Tentato omicidio. E’ questa l’accusa con cui la polizia di Roma ha arrestato Daniele De Santis, 48enne romano, già noto alle forze dell’ordine proprio perché già protagonista di reati da stadio. Le manette direttamente nell’ospedale in cui è stato ricoverato dopo che ieri aveva riportato una frattura alla gamba negli scontri con i tifosi napoletani. Disordini che, a sentire la questura, sono partiti proprio dal vivaio in cui De Santis lavora come custode. Anzi. E’ stato lui ad innescare la miccia che ha scatenato il finimondo. De Santis ha provocato alcuni tifosi del Napoli lanciando contro di loro dei fumogeni. I tifosi azzurri hanno reagito e l’uomo ha risposto esplodendo quattro colpi d’arma da fuoco (Ciro Esposito, 30 anni, di Napoli, lotta ancora tra la vita e la morte). Questo è quanto sarebbe emerso dalle versioni di alcuni testimoni e di alcune immagini di telecamere a circuito chiuso. Per gli inquirenti, insomma, la dinamica ormai è ricostruita perfettamente.
Il capo della Digos: “De Santis ha agito da solo. dinamica semplce, ci sono immagini”
“Si tratta di una dinamica molto semplice quanto folle”. Il dirigente della Digos, Diego Parente, non ha più dubbi. E lo ha spiegato in conferenza stampa: “E’ stato tutto ricostruito in nottata grazie alle testimonianze raccolte sul posto di tifosi e gente comune oltre alle immagini attinenti a prima e dopo l’episodio con il relativo sonoro”. I fatti, per lui, sono stati questi: “De Santis, un soggetto noto alle cronache di polizia, si è portato da un circolo ricreativo in viale di Tor di Quinto dove passavano gli autobus dei napoletani e ha cominciato un lancio di artifizi pirotecnici, la sua sfida è stata raccolta. E’ stato inseguito in un viottolo, il soggetto è scivolato, e vista la situazione ha esploso 4 colpi di arma da fuoco con una 7,65 con matricola punzonata e abrasa, una Beretta. Terminato di sparare, l’arma si è probabilmente inceppata. E’ stato malmenato in due tranches successive. Si tratta di una dinamica univoca e concordante tra immagini e testimonianze”
Daniele ‘Gastone’ De Santis, la curva e quel derby del 2004 deciso dalla curva della Roma
Il nome di Daniele De Santis, del resto, negli ambienti di destra della curva romanista dice poco: qui è conosciuto come Gastone ed è un punto di riferimento per tutto il tifo giallorosso. Nel 2004, lui ed altri sei tifosi riuscirono a non far giocare il derby Roma-Lazio. I fatti di quei giorni sono tristemente noti. Prima della stracittadina, tra ultras laziali e romanisti fu diffusa ad arte la notizia (falsa) che durante i violenti scontri tra fazioni opposte nei pressi dello stadio Olimpico era morto un bambino perché schiacciato da una camionetta della polizia. Non era vero, ma i tifosi, dopo un conciliabolo in campo con Francesco Totti, impedirono l’inizio del match. Come andò a finire quella storia? Che il 25 settembre del 2008 il tribunale di Roma decise che “non si doveva procedere” nei confronti dei sette. Reato andato in prescrizione: vittoria dei tifosi e di Gastone, già prescritto per altre contestazioni specifiche. Quali? Invasione di campo, violenza privata e istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato.
Reati da stadio, reati da ultras. Perché ‘Gastone’, a Roma, questo è: un capo ultras, di destra, con amicizie importanti anche nella curva della Lazio. Da almeno due decenni. Le forze dell’ordine lo conoscevano bene già primadel mancato derby del 2004. Nel 1996, ad esempio, De Santis fu arrestato insieme ad altri tifosi giallorossi e ad esponenti di estrema destra romana perché autori di una serie di ricatti all’allora presidente della As Roma Franco Sensi. Biglietti omaggio o diserzione e incidenti: questo il ricatto di Gastone e gli altri al petroliere capitolino. La conferma della stretegia in un’intercettazione raccolta dalla polizia: “Se non ci dai i biglietti facciamo lo sciopero del tifo, e allo stato non ci verrà più nessuno. Oppure sfasciamo tutto, vedi un po’ se ti conviene”. Nella stessa inchiesta del 1996 saltano fuori tra gli arrestati i nomi di Marione Corsi e Giuseppe Castellino, chi con un passato nell’eversione nera e chi con un presente negli ambienti dell’estrema destra romana.
