Con la presentazione-fiume del piano quinquennale 2014-2018, il neonato gruppo Fiat-Chrysler ha cercato in tutti i modi di convincere gli investitori a puntare sul debutto a Wall Street previsto entro l’anno: da Detroit, l’amministratore delegato Sergio Marchionne parla di non di un nuovo capitolo nella storia della Fiat, ma addirittura di “un nuovo libro”. L’obiettivo è raggiungere i 7 milioni di veicoli l’anno nel 2018, quando nel 2013 Fiat e Chrysler insieme ne hanno venduti 4,4 milioni. Cuore della presentazione, i piani prodotto illustrati dai responsabili dei vari marchi, che vedono grandi progetti per Alfa Romeo, Jeep e Maserati. L’espansione avverrà soprattutto in Nord America, Sud America e Cina. Per l’Europa, Marchionne punta a una crescita modesta in termini di volumi, ma in compenso dell’aumento della redditività grazie ad alcuni marchi, in particolare l’Alfa Romeo, che si dovranno spingere verso il segmento del lusso. Proprio dall’Alfa arrivano buone nuove per il nostro Paese, poiché la produzione sarà concentrata esclusivamente in Italia nell’ottica di rafforzare il concetto del “made in Italy”. Brutte notizie invece per la Lancia, per la quale non c’è nessun programma: si limiterà probabilmente a essere un marchio monoprodotto (Ypsilon) venduto solo nel nostro Paese.
Il dettaglio del piano prodotti Fiat Chrysler Automobiles per il quinquennio 2014-2018.
Alfa Romeo. Una pioggia di nuovi modelli in arrivo: il primo sarà presentato verso la fine dell’anno prossimo, mentre nel 2016 ne saranno presentati addirittura sette. Nessuna erede per la MiTo, ma s’aggiungeranno alla gamma, fra le altre, due Suv e due modelli medio-grandi. Le vendite passeranno, secondo il piano, dalle 74.000 del 2013 a 400.000 nel 2018, di cui 150.000 in Europa e altrettante in Nord America. Tutte le Alfa Romeo saranno progettate e costruite in Italia.
Maserati. Fra i marchi nostrani, è quello su cui si concentrano le ambizioni maggiori: dovrebbe quintuplicare le vendite, da 15.000 a 75.000 nel 2018. Oltre alla Suv Levante, confermata la sportiva Alfieri vista al Salone di Ginevra, che avrà anche una versione cabrio.
Fiat. Nel mondo, si dovrebbe passare da 1,5 a 1,9 milioni di Fiat prodotte. In Europa, il piano è quello di mantenere il livello attuale, cioè circa 700.000 unità l’anno. Si realizzerà l’annunciata divisione del marchio in due linee di prodotto, una più “razionale” (ma non low cost) costituita da Panda, Punto, l’erede della Bravo, la Suv Freemont e un derivato di veicolo commerciale (Qubo); la seconda linea sarà quella dei modelli più “emozionali”, vale a dire la famiglia 500, costituita da 500 e 500L cui si aggiungeranno la Suv compatta 500X e un modello speciale, presumibilmente una spider co-sviluppata con la Mazda. La linea “razionale” prevede anche una gamma semplificata per chi bada all’essenziale: un solo livello di allestimento, due motori e quattro colori di carrozzeria fra cui scegliere, in modo da garantire una produzione anticipata in fabbrica. Per la linea 500 rimarrà invece la produzione in base all’ordine e una gamma molto più modulabile.
Ferrari. Produzione limitata a 7.000 esemplari l’anno (forse 10.000 con l’apertura a nuovi mercati), cinque nuovi modelli nei prossimi cinque anni per il gioiello del Gruppo. Marchionne gioca a indovinare il valore effettivo del marchio per convincere gli investitori che FCA abbia un certo “peso” finanziario, ma poi precisa che “la Ferrari non è in vendita”.
Jeep. Grande espansione in programma per il marchio dei 4×4 americani. La produzione, che ora è solo americana (4 impianti) sarà allargata a 10 fabbriche in sei Paesi, fra cui l’Italia e la Cina. La produzione, secondo i piani, dovrebbe più che raddoppiare, passando dalle 732.000 unità del 2013 a 1,9 milioni nel 2019. I modelli saranno rinnovati ma non cresceranno in numero, rimanendo sei.
Chrsyler. Più che raddoppiate, nelle previsioni del Gruppo, anche le vendite del marchio Chrysler: da 350.000 a 800.000 nel giro di cinque anni.
Dodge. Previsioni di vendita stabili sulle 600.000 unità l’anno. Molti modelli per l’America, nel 2016 arrivano i cavalli di battaglia internazionali: le nuove generazioni della berlina Dart e della Suv Journey.
Le grandi assenti. Nessun piano per Lancia, cui non viene dedicata nemmeno una diapositiva. Le auto elettriche e ibride continuano a essere vissute come un fastidio dalla Fiat: “L’elettrificazione è stata sovraesposte dai media”, “il mercato continua a essere guidato di requisiti delle leggi”, si legge in una nota della casa. Alla 500 elettrica, venduta solo in California (e Marchionne non ha mancato, in passato, di sottolineare che l’operazione fosse in vendita), dal 2016 si aggiungerà un minivan ibrido “secondo le opportunità del mercato” e diversi altri ibridi “mild” (cioè che non possono muoversi solo elettricamente). Continua invece l’impegno nel metano, anche se il gruppo è consapevole che il suo uso non si allargherà di molto negli States.
Nel mondo. Dei 7 milioni di veicoli previsti per il 2018, 3,1 dovrebbero essere venduti in Nord America (dai 2,1 del 2013), 1,5 in Europa, Medio Oriente e Africa (da 1,1), 1,3 in America Latina (da 900.000), 850.000 in Cina (da 130.000), dove FCA ammette un gravissimo ritardo, 130.000 in India (da 10.000) e 125.000 nel resto dell’area Asia-Pacifico (da 80.000).
La reazioni. È ancora presto per capire l’impatto del piano di Marchionne, che nel giro di qualche ora ha riversato centinaia di cifre sui tavoli degli analisti. Per adesso, la borsa di Milano ha reagito chiudendo con un calo dell’1,2% sulle azioni della Fiat, ma la presentazione non era ancora terminata. L’opinione “a caldo” dell’analista londinese Harald Hendrikse della Nomura Holdings, interpellato dall’agenzia Bloomberg è critica: “Il problema è che le presentazioni in Powerpoint sono molto più facili che la vita reale. I marchi hanno bisogno di un sacco di lavoro per arrivare dove vorrebbero, il mondo cambia molto lentamente, non accadrà tutto in una notte”.