Il countdown dello scontro finale tra il cardinale Angelo Bagnasco e Papa Francesco è iniziato da tempo. Lunedì 19 maggio in Vaticano Bergoglio, come era stato anticipato da ilfattoquotidiano.it, terrà la prolusione dell’assemblea generale annuale della Cei. Sarà la prima volta nella storia che i lavori della Conferenza episcopale italiana saranno aperti direttamente dal Papa e non dal presidente dei vescovi della Penisola. Bagnasco, però, non ci sta a restare in silenzio e ha deciso di tenere lo stesso la sua “prolusione”, anche se ha dovuto definirla semplicemente un “intervento”, all’inizio del secondo giorno dell’assemblea, ovvero martedì mattina. Un vero e proprio sgambetto a Bergoglio che ha spiazzato non poco lo staff papale e che rischia di creare una vera e propria sfida pubblica tra Francesco e Bagnasco. “Quando parla il Papa i cardinali tacciono”, sussurra un anziano prelato. E c’è chi teme che si possa tornare ai tempi in cui a Roma regnavano “due o anche tre anti Papi”. Una “scelta infelice”, secondo alcuni presuli della Penisola, quella di intervenire subito dopo Bergoglio “quasi come se Francesco non fosse, in quanto vescovo di Roma, anche primate d’Italia, quindi molto più autorevole del presidente della Cei”. Facili ironie anche sulla “notte insonne che passerà Bagnasco per integrare il suo intervento con le risposte alla vera e propria prolusione che per la prima volta terrà il Papa”.
Subito dopo l’intervento del presidente della Conferenza episcopale italiana, i vescovi della Penisola saranno “chiamati – come si legge nel comunicato ufficiale – a discutere le proposte di emendamenti dello statuto e del regolamento della Cei”. Un dibattito che va avanti da quasi cinque mesi ormai, ovvero dall’inizio dell’anno, cioè da quando il Papa ha chiesto ai vescovi italiani di modificare lo statuto della Cei per consentire l’elezione diretta del presidente. Modifiche, però, che negli ultimi due Consigli episcopali permanenti, quelli di gennaio e marzo, non sono state effettuate. I vescovi legati a Bagnasco, infatti, vorrebbero comunque che, dopo una consultazione elettorale, unico elemento di novità, fosse il Papa a scegliere il presidente della Conferenza episcopale italiana, proprio come avviene oggi. All’ordine del giorno anche la preparazione dell’Assemblea straordinaria della Cei in programma dal 10 al 13 novembre 2014 e del Convegno ecclesiale nazionale che si svolgerà nel 2015 a Firenze. I vescovi italiani saranno chiamati anche ad approvare il bilancio della Conferenza episcopale italiana e la ripartizione dei fondi dell’otto per mille.
Nessuna marcia indietro sulle “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici” dopo che il Consiglio episcopale permanente della Cei del gennaio scorso ha ribadito che “nell’ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico – salvo il dovere morale di contribuire al bene comune – di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti Linee guida”. Una posizione difesa da Bagnasco che ha ribadito che “il no alle denunce è per la privacy delle vittime”, e che stona completamente con la politica messa in atto dalla neonata Pontificia commissione per la tutela dei minori voluta da Papa Francesco che ha recentemente affermato che “il bene di un bambino o di un adulto vulnerabile è prioritario nel momento in cui viene presa qualsiasi decisione”. Una missione che sembra del tutto estranea alla Cei di Bagnasco.