Nel pedigree di Daniele ‘Gastone’ De Santis c’è anche un altro precedente: era il 20 novembre 1994 quando il 48enne fu arrestato insieme ad altre 18 persone per gli scontri durante Brescia-Roma, in cui fu accoltellato il vice questore di polizia Giovanni Selmin. In quell’occasione per poco non ci scappò il morto: i giallorossi ferirono gravemente a colpi d’ascia 16 agenti. De Santis (di cui i tifosi romanisti ascoltavano la voce nelle radio private) fu assolto insieme ad altri quattro tifosi per “non aver commesso il fatto”. Aveva 28 anni. Fu l’inizio ‘ufficiale’ della sua carriera da ultras: dopo dieci anni è riuscito a non far giocare un derby, dopo venti ha fatto scoppiare l’inferno prima di Napoli-Fiorentina.
La discoteca ‘Ciak’: il luogo degli spari non è un posto qualsiasi
Il 57/b di Viale Tor di Quinto, dove si trovano la famosa discoteca Ciak Village e il vivaio dove è stata ritrovata la pistola che ha sparato ieri contro i tifosi del Napoli, non è un posto qualsiasi. Il locale – cui a fine dello scorso marzo sono stati messi i sigilli per irregolarità amministrative – e i campi sportivi erano gestiti da Alfredo Iorio, fondatore del movimento politico di estrema destra Il Popolo della Vita e animatore di quello che è definito “il dissenso postmissino” di Prati, il quartiere di Roma Nord delle occupazioni dell’estrema destra. In questo brodo di cultura gravita anche Daniele De Santis. Non solo. Il vivaio in questione, qualche anno fa, fu teatro di un summit tra le tifoserie di tutta Italia per concordare una strategia comune per dire no alla tessera del tifoso voluta dall’ex ministro degli Interni Roberto Maroni. Che i tifosi del Napoli siano passati di lì sarà anche una casualità (ma le indagini puntano a far chiarezza anche su questo), ma di certo il 57/b di via Tor di Quinto tutto è tranne che un luogo come un altro.
La questura conferma: “Partita iniziata in ritardo per dare informazioni ai tifosi del Napoli”
Al vaglio della polizia anche le posizioni degli altri protagonisti della rissa a cui sarebbe seguita la sparatoria. Il bilancio degli eventi che ruotano intorno alla partita conta anche sette feriti, cinque agenti delle forze dell’ordine e due steward, durante l’afflusso dei tifosi allo stadio nel tentativo di impedire che le opposte tifoserie venissero a contatto. Inoltre un 33enne tifoso del Napoli è stato arrestato per resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale: l’uomo è stato sanzionato con un Daspo per cinque anni. Altri due tifosi del Napoli sono stati denunciati, uno per resistenza a pubblico ufficiale, l’altro per possesso di un petardo: entrambi sono stati sanzionati anche loro con il Daspo. La questura, intanto, ha diramato una nota in cui ha confermato che la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina è iniziata in ritardo “in quanto ai supporter napoletani sono state fornite notizie circa lo stato di salute dei feriti” che si sono registrati nei disordini avvenuti nei pressi dello stadio prima della partita. Poi il teatrino con Genny ‘a Carogna, il capoultras napoletano che ha virtualmente (ma non solo) deciso che si poteva giocare.
Ciro Esposito ancora in gravi condizioni. La testimonianza dello zio
Il più grave dei tifosi feriti, Ciro Esposito, è stato sottoposto ieri sera a un’operazione all’ospedale ‘Villa San Pietro’ ed è stato poi trasferito al Policlinico Gemelli: le sue condizioni di salute restano difficili dato che un proiettile ha quasi raggiunto la colonna vertebrale. Il ragazzo è ricoverato nel reparto di rianimazione. E’ cosciente anche se sedato e intubato e sarà sottoposto a un altro, lungo intervento chirurgico nel pomeriggio. “Speriamo che l’amore per il Napoli non gli costi la vita” hanno detto Vincenzo e Giuseppe Esposito, zii del 30enne ferito e anche loro ieri a Roma per seguire la finale di Coppa Italia. “Ciro è in coma, ha subito 3 arresti cardiaci e ha una pallottola nella quinta vertebra. Siamo fiduciosi che possa uscire dal coma e in quel caso sarà operato – hanno spiegato – Non si sa la sitazione come sarà per quanto riguarda la mobilità. Ciro – hanno proseguito – è un ragazzo di 30 anni che lavora per un autolavaggio di famiglia a Scampia. In un posto di frontiera. Lava macchine dalla mattina alla sera, l’unica colpa che è ha è che gli piace il Napoli”.
