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Cantone: “Cancellare Expo? Una sconfitta. Tangentopoli non ci ha insegnato nulla”

Il magistrato antimafia, chiamato dal premier Matteo Renzi a seguire i lavori della rassegna internazionale del 2015, in un'intervista al Mattino spiega: "I partiti sono ancora in preda del malcostume. E l'opinione pubblica è spesso distratta"
Raffaele Cantone
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La più grande sconfitta per la democrazia? Cancellare Expo. Perché “sarebbe come ammettere che l’illegalità ha vinto”. Quindi, nonostante gli scandali che hanno travolto i vertici dell’evento milanese, “bisogna andare avanti e il governo ci mette la faccia”. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, chiamato dal premier Matteo Renzi a seguire i lavori dell’Expo, in un’intervista al Mattino chiede alla politica di “rialzare la guardia”. E non è soltanto il caso scoppiato in Lombardia che deve sollecitare la politica a operare sul tema della prevenzione

Expo, Cantone: "Rinunciare sarebbe arrendersi all'illegalità"
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Infatti, Cantone ravvisa un “filo comune” tra le vicende della rassegna internazionale 2015, Silvio Berlusconi ai servizi sociali, l’arresto di Claudio Scajola e la condanna definitiva e la richiesta di estradizione dal Libano per Marcello Dell’Utri. “La politica tarda a liberarsi da un diffuso malcostume. Non so se si tratta di un fallimento politico. Di certo in questi anni si è sbagliato a non lavorare abbastanza sulla prevenzione. Si è clamorosamente abbassato il livello di guardia di fronte a certi fenomeni. L’abbassamento della guardia – aggiunge l’ex magistrato – è anche il frutto di un’opinione pubblica spesso distratta” e che “su alcuni temi si è rivelata eccessivamente ondeggiante”. Perché, se a fronte di alcuni episodi “c’è stata grandissima attenzione, finanche con rigurgiti di moralismo“, in altri “si è stati del tutto incapaci di indignazione”.

Alla luce degli scandali che hanno travolto Expo, il magistrato ricorda Mani Pulite e traccia differenze e parallelismi. “Tangentopoli non ci ha insegnato nulla – dice-. Tornano alla ribalta personaggi già condannati: il peggio poteva essere scongiurato”, spiega il magistrato, secondo cui “i partiti hanno grandi responsabilità perché non hanno saputo attrezzarsi con delle regole chiare di finanziamento trasparente. La trasparenza – sottolinea – è l’anticorpo più potente nei confronti del malaffare“. Ed è convinto che il controllo pubblico non sia sinonimo di ritardi e inefficienze, perché “si può tranquillamente mettere in campo una rete di controlli efficace, intelligente, agile e non burocratica, purché ci sia davvero trasparenza”. Ricorda che alcuni “personaggi già condannati per corruzione” sono “arrivati a ritagliarsi un ruolo, non di diritto ma di fatto, per incidere nuovamente nell’assegnazione e nella gestione degli appalti”. Non solo “Uno di questi soggetti era riuscito a farsi candidare ed eleggere in Parlamento (Gianstefano Frigerio, ndr), nonostante la precedente condanna per corruzione”. Un passaggio che è avvenuto “davanti a tutti e nel disinteresse generale”. Ed è proprio questa, secondo Cantone, l’anomalia italiana. Ma, a differenza del 1992, “lo scenario “è indubbiamente cambiato: oggi – prosegue – esistono gruppi di potere o di pressione del tutto autonomi dalla politica, ovvero che rispondono ai partiti ma piuttosto ne influenzano l’attività politica”. Si tratta quindi di una situazione “molto diversa dal passato”, perché “adesso alcuni manager, invece di essere espressione dei partiti, utilizzano la politica”.

Al Mattino Cantone parla anche della legge Severino che“ha il merito di alzare il livello di attenzione nella pubblica amministrazione, e la parte migliore è quella riguardante la prevenzione”. Tuttavia “sta creando problemi lo sdoppiamento del reato di concussione”. Precisa anche che tracciare oggi un bilancio della legge è troppo prematuro, perché “nella lotta alla corruzione certi cambiamenti non possono verificarsi dall’oggi al domani. Soprattutto – puntualizza – se ci sono pezzi di classe dirigente, magari anche trasversale ai partiti e legata al mondo economico e finanziario, che si è resa responsabile di un abbassamento del livello di controllo da parte dello Stato”. Nonostante gli scandali, però,”l’unica cosa da non fare è cancellare Expo. Sarebbe la più grande sconfitta per la democrazia, sarebbe come ammettere che l’illegalità ha vinto. Bisogna andare avanti e il governo ci mette la faccia”. In più “la comunità internazionale ci guarda”.

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