Il compagno G è il Primo, ma non l’unico. Il Pd lo ha sospeso “cautelativamente” perché è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta milanese su Expo2015, ma fino a ieri Greganti sedeva in prima fila per la presentazione ufficiale della candidatura di Sergio Chiamparino alle regionali piemontesi del prossimo 25 maggio. Ed era in buona compagnia. Non è infatti l’unico sopravvissuto a Tangentopoli che negli anni è riuscito a recuperare un posto di primo piano nel Pd torinese. Accanto a lui c’è Giusy La Ganga, che dopo aver saldato i conti con la giustizia è oggi consigliere di maggioranza a Torino, ma anche Giancarlo Quagliotti, condannato nel 1997 per il caso di tangenti Fiat al Pci e oggi vice segretario regionale Pd. Presenze che risultano problematiche solo per una parte minoritaria del partito. “Noi vorremmo cacciare tutti” dice Daniele Viotti, candidato Pd alle Europee, referente regionale della mozione civatiana, “ma la questione morale nel Pd continua a non è affrontata. Al netto delle questioni giudiziarie, c’è un problema di pratiche politiche. E su questo in Piemonte registriamo alcune situazioni gravissime”.
Oggi il segretario provinciale del Pd di Torino Fabrizio Morri, che contava il compagno G tra i suoi tesserati nel circolo 4 di San Donato-Campidoglio, ha preso le distanze da Greganti. “Faceva tutto per sé e non per il partito”, ha dichiarato all’Huffington Post. Ma si tratta di una presa di distanza che non riesce a nascondere la stima che molti iscritti al partito continuano a tributare a Greganti , considerandolo “un duro”, uno che nonostante la pena la carcere per finanziamento illecito non ha mai collaborato con la giustizia.
La stessa stima di cui gode l’altro reduce di Tangentopoli Giancarlo Quagliotti, che da qualche settimana è stato nominato vice segretario del Pd piemontese. Legatissimo al sindaco Fassino, Quagliotti è stato anche il coordinatore politico per la campagna elettorale del sindaco nel 2011 ed è presidente della Musinet Engineering Spa, una controllata del gruppo Sitaf, la società che gestisce l’autostrada A32, il traforo del Frejus e si sta occupando del suo raddoppio. Sul passato di Quagliotti pesa una condanna definitiva per finanziamento illecito ai partiti. Come ricorda Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano dell’11 maggio, Quagliotti fu indagato e condannato definitivamente nel 1997, insieme a Primo Greganti, per una tangente pagata dalla Fiat al Pci, per l’appalto del depuratore del consorzio Po-Sangone.
Il denaro era transitato su due conti aperti da Quagliotti e Greganti in Svizzera, “Idea” e “Sorgente”, che poi si recarono personalmente oltreconfine per procedere all’incasso. La loro posizione fu confermata anche in Cassazione: “I fatti sono incontestabilmente provati” scrissero i giudici, che riscontrarono anche la “piena coscienza dei due imputati di concorrere in un finanziamento illecito”, indirizzato all’ora Pci.
Un duro anche Quagliotti. Interrogato da Tiziana Parenti, allora pm a Milano, nel 1992, il dirigente postcomunista dice senza mezzi termini di aver volutamente taciuto fino ad allora dei suoi rapporti con Greganti: “Non ho ritenuto che tale circostanza fosse utile nell’ambito dell’indagine”. Di più. Nello stesso verbale, parlando dei conti correnti esteri gestiti per conto del partito, alla pm chiarisce: “Ho avuto un conto in Svizzera che ho chiuso di recente e di cui al momento non intendo parlare”.
Eppure Quagliotti è ancora lì. E lo è in compagnia di Salvatore Gallo, a sua volta presidente di Sitalfa, altra controllata Sitaf, insieme al quale viene considerato la “corrente autostradale del Pd”. Salvatore Gallo detto “Sasà”, già potente uomo di Craxi a Torino, ha dovuto lasciare il suo partito nel 1992 perché condannato in primo grado a un anno e 4 mesi per una faccenda di mazzette e sanità. Oggi è noto all’interno del Pd come “il signore delle tessere”. Pare che sia in grado di mobilitarne centinaia in un sol colpo. Per questo è stato anche accusato di costringere i dipendenti ad andare a votare dietro la minaccia del licenziamento. Ma ha sempre rispedito al mittente queste accuse.
Nonostante l’interruzione della sua carriera nell’allora Psi, in piena Tangentopoli, Gallo non ha mai abbandonato veramente la politica. Anzi. Non solo si è ritagliato un ruolo da protagonista nella vicenda della moltiplicazione delle tessere Pd piemontesi (più che raddoppiate nell’ultimo anno), ma ha continuato a vivere la scena pubblica anche attraverso i figli Stefano, assessore allo Sport di Palazzo Civico e Raffaele, candidato con il Pd per le prossime regionali piemontesi,
“Il Pd è diventato il partito delle tessere” denuncia a ilfattoquotidiano.it Daniele Viotti. “Chi ha un potere economico perché è imprenditore o ha gruppi imprenditoriali alle spalle, ti compra pacchetti di 500-700 tessere in un circolo vuol dire che diventa padrone del circolo e del partito”. Con buona pace del ricambio o della “questione morale”. Per Viotti la nomina di Quagliotti alla vicesegreteria regionale è stata “l’ennesima brutta sorpresa”. “Se l’Italia vuole avere un ruolo e credibilità in Europa” dice “non deve solo mettere a posto i conti. Perché ci sono altre due questioni urgenti per cui siamo osservati speciali: i diritti e la legalità”.