“Da oggi assumo io l’onere e
l’onore di definire la riforma della sanità lombarda”. Roberto Maroni mette a tacere così i litigi che si trascinano da mesi nella sua maggioranza. E stoppa le ultime iniziative dei suoi assessori Mario Mantovani e Cristina Cantù. Il primo, vice presidente della regione con delega alla Salute, dieci giorni fa aveva infatti presentato a un gruppo ristretto di consiglieri le sue linee guida. Mentre la leghista Cantù, assessore a Famiglia e Solidarietà sociale, ha lanciato sulle pagine locali del Corriere della Sera le sue proposte, tra cui quella di prevedere solo ospedali con più di 500 posti letto, eventualmente articolati su più presidi da non meno di 120 posti. Un piano che deve essere sembrato azzardato a qualche esponente del Carroccio, visto che ne deriverebbe la chiusura di una cinquantina di strutture, diverse delle quali nei tradizionali bacini di voti della Lega.
Così a una settimana dalle elezioni europee, Maroni è intervenuto in prima persona su una questione che sinora non ha messo d’accordo le diverse anime che sostengono la sua giunta, dalla Lega, a Forza Italia, all’Ncd. E che negli ultimi giorni ha incrociato l’inchiesta della procura di Milano sulla presunta cupola in grado di spartirsi, oltre che gli appalti dell’Expo, quelli della sanità lombarda, finita di nuovo al centro delle cronache giudiziarie come ai tempi di Roberto Formigoni.
L’annuncio di Maroni è arrivato dopo che le dichiarazioni di Cantù hanno messo in evidenza una visione inconciliabile con quella di Mantovani. Il vice presidente regionale, berlusconiano doc del Pdl, nei giorni scorsi aveva presentato la sua proposta di riforma, che tra le altre cose prevede di concentrare le prestazioni super specialistiche in maxi poli e di dedicare invece al trattamento di patologie non acute e alla riabilitazione i presidi ospedalieri territoriali, ovvero i mini ospedali ricavabili dalla riconversione di strutture già esistenti.
Due giorni fa però ha detto la sua anche la Cantù, che ha proposto la creazione di un’agenzia di controllo preferibilmente in mano all’opposizione in modo da contrastare il fenomeno della corruzione e una ridefinizione del ruolo della sanità privata, destinata principalmente solo “a offrire quello che il pubblico non copre”. È risultata poi opposta rispetto a quella di Mantovani l’idea sul destino degli ospedali più piccoli, visto che per l’assessore alla Famiglia i presidi con meno di 120 posti dovrebbero essere chiusi. Ma a una settimana dalle elezioni un tale annuncio potrebbe essere un’arma a doppio taglio per il Carroccio, visto che alcune delle strutture sanitarie di dimensioni minori sono in piccoli centri della provincia di Bergamo e Varese, tradizionalmente ricche di elettori leghisti. Con il criterio delineato dalla Cantù sarebbero infatti tagliati, solo per fare qualche esempio, gli ospedali di Calcinate (64 posti letto), di Gazzaniga (74) e di Cuasso al Monte (58).
Un’eventualità che Mantovani, nel rivendicare la paternità di una riforma riguardante la sanità, ha allontanato: “La Cantù parla di presidi ospedalieri con almeno 120 posti letto, ma così si rischierebbe la chiusura di 50 ospedali pubblici e altrettanti privati. Finché ci sono io non chiuderà nessun ospedale”. Ora però Maroni toglie la palla ai due contendenti. E in mano sua finisce anche il futuro delle piccole strutture.
Twitter: @gigi_gno
Cronaca
Lombardia, Maroni stoppa Mantovani e Cantù: “Farò io la riforma della sanità”
Il governatore mette a tacere così i litigi che si trascinano da mesi nella sua maggioranza. E mette un freno ai piani dei suoi assessori. Il vice presidente regionale, berlusconiano doc del Pdl, ha presentato la sua proposta che prevede di concentrare le prestazioni super specialistiche in maxi poli e di dedicare al trattamento di patologie non acute e alla riabilitazione i presidi ospedalieri territoriali
“Da oggi assumo io l’onere e l’onore di definire la riforma della sanità lombarda”. Roberto Maroni mette a tacere così i litigi che si trascinano da mesi nella sua maggioranza. E stoppa le ultime iniziative dei suoi assessori Mario Mantovani e Cristina Cantù. Il primo, vice presidente della regione con delega alla Salute, dieci giorni fa aveva infatti presentato a un gruppo ristretto di consiglieri le sue linee guida. Mentre la leghista Cantù, assessore a Famiglia e Solidarietà sociale, ha lanciato sulle pagine locali del Corriere della Sera le sue proposte, tra cui quella di prevedere solo ospedali con più di 500 posti letto, eventualmente articolati su più presidi da non meno di 120 posti. Un piano che deve essere sembrato azzardato a qualche esponente del Carroccio, visto che ne deriverebbe la chiusura di una cinquantina di strutture, diverse delle quali nei tradizionali bacini di voti della Lega.
