Consulenze, attività promozionali, viaggi, cancelleria. Ammontano a 150mila e 876 euro i soldi spesi nel 2013 dai partiti eletti in Regione Emilia Romagna che secondo la sezione di controllo della Corte dei Conti sono stati utilizzati in maniera “irregolare”, e pertanto devono essere restituiti. Tra bollette dei telefoni cellulari, trasferte, comunicazione e web, il gruppo consiliare a cui i magistrati contabili contestano la cifra più alta è il Partito Democratico, con 84.924 euro, di cui 44.324 in “spese per attività promozionali, di rappresentanza, convegni e attività di aggiornamento”, 22.718 euro “per la redazione, stampa e spedizione di pubblicazioni o periodici, e altre spese di comunicazione anche web”, 4.611 euro per “spese logistiche” e 8.841 euro “in consulenze, studi e incarichi”.
Segue il Movimento 5 Stelle, a cui vengono contestati 21.980 euro, di cui 9.180 per la redazione, la stampa di pubblicazioni, e la comunicazione, compresa quella online, e 11.138 euro per consulenze, l’ex Pdl, oggi Forza Italia, che ha, secondo la Sezione, utilizzato in modo “irregolare” 20.705 euro, di cui 5.061 in consulenze e 15.644 euro “per altre spese” non meglio identificate, e l’Idv, 10.073 euro di cui 6.670 in comunicazione e 3.403 alla voce “altre spese”. 5.891 euro sono invece i soldi contestati alla Federazione della Sinistra, 5.555 dei quali per il personale, 4.114 euro al Gruppo Misto, che comprendono 1.000 euro di trasferte, 1.200 euro circa di buoni pasto e 1.379 euro in convegni e attività promozionali o di rappresentanza, 1.573 euro alla Lega Nord, 976 euro all’Udc e 645 euro a Sinistra, Ecologia e Libertà.
Le contestazioni risalgono al 2 aprile scorso, quando con la delibera 94 del 2014, i magistrati contabili avevano comunicato alla Regione Emilia Romagna di aver rilevato “irregolarità e carenze” nelle spese dei gruppi consiliari relative all’anno 2013, suscitando non poco imbarazzo in viale Aldo Moro, sulle cui spalle già grava la maxi inchiesta penale coordinata dalle pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, che, con la supervisione del procuratore Roberto Alfonso e dell’aggiunto Valter Giovannini, stanno passando al setaccio i soldi rimborsati ai consiglieri a inizio legislatura, scontrini per penne stilografiche costose, viaggi ad Amalfi e gioielli di Tiffany compresi. Indagine all’interno della quale sono anche confluite le contestazioni già avanzate dalla Sezione nel 2012, sempre in relazione a irregolarità riscontrate nelle spese dei gruppi consiliari, poi impugnate dal presidente della Regione Vasco Errani davanti alla Corte Costituzionale, il filone relativo alle comparsate televisive a pagamento effettuate da alcuni politici, 100.000 euro che la Corte dei Conti ha chiesto indietro, e anche il fascicolo conoscitivo aperto dalla Procura di Bologna sulle spese sostenute dalla Giunta regionale, Errani compreso, per le auto blu.
Tuttavia, secondo la Regione, nel caso dei rendiconti relativi alle spese effettuate nel 2013 “tutte le regole sono state rispettate”. “Scorrendo i rilievi contenuti nella deliberazione della sezione regionale della Corte dei Conti – si legge in una nota diffusa dall’Assemblea legislativa – risulta evidente come le contestazioni siano relative a spese tutte finalizzate ad attività politico-istituzionali. In questo senso si era già espressa la Corte Costituzionale nella sentenza n.39 del 2014: ‘il sindacato della Corte dei conti assume infatti come parametro la conformità del rendiconto al modello predisposto in sede di Conferenza e deve pertanto ritenersi documentale, non potendo addentrarsi nel merito delle scelte discrezionali rimesse all’autonomia politica dei gruppi, nei limiti del mandato istituzionale’”.
Inoltre, proseguono i capigruppo, “la gran parte delle contestazioni sono relative a spese annotate nei rendiconti 2013 ma relative a debiti già assunti da ogni singolo gruppo nel 2012 e, appunto, solo liquidate nel 2013. Tali spese riguardano una annualità non assoggettabile alla attuale procedura di controllo prevista dal Decreto legge 174/2012, così come sancito dagli indirizzi assunti a livello nazionale dalla Corte dei Conti, che precisava che il controllo da parte della Sezione sui rendiconti 2012 aveva efficacia meramente ‘ricognitiva’ della regolarità dei documenti, senza che ne potessero scaturire conseguenze sanzionatorie a carico dei Gruppi assembleari”.
“Ribadiamo ancora una volta la convinzione di aver rispettato tutte le regole vigenti e la nostra volontà di volerle rispettare – chiudono i presidenti dei gruppi assembleari – così come la convinzione che si tratti di voci di spesa giustificate, perfettamente regolari e funzionali alla nostra attività. Avvieremo quindi immediatamente gli approfondimenti del caso per far valere tutte le nostre ragioni”.
“E’ importante che la Corte dei Conti vigili sul lavoro dei gruppi consiliari, non nutro dubbi sulla bontà del suo operato – è il commento di Liana Barbati, capogruppo Idv in Regione. Mi preoccupa però il merito dei rilievi che hanno portato al giudizio di non regolarità e alla conseguente deliberazione. Ci vengono contestati in totale 10mila euro, che riguardano soprattutto la scelta di utilizzare la rassegna stampa redatta quotidianamente dalla società Press Line. Ritengo che questa iniziativa dell‘Italia dei Valori sia valida: io devo vigilare sul territorio, e per questo la rassegna fornita ogni giorno dalla Regione, peraltro ben fatta e puntuale, non è sufficiente, perchè riguarda l’azione dei consiglieri. Riguardo le altre spese dico solo che si tratta di impegni assunti nel 2012 e regolarmente liquidati nel 2013, e che nel 2012 come è noto vigevano regole diverse. Per questi motivi non mi pento di alcuna decisione e azione, perchè fatte in buona fede e nel rispetto delle regole: mi impegneró pertanto in ogni sede a far valere le ragioni mie e del gruppo Idv”.
“La Corte dei conti vorrebbe chiedermi la restituzione di un anno di stipendio di due persone che hanno lavorato. Questo è l’ennesimo sfregio di una burocrazia che non distingue il valore del lavoro dal furto. C’è chi viene pagato per lavorare e chi viene pagato nonostante non lavori – commenta invece Andrea Defrasceschi, capogruppo del Movimento 5 Stelle di viale Aldo Moro – Mi contestano di averli pagati prima. Lo so, in Italia c’è il vizio di pagarti (forse) 90 giorni dopo. Io invece li ho pagati anticipatamente per il lavoro fondamentale che già mi stavano fornendo. Se dovrò pagare di tasca mia due contratti di persone che si fanno il mazzo (perdonate il termine ma rende il nostro modus operandi) perché ho anticipato i loro stipendi per il rischio che rimanessero senza, lo farò. Ma non prima di aver fatto ricorso al Tar, visto che i due contratti di lavoro sono già stati accertati, documentati, legalmente ammessi dalla normativa regionale, approvati dai revisori dei conti, da una sentenza della Corte costituzionale, nonché dalla mia personale consulente del lavoro”.