Gli zii di Esposito precisano che “Ciro non fa parte del tifo organizzato, non è abbonato ma segue il Napoli dovunque”. Poi ricostruiscono quanto accaduto ieri pomeriggio: “Insieme ad un altro nostro nipote avevano parcheggiato l’auto nei pressi di Saxa Rubra, quando sono stati colpiti dal lancio di pietre e di una bomba carta. Quindi è uscita questa persona che insieme ad altre hanno iniziato a sparare ad altezza d’uomo colpendo Ciro ad un polmone. E’ stata subito allertata l’ambulanza che è arrivata però dopo un’ora e mezza e il ragazzo è arrivato clinicamente morto all’ospedale”. “E’ stato un vero e proprio agguato degli ultrà della Roma – dichiara l’altro zio del ragazzo ferito – che hanno aggredito i tifosi del Napoli. Ci aspettiamo dallo stato un pò di chiarezza”. Ora si attendono notizie sulle condizioni di Ciro: “I medici dicono che la situazione è stazionaria, ci auguriamo che migliori. Se esce dal coma e possono operare festeggeremo, vuol dire che la fase critica è passata”.
La Questura di Roma: “Nessuna trattativa con tifosi”
Gli agenti hanno anche provato a chiarire (con ritardo) quanto accaduto all’interno dello stadio olimpico (leggi). “Non c’è stata nessuna trattativa con i tifosi. I 45′ minuti di ritardo sono stati richiesti dalla società Napoli per far riscaldare i calciatori. ” ha detto il questore Mazza in conferenza stampa. Il motivo? “Società, federazione e forze dell’ordine erano tutti concordi sul fatto che la partita si sarebbe giocata” è stato sottolineato dal questore Mazza. E cosa sarebbe successo quindi sotto la curva degli ultras del Napoli? “I tifosi hanno chiesto alla società Napoli di avere un colloquio per avere informazioni sulle condizioni del tifoso perché si stava diffondendo la notizia che fosse morto. Quindi la società Napoli ci ha chiesto se avevamo nulla in contrario a che il giocatore (Marek Hamsik, ndr) riferisse la situazione ai tifosi” è stato spiegato. Tutto, quindi, è nato per “un gesto di un singolo, non c’entra la tifoseria della Roma” ha detto il questore di Roma, Massimo Mazza, secondo cui “né i tifosi della Roma né quelli della Lazio si sono mai materializzati sulla scena”.
Il questore Mazza, poi, non accetta voti né critiche sul funzionamento del servizio d’ordine: “Il voto lo darei a De Santis, quanto all’ordine pubblico è andato tutto molto bene, una persona che si mette a sparare verso altre credo che vada al di là di quello che si può prevedere”. Lo ha detto il questore di Roma Massimo Maria Mazza nel corso della conferenza stampa in questura sui fatti accaduti ieri prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, allo stadio Olimpico di Roma. “Credo che una cosa del genere sia senza precedenti da qualsiasi parte -ha aggiunto-. Abbiamo uno che aggredisce, prima comincia con quest’azione di provocazione, poi c’è la reazione violenta da parte dei tifosi del Napoli che lo rincorrono, lui cade e a questo punto per sottrarsi all’aggressione che si andava a concretizzare nei suoi confronti comincia a sparare”.
Testimone napoletano: “E’ stato agguato di tifosi romanisti”
Gaetano Foria è un tifoso del Napoli ed era a Roma per la partita. E’ un testimone di quanto accaduito. Per lui gli ultrà romanisti “erano parecchie decine”. La voce di possibili agguati dei rivali romanisti circolava tra i tifosi del Napoli diretti all’Olimpico. “Ho ricevuto la telefonata di un amico tifoso verso le 14.30, mentre eravamo a pranzo a Frosinone, con figlio e altri 7 amici. State attenti, ci hanno detto. Ci stanno aspettando”. Foria ha smentito invece la voce di un forte ritardo dell’ ambulanza che ha soccorso Esposito. “Non saprei dire esattamente quanto tempo ha impiegato per arrivare sul posto. Ma non è stata un’attesa lunga”.
Aggiornato dal redazione web l’8 maggio 2o14 – La prima versione dell’articolo era accompagnata da una immagine puramente indicativa della sospensione del derby Roma-Lazio del 2004 che coinvolse Daniele De Santis. Nessuna delle persone raffigurare in quella immagine è implicata invece nei fatti raccontati in questo articolo. Su richiesta di uno degli interessati che si è riconosciuto nella foto abbiamo provveduto alla rimozione.