Primo sì (dei tre necessari) all’estradizione di Marcello Dell’Utri dal Libano. Il procuratore aggiunto Nada Al Asmar ha infatti valutato le carte tradotte e mandate dal ministero di Grazia e Giustizia italiano e espresso parere positivo alla consegna dell’ex senatore alla giustizia italiana. Dell’Utri, condannato a 7 anni in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa è in stato di arresto dal 9 aprile scorso all’hotel Phoenicia di Beirut, da cui è uscito solo pochi giorni fa per un breve interrogatorio di fronte ai magistrati libanesi.
Fondamentale, nella decisione della procura, la sovrapposizione tra il reato di “associazione di malaffare”, riconosciuto dal Libano e quello di concorso esterno non previsto dal codice penale. Così come risulterebbero non scaduti i termini per la prescrizione del reato, che in Libano è di dieci anni ma viene sospesa durante indagini e processo.
Oggi, il parere dell’aggiunto sarà trasmesso al procuratore generale Hammud ed entro venerdì potrebbe arrivare il sì definitivo di presidenza della Repubblica e primo ministro che dovranno controfirmare l’ulteriore parere del ministro della Giustizia, Nuhad Almasch. Proprio Almasch, attraverso il suo portavoce Ahmad al Ayubi ieri si era reso protagonista di uno scambio molto critico con il ministro Orlando. “Il Libano è un paese sovrano”, aveva detto Ayubi come a stigmatizzare le pressioni italiane per una rapida soluzione della vicenda il cui peso politico – tra pochi giorni l’elezione del nuovo presidente – sembra comunque ispirare una certa celerità.
Resta l’opposizione dell’avvocato libanese di Dell’Utri, Akram Azoury, che ha annunciato ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo e ipotizzato di poter ricorrere in Consiglio di Stato contro una eventuale decisione positiva del paese dei cedri.