Le casse del Pd piangono. Molti degli eletti continuano a non versare i contributi dovuti al partito. E a rischiare il posto sono i dipendenti delle varie sezioni locali, perché i soldi sono finiti. In Sicilia il buco è di 500mila euro. In Puglia addirittura di quasi 720mila. Ammanchi che si aggiungono a quello da oltre 1,6 milioni che secondo quanto scoperto da ilfattoquotidiano.it si è accumulato nei bilanci del Pd nazionale dal 2009 al 2012 a causa delle morosità dei parlamentari. E ai 300mila euro non versati al Pd di Milano da alcuni deputati e senatori eletti in provincia, oltre che da un buon numero di consiglieri comunali ed assessori.
Del resto che il problema fosse diffuso era stato scritto nelle due lettere inviate tra giugno e luglio 2012 a tutti i segretari e tesorieri locali da Luigi Berlinguer, Antonio Misiani e Davide Zoggia, che prima dell’ascesa di Matteo Renzi ricoprivano i ruoli di presidente della commissione nazionale di garanzia, tesoriere e responsabile dell’organizzazione nazionale. Nelle missive si parlava di “diverse segnalazioni pervenute dal territorio in merito al mancato o irregolare versamento dei contributi” e si chiedeva di fare rispettare agli eletti le regole previste dallo statuto. Ma a quasi un anno di distanza poco è cambiato. E molti non sono rientrati delle loro morosità.
Così è arrivato a circa 500mila euro il credito che, secondo quanto riportato da Repubblica, il Pd siciliano vanta verso parlamentari nazionali e regionali, assessori e consiglieri degli enti locali. Un buco che ha costretto il tesoriere regionale Salvatore Alessandro ad avviare la procedura di licenziamento per tutti i 13 dipendenti della sezione locale del partito, con lo scopo di ottenere la cassa integrazione. Fra i morosi c’è il senatore Corradino Mineo che, invitato a versare la sua quota, ha ricordato in una lettera come da giornalista guadagnasse più che da parlamentare. Non sono poi in regola con i contributi diversi assessori regionali dell’attuale giunta Crocetta e di quella precedente: Nelli Scilabra, Mariarita Sgarlata, Luca Bianchi e Nino Bartolotta.
Nelle casse del Pd pugliese, sempre secondo Repubblica, l’ammanco è ancora maggiore: quasi 720mila euro. Non sono entrati dall’inizio della nuova legislatura 267mila dei 540mila euro che avrebbero dovuto essere pagati da deputati e senatori. In tre non hanno ancora versato nulla dell’una tantum da 30mila euro dovuta per la candidatura andata a buon fine: il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova, Franco Cassano ed Elisa Mariano. Di tutti i 18 parlamentari eletti in Puglia solo quattro sono in regola: Anna Finocchiaro, Nicola Latorre, Michele Pelillo, Francesco Boccia. Alle morosità di chi sta a Roma si aggiungono quelle di consiglieri e assessori regionali, che dal 2010 hanno raggiunto i 447mila euro. “Non abbiamo una relazione al momento del tesoriere
regionale – ha dichiarato la presidente del Pd Puglia Anna Rita
Lemma – naturalmente la necessità di organizzare la
campagna elettorale, e quindi di stare sui temi legati
all’appuntamento delle europee, ci ha sottratti in questo
momento alla riflessione di merito: quindi, ne riparleremo dopo,
perché ovviamente non è il momento per farlo”.
Lemma ha promesso che chi deve i soldi dovrà versarli. Ma per ora contro i morosi non è stato preso alcun provvedimento. Mentre, anche qui, quelli che rischiano di più sono i sei dipendenti del Pd regionale. “Non sono in previsione licenziamenti”, ha garantito il tesoriere Marco Preverin. Ma una cosa è certa: di soldi per gli stipendi non ce ne sono quasi più.
Twitter: @gigi_gno
Politica
Quote Pd, da Milano scandalo si estende a regioni. Sezioni costrette a licenziare
Parlamentari e consiglieri morosi nei confronti del partito: dopo il caso nazionale e quello di Milano svelati da ilfattoquotidiano.it, buco di 500mila euro in Sicilia con il tesoriere costretto a licenziare 13 dipendenti per ottenere la cassa integrazione. 720mila euro mancanti in Puglia
Le casse del Pd piangono. Molti degli eletti continuano a non versare i contributi dovuti al partito. E a rischiare il posto sono i dipendenti delle varie sezioni locali, perché i soldi sono finiti. In Sicilia il buco è di 500mila euro. In Puglia addirittura di quasi 720mila. Ammanchi che si aggiungono a quello da oltre 1,6 milioni che secondo quanto scoperto da ilfattoquotidiano.it si è accumulato nei bilanci del Pd nazionale dal 2009 al 2012 a causa delle morosità dei parlamentari. E ai 300mila euro non versati al Pd di Milano da alcuni deputati e senatori eletti in provincia, oltre che da un buon numero di consiglieri comunali ed assessori.
Del resto che il problema fosse diffuso era stato scritto nelle due lettere inviate tra giugno e luglio 2012 a tutti i segretari e tesorieri locali da Luigi Berlinguer, Antonio Misiani e Davide Zoggia, che prima dell’ascesa di Matteo Renzi ricoprivano i ruoli di presidente della commissione nazionale di garanzia, tesoriere e responsabile dell’organizzazione nazionale. Nelle missive si parlava di “diverse segnalazioni pervenute dal territorio in merito al mancato o irregolare versamento dei contributi” e si chiedeva di fare rispettare agli eletti le regole previste dallo statuto. Ma a quasi un anno di distanza poco è cambiato. E molti non sono rientrati delle loro morosità.