Così a una settimana dalle elezioni europee, Maroni è intervenuto in prima persona su una questione che sinora non ha messo d’accordo le diverse anime che sostengono la sua giunta, dalla Lega, a Forza Italia, all’Ncd. E che negli ultimi giorni ha incrociato l’inchiesta della procura di Milano sulla presunta cupola in grado di spartirsi, oltre che gli appalti dell’Expo, quelli della sanità lombarda, finita di nuovo al centro delle cronache giudiziarie come ai tempi di Roberto Formigoni.
L’annuncio di Maroni è arrivato dopo che le dichiarazioni di Cantù hanno messo in evidenza una visione inconciliabile con quella di Mantovani. Il vice presidente regionale, berlusconiano doc del Pdl, nei giorni scorsi aveva presentato la sua proposta di riforma, che tra le altre cose prevede di concentrare le prestazioni super specialistiche in maxi poli e di dedicare invece al trattamento di patologie non acute e alla riabilitazione i presidi ospedalieri territoriali, ovvero i mini ospedali ricavabili dalla riconversione di strutture già esistenti.
Due giorni fa però ha detto la sua anche la Cantù, che ha proposto la creazione di un’agenzia di controllo preferibilmente in mano all’opposizione in modo da contrastare il fenomeno della corruzione e una ridefinizione del ruolo della sanità privata, destinata principalmente solo “a offrire quello che il pubblico non copre”. È risultata poi opposta rispetto a quella di Mantovani l’idea sul destino degli ospedali più piccoli, visto che per l’assessore alla Famiglia i presidi con meno di 120 posti dovrebbero essere chiusi. Ma a una settimana dalle elezioni un tale annuncio potrebbe essere un’arma a doppio taglio per il Carroccio, visto che alcune delle strutture sanitarie di dimensioni minori sono in piccoli centri della provincia di Bergamo e Varese, tradizionalmente ricche di elettori leghisti. Con il criterio delineato dalla Cantù sarebbero infatti tagliati, solo per fare qualche esempio, gli ospedali di Calcinate (64 posti letto), di Gazzaniga (74) e di Cuasso al Monte (58).
Un’eventualità che Mantovani, nel rivendicare la paternità di una riforma riguardante la sanità, ha allontanato: “La Cantù parla di presidi ospedalieri con almeno 120 posti letto, ma così si rischierebbe la chiusura di 50 ospedali pubblici e altrettanti privati. Finché ci sono io non chiuderà nessun ospedale”. Ora però Maroni toglie la palla ai due contendenti. E in mano sua finisce anche il futuro delle piccole strutture.
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Il potere dei segreti
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La Lega in Aula: “Dov’è l’ugenza per il riarmo da 800 miliardi?”. Meloni attacca il Manifesto di Ventotene: è caos. Le opposizioni: “Vuole coprire le liti con Salvini”
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La balla della privacy con cui la maggioranza e il governo giustificano la loro lotta senza quartiere alle intercettazioni, oltre ad essere una motivazione del tutto falsa e smentita dai fatti, ormai non regge più nemmeno rispetto alle azioni dello stesso centrodestra. Infatti, mentre alla Camera demoliscono le intercettazioni, al Senato portano avanti l'articolo 31 del Ddl Sicurezza che consentirà ai Servizi segreti la schedatura di massa dei cittadini". Lo afferma la deputata M5S Valentina D'Orso, capogruppo in commissione Giustizia.
"Non sono più credibili nemmeno quando accampano motivazioni di comodo, si smentiscono con i loro stessi provvedimenti che in realtà rispondono a un disegno ormai chiaro: indebolire gli strumenti di indagine della magistratura che possono dar fastidio ai colletti bianchi e allo stesso tempo creare un brutale sistema di repressione del dissenso e controllo sui cittadini comuni".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - La Camera è riunita in seduta notturna per finire l'esame degli emendamenti al ddl intercettazioni, quindi le dichiarazioni di voto e il voto finale che dovrebbe arrivare nella serata. I lavori sono previsti fino alle 24.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "L'Italia ha ribadito che continueremo a sostenere l'Ucraina anche nel documento approvato oggi alla Camera e ieri al Senato. E' un impegno che noi manteniamo, continueremo a fare la nostra parte. Noi non siamo mai stati in guerra con la Russia e non abbiamo mai autorizzato l'uso di nostre armi da parte degli ucraini in territorio russo". Lo ha detto Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Mi pare che la telefonata Trump-Putin sia un segnale positivo così come quella tra Trump e Zelensky. Noi abbiamo chiesto che l'Ucraina fosse coinvolta e questo è accaduto. Noi incoraggiamo tutte le iniziative che portano alla pace. Non è facile ma qualche speranza c'è". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si tratta di garantire la sicurezza dell'intera Unione europea. C'è bisogno di rafforzare la sicurezza europea ma questo non significa essere guerrafondai. Per garantire la pace serve un equilibrio delle forze in campo per garantire la sicurezza dell'Europa e dell'Italia. Stiamo lavorando in questa direzione come un buon padre di famiglia che mette le finestre blindate perchè la sua famiglia sia al sicuro". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno. "Bisogna avere il coraggio di andare avanti: l'Europa è l'unico modo per essere sicuri".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Meloni non ha attaccato Altiero Spinelli. Mi sembra una tempesta in un bicchier d'acqua. Spinelli è un personaggio illustre della storia europea, lo rispetto e la presidente Meloni non lo ha mai offeso". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.