti nella circoscrizione Centro – lascerà Strasburgo, dove da 13 anni conduce la sua battaglia antieuropea. Il suo addio sarà accompagnato da 103 mila euro. Il meccanismo di calcolo dell’indennità transitoria è semplice: per ogni anno di attività il parlamentare riceve un mese di stipendio (7.956 euro lordi, che al netto delle tasse diventano circa 6.200). Il tetto massimo è fissato in 24 mensilità, quello minimo in sei. Per questo è sufficiente un periodo di appena dodici mesi per ricevere una buonuscita da quasi 40 mila euro.
Quest’indennità è solo una delle tante voci che contribuiscono a far lievitare i costi dell’Europarlamento. Le cifre ufficiali indicano una spesa totale di 1,756 miliardi di euro l’anno, oltre un quinto del totale delle spese amministrative dell’Unione. Di questi, il 35 per cento viene impiegato per pagare gli stipendi degli oltre 6 mila impiegati, le traduzioni e gli interpreti; mentre il 27 per cento serve per finanziare tutti le spese connesse ai 765 europarlamentari: stipendi, rimborsi spese, assistenti, uffici di rappresentanza. Questo significa che ogni parlamentare costa al contribuente 2 milioni 295 mila euro l’anno.
A gravare come un macigno sul bilancio dell’Assemblea c’è il problema della doppia sede. Anzi, tripla: Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. È un tema che si trascina da tempo. Mario Giordano, nel suo ultimo libro Non vale una lira, ha fatto i conti e ha calcolato che questa assurdità brucia 103 milioni di euro l’anno tra spese di viaggio, di alloggio, mantenimento delle sedi e indennità di missione. Nell’ottobre scorso è stata approvata una risoluzione che dovrebbe finalmente accorpare quello che una burocrazia schizofrenica ha disseminato in tre Stati diversi, ma le possibilità che il provvedimento entri effettivamente in vigore sono nulle, perché sarà sufficiente il veto di un Paese per bloccarla. E la Francia non ha nessuna intenzione di rinunciare alla sua eurosede, nonostante a Strasburgo non si tenga nessuna seduta per 317 giorni l’anno. Il fedele alleato di Parigi sono gli stessi europarlamentari, che grazie ai continui spostamenti ricevono emolumenti aggiuntivi per 3.300 euro al mese.
Tra gli altri costi all’indice c’è quello del doppio vitalizio. Fino alla riforma del 2009, ogni eurodeputato poteva richiedere una sorta di pensione integrativa, oltre a quella pagata direttamente dallo Stato di provenienza. A differenza di quelle stipulate dai privati cittadini, i contributi di questa seconda pensione venivano però coperti per due terzi dal datore di lavoro, cioè l’Ue.
LA LISTA completa dei 1.113 beneficiari è segreta, ma il think tank britannico Open Europe cinque anni fa riuscì ad ottenerne un estratto in cui figurano i nomi di Antonio Tajani (attuale Commissario per l’industria), Fausto Bertinotti e Umberto Bossi. Si sa inoltre che il 62 per cento degli europarlamentari italiani vi ha aderito, a fronte del 35 per cento dei tedeschi, del 28 per cento dei francesi e dell’11 per cento degli olandesi. Nonostante dal 2009 non sia più possibile aderirvi, in questi giorni la doppia pensione è tornata di attualità. Stando alle cifre confermate dalla stessa Ue, infatti, la prebenda che si vorrebbe abolita pesa ogni anno di più sulle finanze comunitarie. Gli ultimi dati disponibili parlano di un deficit attuariale che ha superato i 227 milioni di euro.
da il Fatto Quotidiano del 3 maggio 2014
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Roma, 23 feb. - (Adnkronos) - Resterà per sempre il cantante di "Bandiera gialla", canzone simbolo della musica leggera degli anni '60: Gianni Pettenati è morto nella sua casa di Albenga (Savona) all'età di 79 anni. L'annuncio della scomparsa, avvenuta nella notte, è stato dato con un post sui social dalla figlia Maria Laura: "Nella propria casa, come voleva lui, con i suoi affetti vicino, con l'amore dei suoi figli Maria Laura, Samuela e Gianlorenzo e l'adorato gatto Cipria, dopo una lunga ed estenuante malattia, ci ha lasciato papà. Non abbiamo mai smesso di amarti. Ti abbracciamo forte. Le esequie si terranno in forma strettamente riservata".
Nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, Gianni Pettenati debutta nel 1965, vincendo il Festival di Bellaria ed entra a far parte del gruppo degli Juniors e nel 1966, accompagnato dallo stesso gruppo, incide il suo primo 45 giri, una cover di "Like a Rolling Stone" di Bob Dylan intitolata "Come una pietra che rotola", seguita da quello che rimane il suo maggiore successo "Bandiera gialla", versione italiana di "The pied piper" incisa lo stesso anno da Patty Pravo (in lingua originale, come lato B del singolo "Ragazzo Triste" per la promozione del locale Piper Club di Roma, diventando il brano simbolo della famosa discoteca), diventata un evergreen, immancabile quando si gioca al karaoke o nelle serate revival nelle discoteche e nelle feste. Il 45 giri successivo, nuovamente con gli Juniors, è "Il superuomo" (cover di "Sunshine superman" di Donovan), mentre sul lato B del disco compare "Puoi farmi piangere" (cover di "I put a spell on you" di Screamin' Jay Hawkins, incisa con l'arrangiamento della versione di Alan Price), con il testo italiano di Mogol. Sempre nel 1967 Pettenati partecipa al Festival di Sanremo con "La rivoluzione", a Un disco per l'estate con "Io credo in te", al Cantagiro con "Un cavallo e una testa" (scritta da Paolo Conte) e a Scala Reale sul Canale Nazionale della Rai in squadra con il vincitore di quell'anno, Claudio Villa, e con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 insieme ad Antoine entra in finale al festival di Sanremo con "La tramontana", brano molto fortunato che il cantante piacentino ha sempre riproposto nei suoi concerti. Seguono altri successi come "Caldo caldo", "Cin cin", "I tuoi capricci" e collaborazioni artistiche con diversi autori della canzone italiana. Critico musicale, Pettenati è autore di diversi libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui "Quelli eran giorni - 30 anni di canzoni italiane" (Ricordi, con Red Ronnie); "Gli anni '60 in America" (Edizioni Virgilio); "Mina come sono" (Edizioni Virgilio); "Io Renato Zero" (Edizioni Virgilio); "Alice se ne va" (Edizioni Asefi). Nel 2018 era stata concessa a Pettenati la legge Bacchelli che prevede un assegno vitalizio di 24mila euro annui a favore di cittadini illustri, con meriti in diversi campi, che versino in stato di particolare necessità. (di Paolo Martini)
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti della polizia municipale.
Mosca, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - "Il destino ha voluto così, Dio ha voluto così, se così posso dire. Una missione tanto difficile quanto onorevole - difendere la Russia - è stata posta sulle nostre e vostre spalle unite". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin ai soldati che hanno combattuto in Ucraina, durante una cerimonia organizzata al Cremlino in occasione della Giornata dei Difensori della Patria.
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invocato l'unità degli Stati Uniti e dell'Europa per giungere a una "pace duratura", alla vigilia del terzo anniversario dell'invasione russa e sulla scia della svolta favorevole a Mosca presa da Donald Trump.
"Dobbiamo fare del nostro meglio per una pace duratura e giusta per l'Ucraina. Ciò è possibile con l'unità di tutti i partner: ci vuole la forza di tutta l'Europa, la forza dell'America, la forza di tutti coloro che vogliono una pace duratura", ha scritto Zelensky su Telegram.
Parigi, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Tre persone, oltre al presunto autore, sono state arrestate per l'attacco mortale di ieri a Mulhouse, nell'est della Francia. Lo ha reso noto la Procura nazionale antiterrorismo. Il principale sospettato, nato in Algeria 37 anni fa, è stato arrestato poco dopo l'aggressione con coltello che ha ucciso un portoghese di 69 anni e ferito almeno tre agenti di polizia municipale.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Decine di migliaia di persone si sono radunate per partecipare ai funerali di Hassan Nasrallah, in uno stadio alla periferia di Beirut. Molte le bandiere di Hezbollah e i ritratti del leader assassinato che ha guidato il movimento libanese, sostenuto dall'Iran, per oltre tre decenni. Uomini, donne e bambini provenienti dal Libano e da altri luoghi hanno camminato a piedi nel freddo pungente per raggiungere il luogo della cerimonia, ritardata per motivi di sicurezza dopo la morte di Nasrallah avvenuta in un massiccio attacco israeliano al bastione di Hezbollah a Beirut sud a settembre.
Mentre la folla si radunava, i media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in alcune zone del Libano meridionale, tra cui una località a circa 20 chilometri dal confine. L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito nel Libano meridionale "diversi lanciarazzi che rappresentavano una minaccia imminente per i civili israeliani". Ritratti giganti di Nasrallah e di Hashem Safieddine (il successore designato di Nasrallah, ucciso in un altro attacco aereo israeliano prima che potesse assumere l'incarico) sono stati affissi sui muri e sui ponti nella parte sud di Beirut. Uno è stata appeso anche sopra un palco eretto sul campo del gremito Camille Chamoun Sports City Stadium, alla periferia della capitale, dove si svolgeranno i funerali dei due leader.
Lo stadio ha una capienza di circa 50mila persone, ma gli organizzatori di Hezbollah hanno installato decine di migliaia di posti a sedere extra sul campo e all'esterno, dove i partecipanti potranno seguire la cerimonia su uno schermo gigante. Hezbollah ha invitato alla cerimonia alti funzionari libanesi, alla presenza del presidente del parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, e del ministro degli Esteri Abbas Araghchi. Quest'ultimo, in un discorso da Beirut, ha descritto i leader assassinati come "due eroi della resistenza" e ha giurato che "il cammino della resistenza continuerà".
Beirut, 23 feb. (Adnkronos) - La rete libanese affiliata a Hezbollah Al-Mayadeen ha riferito che Israele ha effettuato un attacco aereo nell'area di Al-Hermel, nella regione della Bekaa, nel Libano orientale.