Nove ore di domande e risposte e poi il verbale del costruttore veneto Enrico Maltauro, arrestato giovedì e interrogato oggi, ha confermato pienamente il sistema della “cupola degli appalti”. Definizione coniata dai pm milanesi per la “squadra” – da Primo Greganti a Gianstefano Frigerio – che voleva pilotare, inquinare, gestire gli appalti e decidere nomine. Anche con l’intervento della politica.
Il verbale dell’interrogatorio è stato secretato. ”C’era un sistema basato sulle tangenti e io per poter lavorare mi adeguavo e pagavo”, è quanto, in sostanza, avrebbe detto Maltauro. Che, a quanto si apprende, ha quantificato le richieste della “cupola” in un milione 200mila euro, di cui 600mila euro versati e gli altri 600mila promessi.
Ma l‘imprenditore ha risposto a tutte le domande sulle vicende contestate nei tre capi di imputazione. Descrivendoli uno per uno. E quindi anche come ha vinto o ha tentato di vincere alcuni degli appalti Expo (Sogin, Vie d’acqua, Architetture di servizi) ovvero versando tangenti in contati – come quella filmata dagli uomini della Finanza lo scorso 24 aprile e consegnata all’altro indagato interrogato oggi Sergio Cattozzo – e affidando false consulenze. Maltauro ha quindi parlato anche dei 600mila versati, secondo l’accusa, proprio per la gara per Architetture di servizi (ristorazione, servizi igienici, spazi commerciali, servizi ai visitatori, servizi ai partecipanti, sicurezza, logistica, magazzini e locali tecnici) e degli inserimenti grazie alla “cupola” di commissari di gara di fiducia. E poi come Antonio Rognoni (ex dg di Infastrutture Lombarde arrestato il 20 marzo e riarrestato giovedì) gli aveva raccontato informazioni segrete sull’appalto per la Città della Salute, l’altra grande preda.
Maltauro è anche indicato dall’ex deputato Dc e Fi Gianstefano Frigerio come la persona giusta per agganciare Flavio Tosi, sindaco di Verona nella manovra concentrica sulla Lega che prevedeva di puntare anche su Roberto Maroni, presidente della Lombardia (destinatario di una raccomandazione per favorire il manager Angelo Paris. Frigerio dice “adesso l’unica linea seria da seguire, due passaggi, primo portar dentro Paris, secondo passaggio Enrico si coltivi il suo Tosi bene e io mi coltivo il mio Maroni bene come ho fatto”.
L’altro arrestato oggi dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, Sergio Cattozzo l’uomo del post-it – secondo la difesa “ha chiarito dando giustificazioni congruenti e fornendo le indicazioni che gli sono state richieste” e le domande erano sulle cifre. Da quelle cifre e dal quel post-it che (Cattozzo voleva nascondere ma poi ha consegnato al momento dell’arresto) emerge che nel 2013 le presunte ‘stecche’ versate da Maltauro si sarebbero aggirate sui 490mila euro mentre il cash sarebbe stato di 100 mila euro. L’ex esponente ligure dell’Udc Sergio Cattozzo su quel bigliettino avevano segnato la contabilità delle tangenti con date, percentuali e sigle: lo 0.3 o lo 0.5% sul valore dell’appalto. Mazzette recapitate al terzetto Frigerio-Greganti-Grillo proveniente dalle tasche di Maltauro. Cattozzo ha parlato dei falsi contratti di consulenza per 150 mila euro lordi pagati dall’imprenditore sia nel 2013 sia quest’anno con tanto di cadeu a quattro ruote: un’Audi del valore di circa 60 mila euro.
Per i pm anche queste mazzette, che si aggiungono a quelle di cui l’ex dirigente della Cisl parla – a ruota libera – al telefono con i suoi complici. Tra le molte intercettazioni agli atti dell’inchiesta, per esempio, ce n’è una dell’8 ottobre 2013 in cui, parlando con Frigerio, a un certo punto fa i conti: “uno e due”, ossia come annotano i finanzieri della sezione pg della Gdf di Milano “un milione e duecento mila euro”. Si tratta della cifra che la “cupola degli appalti” si aspettava di incassare per gli appalti Expo da Maltauro. “Io gli ho già detto che prima di Natale – prosegue la conversazione – vorrei almeno un centinaio a testa, se possibile.. Prima di Natale … poi ogni mese.. perchè se si aggiunge anche questa, certo ogni mese a questo punto lui deve versare (…) seicento da fare seicento di qua sono (…) uno e due”.
Intanto l’ex funzionario del Pci, Primo Greganti, la cui difesa presenterà ricorso al Tribunale del Riesame, passa il tempo a leggere e studiare le carte dell’inchiesta per preparare “un memoriale per fornire chiarimenti e respingere le contestazioni in modo molto netto”. E lo farà proprio lui di suo pugno, perché, come ha spiegato ancora il legale, “chi meglio di lui può farlo, visto che ha vissuto in prima persona i fatti che i pm ritengono reati”. Secondo la difesa, tra l’altro, “allo stato le contestazioni sembrano poco incisive, perché dagli atti non emergono episodi in cui Greganti avrebbe preso o consegnato denaro”. Davanti al gip, lunedì scorso, il ‘Compagno G’ si è difeso spiegando che la sua attività, da qualche anno, è quella di “cercare imprenditori interessati alla realizzazione di immobili in legno e di seguire tutta questa filiera, dalla lavorazione del legno alla fabbricazione degli immobili, tenendo conto poi che anche per l’Expo ci saranno padiglioni così realizzati”. Greganti non ha ancora chiesto ai pm di essere convocato per rispondere a verbale, ma è certo che presto saranno gli stessi inquirenti a chiamarlo per un interrogatorio.
Intanto, gli investigatori della Gdf stanno analizzando il suo telefono satellitare, che è stato sequestrato giovedì scorso al momento dell’arresto, e stanno anche lavorando per capire perché il Compagno G andava a Roma ed entrava in Senato, solitamente il mercoledì. Anche se da Palazzo Madama fanno sapere che di questi accessi non c’è traccia.