La gara è a due. Lo sanno loro stessi. E quindi la campagna elettorale diventa sfida aperta, provocazione. Beppe Grillo con le sue parole ben caricate. Matteo Renzi con altri mezzi: “I Cinque Stelle fanno meno piazze e meno gente e prenderanno meno voti” assicura il presidente del Consiglio Matteo Renzi all’Arena di Rai1, intervistato da Massimo Giletti. Per le elezioni europee, dice il capo del governo, “da una parte ci sono i gufi, che sperano ci sia sempre crisi, e da una parte ci siamo noi, che ci rimbocchiamo le maniche”. E affonda: “Votate per chi vi pare ma non mandate buffoni il 25 maggio”. Renzi si prepara all’ultima settimana di campagna elettorale dopo aver alternato mini-tour elettorali a grande intensità (in un giorno ha fatto Calabria e Sicilia, in due giorni ha fatto tappa in svariate città tra la Romagna e l’Emilia) a partecipazioni in diversi programmi televisivi. Vuole far passare, ancora una volta, il suo messaggio: “C’è una parte delle forze politiche che punta a insultare, non a cambiare l’Italia, scommette sulla sconfitta dell’Italia. Prima di essere del Pd, di Fi, di M5s dobbiamo ricordarci di essere italiani”. E Grillo? “Mi sembra che viva questa esperienza come un grande spettacolo”, pensando “che le persone siano il pubblico e sotto sotto se la rida sotto baffi pensando che qualcuno ci creda davvero”. Precisa: “Ci sono persone nuove che chiedono un Italia diversa. Grillo scommette tutto sul fatto che l’Italia salti in aria e vada tutto male”.
Il duello “esclusivo” Renzi-Grillo e l’incubo “sorpasso”
Un duello diventato sempre più acceso e sempre più “esclusivo”, soprattutto a danno di Silvio Berlusconi che ormai pare arrancare per farsi notare. Ma c’è che dentro al Pd ai sondaggi credono fino a un certo punto. D’altra parte si ricordano tutti com’è finita nel 2006 (con una decina di punti percentuali di distacco previsti e con i 24mila voti che hanno permesso a Prodi di vincere). E ancora di più il ricordo assomiglia a un incubo se si torna al 25 febbraio 2013 quando Pierluigi Bersani si ritrovò con un pugno di mosche, subito prima del Vietnam nell’elezione per il Quirinale e quindi le sue dimissioni. Renzi l’ha detto: dei sondaggi non si fida. Ma il nuovo incubo suona il clacson: il sorpasso. Il braccio destro del capo del governo Graziano Delrio ostenta sicurezza: “Prendo atto che Pd l’anno scorso era leggermente indietro rispetto al M5S e quindi se sorpasso ci sarà, sarà del Pd nei confronti del M5s. E sarà un fatto enorme perché tutti quelli al governo pagano molto”. Certo, ci sono i vari sondaggi clandestini, i sussurri, le paure dei democratici. Repubblica – mentre in prima pagina il suo fondatore faceva il suo deciso endorsement – raccontava oggi della strategia degli ultimi giorni di campagna elettorale di Renzi che torna in piazza, oltre a stare in tv. La Stampa dava invece conto della sinistra del partito pronta a saltare addosso a un eventuale segretario sconfitto (altro che quello “sciacallo” di Grillo), ma anche nel caso di una vittoria di misura. Il bersaniano Nico Stumpo teme per esempio che “anche stavolta siano più di quanti pensassimo a voler dare un segnale”. E il Corriere della Sera chiude il cerchio parlando della corsa di Renzi a conquistare il cuore (e soprattutto il voto) del 5% che ancora non ha deciso se votare il Pd, restare a casa (o al mare) o addirittura scegliere il voto di protesta. Il che, ricorda Maria Teresa Meli sul Corriere, potrebbe portare poi un effetto valanga sulle amministrative che interessano molte città che storicamente sono guidate dal centrosinistra: Firenze e Livorno in Toscana, Reggio Emilia e Modena in Emilia. E’ l’astensionismo il nemico pubblico numero uno per Renzi.
“Gli 80 euro? Non credevo di portarli a casa”
Ma poi c’è la parte dell’azione del governo e per la ripartenza del Paese infiacchito. “Il sistema politico può smettere di rompere le scatole” alle imprese “e abbassare le tasse” afferma Renzi, ricordando come il governo abbia “già iniziato con l’Irap, una tassa antipatica”. Ieri “ho fatto un giro” per aziende “come la Technogym che creano posti lavoro. Non è vero dunque che c’è solo crisi e disperazione”. La situazione economica è incerta, ma, garantisce il capo del governo, “il Pil ballerino è un indice del fatto che bisogna fare le riforme strutturali. La Germania non è forte per l’euro ma perché quando è arrivata l’Europa ha fatto le riforme che servivano. Se anche noi faremo questo tipo di riforme saremo credibili”. Una prima iniezione, secondo Renzi, sarà la busta paga più pesante di 80 euro. “Sono 80 euro mensili, non sono una volta per le elezioni, sono mensili e per sempre – precisa il presidente del Consiglio – Sono la prima volta in cui Italia restituisce a cittadini ciò che hanno pagato”.
Infine un giudizio sull’operato del suo governo finora, passati quasi 3 mesi. “Non credevo di portare a casa gli 80 euro, il -10% dell’Irap, il servizio civile e il decreto lavoro che ha salvato l’Electrolux e che salverà altre aziende. Ma non è merito mio: l’Italia in questi ultimi anni si è sempre affidata a uomini della provvidenza, ma noi siamo una cosa un po’ diversa. Non ho un nome che salva l’Italia ma un pronome: noi”. D’altra parte, assicura Renzi, “nelle prossime settimane i grandi gruppi internazionali daranno segnali della loro presenza in Italia. Martedì sarò in Puglia per un importante investimento di un’azienda tedesca e mercoledì ci sarà un’importante accordo attorno a Fincantieri e giovedì spero di avere buone notizie sulla Sardegna“.