I servizi museali del Comune di Bologna rischiano di essere gradualmente “esternalizzati”. Si è fatta sentire forte nelle ultime ore la protesta dei 112 lavoratori comunali impiegati nell’Istituzione Bologna Musei rispetto al bando di gara uscito il 18 aprile 2014, con scadenza 27 maggio 2014, e che vede lo stanziamento di più di 3 milioni di euro per appaltare in outsourcing non solo i classici servizi di accoglienza e sorveglianza, ma anche quelli didattici, di allestimento, conservazione e gestione del patrimonio museale. Dai due lotti, secondo i sindacati – tutti uniti tra Cgil-Cisl-Uil, Cobas e Usb -, sono emerse numerose criticità che mettono a serio repentaglio il posto di lavoro dei dipendenti pubblici attualmente impiegati tra i sette spazi comunali museali: Museo Civico Archeologico, Museo internazionale e biblioteca della musica, Museo del Patrimonio Industriale, MAMbo – Museo Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Museo Medievale, Museo del Risorgimento.
La ditta che vincerà l’appalto triennale, in pratica, ricoprirà sotto l’etichetta di “attività ausiliare e complementare” sia i già esternalizzati servizi di guardiania, sorveglianza e accoglienza, sia tantissime altre funzioni e attività fondamentali dei musei pubblici fino ad ora ricoperte dagli attuali dipendenti comunali: dall’allestimento mostre alla movimentazione delle opere, dalla gestione e conservazione del patrimonio ai servizi bibliotecari, dall’organizzazione di eventi e valorizzazione del patrimonio alla comunicazione fino addirittura al supporto delle attività amministrative. Inoltre, con l’attuale forma di appalto che scadrà tra pochissimi giorni è prevista l’esternalizzazione completa di tutto il processo educativo nei musei, la cosiddetta didattica: ideazione e progettazione dei percorsi museali, scelta dei contenuti, conduzione, gestione e formazione degli educatori.
“Per il primo lotto si parla di molti servizi già appaltati da alcuni anni, ma il vero rischio arriva dalla definizione del Lotto 2”, racconta Marco Pasquini della Cgil, “dove sono state messe a bando professionalità precise e delicate già svolte o che potrebbero essere svolte da chi lavora già nelle istituzioni museali”. “Vogliono aprire una porta per permettere lentamente nel tempo che tutte le funzioni dei musei di Bologna vengano privatizzate”, sottolinea Carla Bertacci di Cub-Cobas, “la ricaduta sarà sia sui dipendenti che non si sa bene cosa andranno a fare se altre figure esterne subentreranno nelle loro funzioni, sia rispetto al patrimonio culturale e artistico della città che verrà comunque messo in mano ad un personale che non potrà essere specializzato come il precedente”.
Appena venuti a conoscenza del bando (24 aprile ndr) i lavoratori hanno contattato i sindacati che, dopo due assemblee molto partecipate – una Cobas e Usb, l’altra Cgil/Cisl/Uil – come Rsu hanno chiesto con urgenza al Comune di Bologna un incontro in tempi rapidissimi, ma da Palazzo d’Accursio la risposta è stata picche: confermato l’incontro di chiarimento solo per il 23 maggio, ovvero 96 ore prima della scadenza del bando, e “confermate sostanzialmente le modalità organizzative già in essere”. Insomma il bando procede e così se, come da norme presenti nel documento, i servizi del lotto 1 inizieranno dal 1 ottobre 2014 e quelli del lotto 2 dal primo luglio 2015, i dipendenti comunali attuali occupati per quel servizio si dovranno probabilmente fare da parte: “Quello dell’amministrazione è un comportamento sgradevole”, chiosa Vannini, “non ci concedono nemmeno il tempo per sviscerare i tanti dubbi e questioni che si aprono con la chiusura di questo bando”. “Valuteremo tutte le possibili forme di lotta per ottenere almeno la sospensione dalla gara d’appalto”, aggiunge la Bertacci, “i lavoratori sono tutti uniti, al di là delle sigle sindacali, per raggiungere il loro obiettivo come non ho visto da anni”.