È in carcere da tre anni, il fine pena è previsto per il 2018, ma percepisce ogni mese un vitalizio elargito dalle casse dell’Assemblea Regionale Siciliana. Totò Cuffaro, detenuto del carcere romano di Rebibbia, oltre ad essere un favoreggiatore di Cosa Nostra è anche un baby pensionato, destinatario a soli 53 anni di un maxi vitalizio da circa seimila euro lordi al mese. Una pensione che, come scrive l’edizione palermitana di Repubblica, l’ex governatore percepisce dal 2011, lo stesso anno in cui la Cassazione mise il bollo sulla sua condanna, aprendo le porte del carcere all’ex leader dell’Udc. Che mentre si recava spontaneamente in galera, e a favor di telecamera, per scontare i sette anni di pena inflitti per favoreggiamento a Cosa Nostra, chiedeva formalmente il vitalizio di deputato all’Assemblea regionale Siciliana. Vitalizio che l’Ars gli ha subito concesso: non esiste alcuna legge, infatti, che preveda lo stop degli emolumenti ai condannati per mafia.
La sospensione dal vitalizio parlamentare è prevista solo per chi si macchia di reati contro la pubblica amministrazione: se sei mafioso, con sentenza passata in giudicato, invece la pensione ti spetta di diritto. E neanche le nuove norme previste dal decreto Monti, e recepite solo recentemente da Palazzo dei Normanni, hanno intaccato il bonifico mensile che ogni mese finisce in un conto corrente gestito da un procuratore nominato da Cuffaro. Fino al 2012, infatti, le norme di Palazzo dei Normanni prevedevano il vitalizio anche per i cinquantenni che avessero accumulato tre legislature all’Assemblea Regionale Siciliana. Le regole per accedere al vitalizio oggi sono cambiate, spostando il limite anagrafico a 60 anni e dieci anni di attività parlamentare, nel frattempo però Cuffaro è già passato all’incasso.
Totò Vasa Vasa, come era soprannominato a causa dell’irrefrenabile istinto di baciare qualsiasi cosa fosse a portata di smack, si era dimesso da governatore nel 2008, dopo la condanna in primo grado erroneamente festeggiata con i cannoli, candidandosi poi al Senato: da quel momento l’Ars aveva sospeso qualsiasi emolumento. Poi nel gennaio del 2011 erano arrivate, in rapida successione, la condanna definitiva, le dimissioni da senatore, la radiazione dall’ordine dei medici e il licenziamento dalla Regione Siciliana, ente da cui Cuffaro dipendeva essendo però in aspettativa da anni. È a quel punto che l’ex governatore chiede e ottiene il vitalizio a Palazzo dei Normanni. Un vitalizio che percepisce già dalle prime settimane trascorse dietro le sbarre. E che continuerà a ricevere sine die, anche nel caso in cui dovesse essere accettata la sua richiesta, già bocciata in passato, di andare a lavorare alla missione Speranza e Carità di Biagio Conte: l’ex governatore infatti auspica di finire di scontare la pena assistendo i poveri e i bisognosi. Mantenendo ovviamente l’assegno da seimila euro lordi al mese.