L’obbligo di assunzione diventa sanzione; il tetto del 20% di assunzioni, per “attivare” nuovi contratti di apprendistato, viene applicato alle imprese con più di 50 dipendenti; la formazione potrà essere sia pubblica che privata. Il Senato riscrive così il decreto legge lavoro e il governo lo blinda, incassando la fiducia con 158 sì e 122 no, tra l’altro in mezzo al teatrino del confronto tra il presidente di turno Roberto Calderoli e i senatori Cinque Stelle ammanettati agli scranni.

Dopo le modifiche introdotte dalla Camera – e il via libera di Montecitorio con forti critiche all’interno della maggioranza – il provvedimento è arrivato al Senato con l’ipoteca di Scelta civica e Nuovo Centrodestra, che hanno posto l’aut-aut: cambiare il testo, tornando in parte alla versione originale, o correre il rischio di non avere i numeri per approvare il decreto. La sinistra del Pd, quindi, ha dovuto cedere ad alcune delle richieste presentate dai colleghi della maggioranza. Il nuovo testo non torna al provvedimento presentato dal governo, ma fa un passo indietro su alcuni punti principali. Come la cancellazione dell’obbligo di assunzione, nel caso di sforamento del tetto del 20% dei contratti a termine. Ora la sanzione diventa di tipo amministrativo: una multa di ammontare pari al 20% dello stipendio del ventunesimo contratto a tempo determinato per tutta la sua durata, che sale al 50% per gli ulteriori contratti che non rispettino il limite del 20%. Via anche l’obbligo di formazione pubblica; mentre il vincolo di assumere il 20% degli apprendisti, per poter accedere a nuovi contratti, sarà applicata alle imprese con più di 50 dipendenti (nella versione uscita da Montecitorio era di 30).

Novità importanti riguardano gli enti di ricerca, che non dovranno rispettare il tetto del 20% dei contratti a tempo determinato e dei 36 mesi (la possibilità di sforare i tre anni di contratti a termine riguarda solo i ricercatori). Il lavoro fatto “non è stato per nulla insignificante nè distorsivo rispetto agli intenti iniziali del governo”, sottolinea il sottosegretario al ministero del Lavoro, Luigi Bobba. “Si tratta di un lavoro migliorativo che consente di avere una legge che punta chiaramente a obiettivi previsti e migliorare le condizioni di occupazione del nostro paese”. Il provvedimento torna alla Camera per la terza lettura, e per il via libera definitivo. Ecco le novità introdotte da palazzo Madama.

Viene riscritto il preambolo del decreto legge lavoro, inserendo il principio del contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti. Con il provvedimento viene così prevista una fase sperimentale, che sarà avviata con la delega, di una terza tipologia di contratto. Sono previste sanzioni per i datori di lavoro che sforano il tetto del 20% per i contratti a tempo determinato. La norma stabilisce che i contratti a tempo determinato, eccedenti il tetto del 20%, siano multati con una sanzione amministrativa pari al 20% della retribuzione del lavoratore per il primo contratto che supera il limite. La sanzione sale al 50% delle retribuzione per gli sforamenti successivi. I maggiori introiti saranno versati nel fondo special per l’occupazione.

Viene introdotto un periodo transitorio, per consentire alle imprese di adeguarsi alle nuove norme. Il datore di lavoro che, alla data di entrata in vigore del decreto, abbia contratti di lavoro a tempo determinato superiori al tetto fissato dalle norme “dovrà rientrare entro tale limite entro il 31 dicembre 2014, salvo che il contratto collettivo applicabile nell’azienda disponga un limite percentuale o un termine più favorevole”. In caso contrario il datore di lavoro non potrà più stipulare nuovi contratti a tempo fino a quando non sarà rientrato sotto il tetto.

Il diritto di precedenza alla stabilizzazione dei precari deve essere richiamato “espressamente” nel contratto. Del diritto può avvalersi il lavoratore precario con un contratto di oltre sei mesi nella stessa azienda, ma anche il lavoratore stagionale. Le aziende con oltre 50 dipendenti dovranno stabilizzare il 20% dei loro apprendisti, per poter stipulare altri contratti di apprendistato. La formazione per l’apprendistato sarà mista, pubblica e privata. Le imprese, quindi, potranno sostituire le Regioni nei corsi per la formazione.

“L’inadempimento grave dell’obbligo di formazione” trasformerà il contratto di apprendistato in contratto a tempo determinato come prevede un ordine del giorno che impegna il governo a emanare una circolare interpretativa che “chiarisca in modo vincolante” che, nel nuovo ordinamento, la violazione dei limiti formativi da parte del datore di lavoro “produce la conversione del contratto il cui termine coincide con quello originariamente previsto per il previsto di apprendistato”. Arriva infine il libretto formativo elettronico dell’apprendista. E’ stato approvato un odg, del Movimento 5 stelle, che impegna il governo a introdurre il Lefa, stabilendo la definizione del modello, il formato di trasmissione e l’unificazione al libretto formativo del cittadino.

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