L’ex trader Jerome Kerviel è stato arrestato a Mentone nella notte tra domenica e lunedì. Kerviel, condannato in via definitiva a 5 anni di reclusione (di cui 2 cancellati per la condizionale) per il “buco” da 4,9 miliardi provocato – con operazioni speculative sui derivati – nei conti del suo datore di lavoro Société Générale, si è consegnato spontaneamente alla polizia. Dopo aver trascorso la notte in commissariato è stato trasferito nel penitenziario di Nizza. Domenica era emerso che la Francia era pronta a diramare nei suoi confronti un mandato d’arresto internazionale, ma il protagonista di uno dei più grandi scandali finanziari della storia aveva fatto sapere urbi et orbi di non avere intenzione di lasciare l’Italia, dove si trovava da alcuni mesi, almeno fino a quando il presidente Hollande non avesse risposto alla richiesta di immunità per i testimoni del suo processo. “Io non sono mai fuggito – aveva precisato -. Cammino, cosa che faccio da due mesi e mezzo a questa parte”. Poi, senza spiegazione, il cambio di programma. Da Ventimiglia, ultima tappa del suo pellegrinaggio a piedi alla volta di Parigi – dove era stato accolto da applausi, bandiere rosse del Front de Gauche e cartelli del partito gollista Debout la Republique – Kerviel ha passato il confine e si è consegnato prima di diventare ufficialmente, per la giustizia francese, un latitante. Nonostante continui a dichiararsi innocente e a accusare SocGen di aver mentito sulle proprie responsabilità.
A Roma, a fine febbraio, il trentasettenne Kerviel ha incontrato Papa Francesco. Poco dopo è arrivato l’annuncio della lunga marcia zaino in spalla alla volta della capitale francese, descritta come una protesta “contro la tirannia dei mercati”. Circa 1.400 chilometri di cammino per denunciare quello che lui stesso ha raccontato in un’intervista al fattoquotidiano.it: nonostante gli scandali e la crisi, nel mondo della finanza speculativa nulla è cambiato. E ci sono altre bolle – come i derivati sui cambiamenti climatici – pronte a esplodere da un momento all’altro. Il 19 marzo è arrivata però la conferma della condanna per falso e uso di falso, introduzione fraudolenta di dati e abuso di fiducia da parte della Corte di Cassazione francese. Che ha però annullato e rinviato al tribunale competente la sentenza civile in base alla quale avrebbe dovuto risarcire alla banca l’intero ammontare delle perdite causate dalle sue iniziative speculative. Quasi 5 miliardi, appunto. Una decisione choc che lo aveva portato a definirsi, nella lettera scritta a Bergoglio prima del loro incontro in Vaticano, “l’uomo più indebitato dell’umanità”.