Così è arrivato a circa 500mila euro il credito che, secondo quanto riportato da Repubblica, il Pd siciliano vanta verso parlamentari nazionali e regionali, assessori e consiglieri degli enti locali. Un buco che ha costretto il tesoriere regionale Salvatore Alessandro ad avviare la procedura di licenziamento per tutti i 13 dipendenti della sezione locale del partito, con lo scopo di ottenere la cassa integrazione. Fra i morosi c’è il senatore Corradino Mineo che, invitato a versare la sua quota, ha ricordato in una lettera come da giornalista guadagnasse più che da parlamentare. Non sono poi in regola con i contributi diversi assessori regionali dell’attuale giunta Crocetta e di quella precedente: Nelli Scilabra, Mariarita Sgarlata, Luca Bianchi e Nino Bartolotta.
Nelle casse del Pd pugliese, sempre secondo Repubblica, l’ammanco è ancora maggiore: quasi 720mila euro. Non sono entrati dall’inizio della nuova legislatura 267mila dei 540mila euro che avrebbero dovuto essere pagati da deputati e senatori. In tre non hanno ancora versato nulla dell’una tantum da 30mila euro dovuta per la candidatura andata a buon fine: il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova, Franco Cassano ed Elisa Mariano. Di tutti i 18 parlamentari eletti in Puglia solo quattro sono in regola: Anna Finocchiaro, Nicola Latorre, Michele Pelillo, Francesco Boccia. Alle morosità di chi sta a Roma si aggiungono quelle di consiglieri e assessori regionali, che dal 2010 hanno raggiunto i 447mila euro. “Non abbiamo una relazione al momento del tesoriere regionale – ha dichiarato la presidente del Pd Puglia Anna Rita Lemma – naturalmente la necessità di organizzare la campagna elettorale, e quindi di stare sui temi legati all’appuntamento delle europee, ci ha sottratti in questo momento alla riflessione di merito: quindi, ne riparleremo dopo, perché ovviamente non è il momento per farlo”.
Lemma ha promesso che chi deve i soldi dovrà versarli. Ma per ora contro i morosi non è stato preso alcun provvedimento. Mentre, anche qui, quelli che rischiano di più sono i sei dipendenti del Pd regionale. “Non sono in previsione licenziamenti”, ha garantito il tesoriere Marco Preverin. Ma una cosa è certa: di soldi per gli stipendi non ce ne sono quasi più.
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IL DISOBBEDIENTE
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Trump “aiuterà Kiev ad avere più difesa aerea dall’Ue” e ipotizza controllo Usa delle centrali ucraine. Zelensky: “Possibile pace quest’anno”
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La Lega in Aula: “Dov’è l’ugenza per il riarmo da 800 miliardi?”. Meloni attacca il Manifesto di Ventotene: è caos. Le opposizioni: “Vuole coprire le liti con Salvini”
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La balla della privacy con cui la maggioranza e il governo giustificano la loro lotta senza quartiere alle intercettazioni, oltre ad essere una motivazione del tutto falsa e smentita dai fatti, ormai non regge più nemmeno rispetto alle azioni dello stesso centrodestra. Infatti, mentre alla Camera demoliscono le intercettazioni, al Senato portano avanti l'articolo 31 del Ddl Sicurezza che consentirà ai Servizi segreti la schedatura di massa dei cittadini". Lo afferma la deputata M5S Valentina D'Orso, capogruppo in commissione Giustizia.
"Non sono più credibili nemmeno quando accampano motivazioni di comodo, si smentiscono con i loro stessi provvedimenti che in realtà rispondono a un disegno ormai chiaro: indebolire gli strumenti di indagine della magistratura che possono dar fastidio ai colletti bianchi e allo stesso tempo creare un brutale sistema di repressione del dissenso e controllo sui cittadini comuni".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - La Camera è riunita in seduta notturna per finire l'esame degli emendamenti al ddl intercettazioni, quindi le dichiarazioni di voto e il voto finale che dovrebbe arrivare nella serata. I lavori sono previsti fino alle 24.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "L'Italia ha ribadito che continueremo a sostenere l'Ucraina anche nel documento approvato oggi alla Camera e ieri al Senato. E' un impegno che noi manteniamo, continueremo a fare la nostra parte. Noi non siamo mai stati in guerra con la Russia e non abbiamo mai autorizzato l'uso di nostre armi da parte degli ucraini in territorio russo". Lo ha detto Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Mi pare che la telefonata Trump-Putin sia un segnale positivo così come quella tra Trump e Zelensky. Noi abbiamo chiesto che l'Ucraina fosse coinvolta e questo è accaduto. Noi incoraggiamo tutte le iniziative che portano alla pace. Non è facile ma qualche speranza c'è". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si tratta di garantire la sicurezza dell'intera Unione europea. C'è bisogno di rafforzare la sicurezza europea ma questo non significa essere guerrafondai. Per garantire la pace serve un equilibrio delle forze in campo per garantire la sicurezza dell'Europa e dell'Italia. Stiamo lavorando in questa direzione come un buon padre di famiglia che mette le finestre blindate perchè la sua famiglia sia al sicuro". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno. "Bisogna avere il coraggio di andare avanti: l'Europa è l'unico modo per essere sicuri".
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