E’ clamoroso il risultato di Announo, il talk erede di Servizio Pubblico che ha debuttato giovedì sera su La7: 10,04% di share e 2.203.000 di telespettatori. Giulia Innocenzi, all’esordio come conduttrice “solista”, ha presentato un prodotto televisivo che ricorda molto il primo Amici di Maria De Filippi (il talk generazionale degli anni ’90, non il talent dei giorni nostri), con 24 ragazzi di ogni estrazione sociale e politica a confrontarsi apertamente e senza filtri con il politico di turno.
Per l’esordio, in studio c’era il presidente del Consiglio Matteo Renzi, sottopostosi al fuoco di fila delle domande dei giovani in studio, e che ha anche dato vita a un vivace dibattito con Marco Travaglio. Un politico, 24 giovani, una giovane giornalista: formula semplicissima eppure vincente. Ma perché la prima puntata è piaciuta così tanto? Il format talk generazionale, che in Italia non si vedeva appunto dai tempi del primo Amici, ossia il 1992, ha una presa abbastanza prevedibile sul pubblico giovane. Nel Paese, e di riflesso in tv, c’è pochissimo spazio per le nuove generazioni, e evidentemente Announo ha rappresentato una grande novità per il dibattito politico e sociale italiano.
La presenza di Matteo Renzi ha sicuramente rappresentato un elemento di rottura rispetto alle solite ospitate televisive dei politici italiani. È forse la prima volta che un leader politico nazionale sceglie di confrontarsi con giovani sconosciuti e senza filtri, piuttosto che con i Cacciari di turno. È saltato il filtro tra leadership politica e audience televisiva e questo elemento di novità rischia di scompaginare le ultime settimane di campagna elettorale in vista delle Europee del 25 maggio prossimo. Dopo Renzi, infatti, cosa faranno Berlusconi e Grillo? Saranno disposti a scendere nell’arena di Announo e affrontare il fiume in piena dei 24 giovani opinionisti? Silvio Berlusconi, che ha sempre puntato a un target molto diverso di elettori e telespettatori, saprebbe “sopravvivere” a un format che non è propriamente nelle sue corde? Un esperimento televisivo, nato in sostituzione del più collaudato Servizio Pubblico, rischia di modificare profondamente il rapporto tra politici e tv.
Il segreto principale di un successo per nulla annunciato, e per questo ancora più clamoroso, è la presenza in studio dei 24 giovani ospiti fissi. Ci si affeziona alle loro storie, si invitano i telespettatori a parteggiare per uno o per l’altro attraverso l’interazione sui social network. E proprio Twitter sembra essere stato lo strumento principale dell’esordio di ieri sera. Migliaia di tweet dedicati alla trasmissione, con Matteo Renzi e Marco Travaglio che hanno polarizzato le opinioni e con gli hashtag dedicati ai singoli giovani opinionisti che hanno invaso la rete.
La varietà di tipologie umane del cast fisso aiutano l’identificazione da parte del pubblico. C’è il ragazzo di estrema destra, il riformista, un nutrito gruppo di immigrati di seconda generazione. C’è, insomma, un ampio spettro giovanile che permette a chiunque di trovare adesione e punti condivisibili.
E pensare che a inizio serata, Twitter sembrava piuttosto tiepido nei confronti della prima puntata di Announo. Evidentemente il rebound ha sortito gli effetti sperati sulla lunga distanza, visto che a fine serata erano migliaia i tweet dedicati alla trasmissione. La rete, almeno televisivamente parlando, non perdona. Negli ultimi tempi, Twitter è stato il boia implacabile di molti esperimenti televisivi, con stroncature sbrigative e in tempo reale che ne hanno decretato il fallimento. Con Announo, invece, è successo esattamente il contrario. La rete, e soprattutto gli influencers più noti sui social, erano partiti molto diffidenti, per poi modificare decisamente atteggiamento nell’arco della puntata.
La novità più importante, o quantomeno il ritorno più atteso, riguarda i giovani presenti in studio in un ruolo che più attivo non si può. Tra tutti, la star è stata senza dubbio Prince, giovane ghanese che si è scagliato contro l’Italia e gli italiani, conquistando consensi ampissimi sui social, con l’hashtag #stoconprince che ha spopolato su Twitter. Commentando un servizio su una manifestazione di estrema destra a Milano, Prince non le ha certo mandate a dire: “Quei fascisti sono pazzi e ridicoli. I problemi del paese sono altri, non l’immigrazione”.
Proprio il tema dell’immigrazione è stato tra i più gettonati nel corso della puntata. Dall’altro lato della “barricata” ideologica, è Isabella, anche lei citatissima sui social, a fare da contraltare allo sfogo di Prince: “Perché ad un clandestino diamo vitto e alloggio mentre gli italiani non ce la fanno? Ai clandestini tutto, agli italiani nulla”.
Yassin, immigrato di seconda generazione di origini marocchine, ha invece chiesto conto a Matteo Renzi delle difficoltà per ottenere la cittadinanza italiana: “Perché è così difficile? Chi nasce in Italia è italiano”. L’argomento immigrazione, che tradizionalmente divide l’opinione pubblica, anche giovanile, del nostro Paese, ha contribuito ad innescare un dibattito serrato e con posizioni anche molto estreme, ma altrettanto franche e libere dai filtri del politichese che tradizionalmente la fa da padrone nei salotti tv.
Announo, insomma, ha sorpreso chi si attendeva un surrogato più debole di Servizio Pubblico, con dati Auditel che superano la media stagione del talk condotto da Michele Santoro. La scommessa di Giulia Innocenzi era coraggiosa, quasi al limite dell’incoscienza. Evidentemente, però, c’è fame di confronto tra le nuove generazioni di un paese piegato su se stesso e che ha relegato i giovani ai margini di un dibattito pubblico che dovrebbe riguardare soprattutto loro.