“Il 25 maggio bisogna votare per Renzi e per Schulz“. Non è uno slogan elettorale del Pd, ma il titolo di Repubblica oggi, in prima pagina, del consueto commento domenicale del fondatore Eugenio Scalfari. La linea pro-Renzi del quotidiano romano è apparsa evidente negli ultimi mesi, ma mai così perentoria. “Debbo dire agli elettori che rappresentano la parte responsabile del Paese e che mi auguro siano una cospicua maggioranza del corpo elettorale, che debbono a mio avviso votare per il Pd e per Matteo Renzi che ne è il leader”, scrive Scalfari. Non è certo la prima volta che un quotidiano si schiera apertamente con una parte politica. Celebre la presa di posizione pro-Ulivo di Paolo Mieli sul Corriere della Sera dell’8 marzo 2006, un mese prima delle elezioni che vedevano Romano Prodi sfidare un Silvio Berlusconi uscito malconcio da cinque anni di governo. Ma almeno nel titolo il quotidiano di via Solferino prese una via più sobria: “La scelta del 9 aprile”.
Dopo aver precisato di essere stato più volte critico verso l’ex sindaco di Firenze proiettato a Palazzo Chigi, Scalfari argomenta l’endorsement con ragioni sia di politica europea sia di politica interna. “Se il Pd riuscisse a ottenere a ottenere almeno 5 punti sopra il movimento grillino, l’affermazione di quest’ultimo sarà stata certamente notevole, ma quella del Pd altrettanto”. E in questo modo “Renzi avrà interesse a governare fino alla scadenza naturale della legislatura”. Con un Pd rafforzato e “perno centrale tra una destra moderata ed europeista e la sinistra di Vendola, ma anche, con i dovuti distinguo, dei Zagrebelsky e dei Rodotà“. E poi, aggiunge Scalfari, a un certo punto si porrà “il problema del Quirinale”, cioè di trovare un successore a Napolitano. “Personalmente ho un’idea chiara in proposito, ma dirla ora significherebbe soltanto bruciarla”.
Sul fronte europeo, ragiona il fondatore di Repubblica, una larga affermazione del Pd faciliterebbe l’ascesa di Martin Schulz a presidente della Commissione europea, dato che a differenza della passate tornate questa volta sarà il Parlamento di Strasburgo a sceglierlo, e non il Consiglio dei primi ministri dei paesi dell’Unione, come è accaduto finora. Quindi, scrive il giornalista, “gli italiani responsabili che vogliono veder progredire l’Unione europea verso uno Stato federale non hanno altra scelta che votare per il Pd”. Per di più Schulz, tedesco ma avversato dalla Merkel, “è il più dichiaratamente europeista ed interventista, politicamente ed economicamente” fra i politici del suo Paese.