“Quando feci parte della commissione Antimafia riuscimmo a far riaprire le indagini sulla morte di Peppino Impastato. Anche rispetto a questa strage è necessario avere la stessa determinazione”. Nichi Vendola passa da Livorno per il tour elettorale della lista Altra Europa con Tsipras e sceglie come inizio un luogo diventato simbolico soprattutto nelle ultime settimane: l’Andana degli Anelli, la piazzetta del porto di fronte alla quale si trova la banchina da cui partì il Moby Prince, il traghetto sul quale morirono 140 persone dopo la collisione con una petroliera, poche miglia al largo del lungomare cittadino. Loris Rispoli, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime “140”, lo ha accompagnato sotto la lapide sulla quale si trovano nomi e cognomi di chi perse la vita quella sera del 10 aprile 1991. “Credo che non ci si possa rassegnare a una non verità, che non ci si possa abituare a vivere in un paese in cui diverse stragi restano misteri insoluti – ha detto Vendola, dopo aver deposto un mazzo di fiori sotto la lapide – Per questo penso che sia importante far nascere una commissione parlamentare di inchiesta su cosa accadde nell’aprile del 1991 qui a Livorno. Credo che 140 morti e una catena infinita di misteri meritino un’attenzione seria da parte delle istituzioni”.
In 23 anni Vendola è solo il secondo leader di partito che testimonia la propria vicinanza ai familiari delle vittime del Moby Prince con una visita: il primo fu Achille Occhetto ed era il 1992. La politica che per oltre vent’anni è stata a debita distanza da una tragedia ancora alle prese con molti punti oscuri ora ha la possibilità di riscattarsi: dopo le richieste dei parenti delle vittime del Moby Sel alla Camera e il M5s al Senato hanno presentato diversi disegni di legge per la costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta, così come auspicato tra l’altro anche dal presidente del Senato Piero Grasso. Le proposte sono diventate tre: quella del Movimento 5 Stelle a Palazzo Madama è già stata assegnata alla commissione Lavori Pubblici e Comunicazione per il primo esame, quella di Sel a Montecitorio attende l’assegnazione. Sinistra ecologia e libertà ha presentato lo stesso ddl anche al Senato.
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Vendola e Rispoli sotto la lapide che ricorda i nomi delle 140 morti della tragedia del traghetto Moby Prince che il 10 aprile 1991 entrò in rotta di collisione con una petroliera Agip a poche miglia dal porto di Livorno
I due testi – quello del Movimento 5 Stelle e quello di Sel – sono praticamente identici, perché frutto della proposta presentata dai familiari delle vittime. Uniche due differenze: il ddl del M5S è esplicitamente di orientamento bicamerale, quello di Sel no, benché la presentazione contestuale al Senato pare vada in tal senso; infine mentre i primi chiedono l’accertamento delle “cause” sulla vicenda, i secondi li preferiscono un po’ più misurato “le circostanze”. Poca roba. Non conveniva convergere su una proposta organica univoca e magari coinvolgere anche altre forze politiche? Vendola preferisce sorvolare: “La Commissione deve trovare il consenso necessario, nonostante possa provocare qualche turbamento a qualche potere forte”. La nota non pare casuale. “Guardate, spesso queste persone – dice ai giornalisti presenti rivolgendosi ai familiari – vengono percepite come dei rompiscatole, perché continuano dopo anni a chiedere verità e giustizia. Io credo che invece rappresentino il simbolo di un’Italia che non si rassegna davanti all’impunità di queste stragi”.
Lo stesso Rispoli, alle Comunali, si è candidato con Sel: “È stato un atto immediato – dice – La mia candidatura nasce dalla voglia di portare la nostra voce di familiari delle vittime in un consiglio comunale che ci ha sempre sostenuto ma senza compiere un passo più avanti sulla vicenda, come dimostra il fatto che ancora oggi il monumento alle vittime non sia stato posato. Appena ho saputo che veniva Vendola a Livorno ho chiesto e ottenuto che la sua visita partisse da noi”. Rispoli, con indosso una maglia dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, prende sotto braccio il presidente della Regione Puglia e lo porta di fronte alla lapide. Un attimo di raccoglimento davanti ai fotografi e il tempo per indicare l’ampiezza di questa strage attraverso le età di alcune delle sue vittime: la più giovane, Ilenia Canu, aveva un anno, la più anziana, Maria Marcon, ne aveva 83. Poi Nichi Vendola è reclamato dalla prossima tappa, il comizio cittadino. Non prima di un saluto sincero ai familiari delle vittime presenti. Si ferma con Enzo Farnesi, padre di Cristina – a bordo come cassiera – che avvicinatosi con le sue stampelle, quasi timidamente, gli chiede: “Cerchi di aiutarci”. Più diretta Stefania Giannotti, moglie dell’ufficiale di Marina Antonio Sini: “Anche se per qualcuno siamo rompiscatole non ci fermeremo. Dopo 23 anni vogliamo ancora conoscere la verità e speriamo che lei ci dia una mano”. Vendola gliela stringe e la cinge in un abbraccio. Mentre il segretario di Sel si concede ad un’intervista televisiva Farnesi con la sua stampella scansa un pezzo di carta da davanti la lapide, caduto a qualcuno dei presenti. Un piccolo gesto di rispetto in una giornata di piccoli gesti che possono testimoniare il valore di qualcosa d’importante.